La poesia della materia nell’Informale di Stefano Migliorini

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stefano migliorini

Quando ci si confronta con opere in cui la materia è imprescindibile dalla costituzione dell’immagine stessa, uscendo così dalla tela per cercare quella terza dimensione fondamentale a coinvolgere l’osservatore, spesso capita di osservare emozioni più o meno intense, forti, quasi invasive o narranti cicatrici e ferite dell’interiorità dell’autore. Nel caso del protagonista di oggi invece, l’oggetto utilizzato diviene accordo poetico attraverso cui esprimere sensazioni delicate e serene nei confronti della vita e di tutto ciò che ne fa parte.

Verso la fine degli anni Quaranta del Novecento l’Europa fu costretta a fare i conti con la depressione che seguì i due conflitti mondiali, periodi durante i quali l’essenza stessa dell’arte, intesa come forma estetica ed esaltazione della bellezza classicamente concepita, sembrava non avere senso proprio a causa del disorientamento degli artisti che avvertivano l’esigenza di trovare un canale comunicativo differente da quelli tradizionali. La forma era già stata scomposta dai movimenti nati nei primi decenni del Ventesimo secolo, quando si era compiuta quella ribellione all’approccio tradizionale alla pittura e alla scultura che aveva caratterizzato l’arte di tutti i secoli precedenti; già il Futurismo e il Cubismo anticiparono quelle frammentazioni geometriche che trovarono la massima espressione nell’Astrattismo Geometrico e nel Cubismo Orfico. Tuttavia il sentire la catena di un altro tipo di forma, quella rigorosa della geometria, era intollerabile per il gruppo di artisti che aveva bisogno di liberarsi ancor più dalla gabbia dell’accostamento cromatico o del puro e semplice uso dei colori, e che sperimentarono così l’attitudine a intervenire direttamente sulla tela con tagli, estroflessioni e utilizzo di materiali che divennero parte dell’opera stessa. Furono quelle nuove intenzioni creative a dar vita all’Arte Informale, di cui fecero parte i celeberrimi Alberto Burri, Antoni Tapìes e Jean Dubuffet, la quale ha successivamente avuto una sua estremizzazione nella monocromia e nei tagli che hanno contraddistinto lo Spazialismo, di cui fu maggiore esponente Lucio Fontana, e nelle estroflessioni del Minimalismo di Enrico Castellani e di Agostino Bonalumi. L’Informale Materico è per Stefano Migliorini, artista lombardo con origini bolognesi, un punto di arrivo, la maturazione di un percorso precedente cominciato con un approccio più classico che lentamente si è diretto verso una direzione più esistenziale, più ideale, per manifestare la quale si è sviluppata in lui l’esigenza di utilizzare quella materia che è complemento della vita, contrapposta all’essenza del pensiero e dell’emozione senza però poterne essere esclusa.

coppia su rosso stefano migliorini
1 Coppia su rosso

Le opere di Migliorini trasportano l’osservatore in un mondo discreto, equilibrato, fatto di toni soffusi ed evanescenti per sottolineare l’esigenza di introspezione, di meditazione e di riflessione su tutto ciò che avvolge l’essere umano che, spesso inconsapevolmente, trascura di fermarsi a osservare. Le tonalità scelte dall’artista sono quelle morbide della profondità, della serenità, della calma, grazie alle quali non solo si svela il suo sguardo verso la vita, ma diffonde anche verso l’esterno un’atmosfera incantata che avvolge l’osservatore e lo conduce per mano in una dimensione più elevata all’interno della quale aprirsi a un’intensa introspezione;

campo stefano migliorini
2 Campo in giallo

la stesura del colore secondo la tecnica del Color Field, teorizzata e resa celebre da Mark Rothko, contribuisce a infondere quella sensazione di rassicurazione in accordo alla quale i pensieri possono viaggiare liberi e sottrarsi ai rigidi schemi della mente per aprire la porta a un’intelligenza emotiva con cui l’uomo contemporaneo tende a perdere troppo frequentemente il contatto.

paesaggio di domani stefano migliorini
3 Paesaggio di domani

Ma non si ferma qui Stefano Migliorini perché la materia diviene grazie al suo tocco lieve, esaltazione di quella delicatezza d’animo, di gentilezza e di apertura verso le energie più sottili, che viene abitualmente sacrificata in nome di un’armatura che la maggior parte di noi indossa perdendo così la parte più bella e interessante del vivere.

fior d'orizzonte stefano migliorini
4 Fior d’orizzonte

Fior d’orizzonte svela non solo la capacità di Migliorini di plasmare la materia e trasformarla in tutt’altro rispetto alla sua originaria forma e al motivo per il quale è stata creata, ma anche l’approccio lirico che gli permette di indurre il fruitore a meditare su quante volte quell’orizzonte è stato distrattamente e velocemente guardato tra un impegno e l’altro, dimenticando di apprezzarne la bellezza che l’artista sottolinea ed esalta con la bellezza semplice e naturale di un fiore.

sole di fronte stefano migliorini
5 Sole di fronte

Così come in Sole di fronte, opera per cui usa le tonalità del tramonto, o dell’alba, quel frangente in cui la luce non è più tanto forte da infastidire lo sguardo ma ancora abbastanza nitida da indurre la mente a vagare e andare oltre ciò che appare; anche in questo caso il cordoncino e il fil di ferro vengono usati dall’artista per dare armonia, accento poetico, al senso che desidera infondere alla tela.

boot hill stefano migliorini
6 Boot hill

E ancora, in Boot Hill, espressione familiare anglosassone per intendere il luogo sepolcrale, Stefano Migliorini esalta la vita che è stata, raccontandola attraverso anelli di canapa che rappresentano l’anima, quel sopravvivere eterno a cui ogni essere anela ma che troppo spesso dimentica di ascoltare e seguire. E nonostante tutto lei è lì, oltre la fine, oltre il tempo, oltre ogni cosa.

yellow stefano migliorini
7 Yellow

Sabbie, cemento, pvc, canapa, fili di ferro, plastica, tutti materiali essenziali a Migliorini per narrare il suo punto di vista, per sussurrare il suo pensiero filosofico, il suo approccio personale e pacato nei confronti dell’esistenza, dell’uomo, del destino, della vita e di ciò che vi è oltre la vita; così come semplicemente funzionali alla narrazione sono i colori, moderati, quasi timidi nella loro riservatezza eppure in grado di suscitare emozioni e scaldare lo sguardo dell’osservatore. Appassionato d’arte fin da bambino, decide di dedicarvisi in maniera continuativa e importante solo a partire dal 1995 ma da quel momento in poi il suo cammino non si è più arrestato e ha avuto una costante evoluzione fino a giungere allo stile attuale. Ha all’attivo numerose mostre personali e collettive, fino a oggi solo in territorio lombardo, riscuotendo notevoli successi tra il pubblico e gli addetti ai lavori e ricevendo premi e menzioni speciali.

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