L’uomo da sempre si interroga su temi universali che però continuano a restare domande senza risposta, forse perché una risposta non c’è se non nell’esperienza del singolo, nel punto di vista individuale che muta in base all’esperienza personale. Attraverso le sue opere Antonio Zenadocchio fornisce la propria visione delle risposte a quei temi.
Sembra essere un percorso all’interno dell’animo umano quello raccontato negli affascinanti dipinti dell’artista laziale, ma residente a L’Aquila praticamente da sempre, un’esplorazione di tutti i dubbi, le perplessità, le incertezze del vivere contemporaneo. Davanti alla natura e ai grandi misteri della vita l’uomo spesso si sente piccolo e in questa dimensione sproporzionata Antonio Zenadocchio vuole suggerire tutta la fragilità e la provvisorietà dell’esistenza, la temporaneità di un umano che è solo un piccolo dettaglio, un soffio, quando si colloca nel contesto di un ambiente, di un creato, che gli sopravvive nei secoli.
Al tempo stesso però, è proprio in virtù di quella contrapposizione, quel sentirsi parte, seppur minima, di un mondo che va oltre, che sente l’esigenza di guardare dentro se stesso, decidendo di voler comprendere e trovare risposte sulla propria interiorità che spesso corrisponde a un mistero ben maggiore, eppure più facilmente svelabile, rispetto a quello esterno che rimarrà inconosciuto. Questa sembra essere l’esortazione di Zenadocchio, la cui Metafisica diventa espressione del disagio dell’essere in una società contemporanea che induce spesso l’individuo a nascondersi dietro facciate dentro le quali egli stesso si imprigiona senza essere più capace di riconoscere la propria vera essenza.
L’uomo di oggi tende a cercare al di fuori ciò che invece può dovrebbe esplorare dentro di sé, o forse è proprio misurandosi con l’immensità dell’universo creato che trova l’importanza di scoprire nelle pieghe più intime, un’anima che troppo di frequente viene nascosta dietro molte maschere, dentro un piccolo mondo rassicurante che da un momento all’altro può crollare e deteriorarsi, soffocata da passioni effimere e superficiali che lo spingono a correre ad avere e accumulare cose inducendolo a identificarsi con ciò che possiede.
È un’analisi profonda quella dell’artista abruzzese, che rende poetica la ricerca contemporanea verso valori perduti, derivante e influenzata certamente dal proprio assistere al crollo di sicurezze che molto, troppo spesso, vengono date per scontate, mentre chi, come lui, ha vissuto un terremoto devastante come quello del 2009, si è trovato davanti all’evidenza che non esistano certezze e che tutto possa dissolversi da un momento all’altro.
Dunque ciò che resta è il senso di precarietà della vita, alla quale siamo tanto attaccati e certi che duri per sempre, ma che dovremmo imparare ad apprendere che può sfuggirci via dalle mani in qualunque momento. La sua filosofia per immagini conquista l’osservatore proprio perché lo pone davanti alle debolezze dell’essere umano, alle maschere che deve, ma più spesso vuole, indossare, alla sensazione che quel cammino che spesso si affanna a percorrere non è che un frammento nel tempo più dilatato di un universo che ci guarda dall’alto. Il desiderio di libertà fa tendere verso un posto indefinito, a metà tra cielo e terra, tra le abitudini quotidiane e la spinta a trovare un luogo senza pareti, senza gabbie.
Quando mette in primo piano l’uomo sceglie di raccontarlo nella sua nudità, suggerendo che è solo da vicino, solo quando è con se stesso, che diventa consapevole delle proprie debolezze, le guarda, ne prende atto e approfondisce il percorso verso un’interiorità che a quel punto non può più essere ignorata.
La sua pittura meditativa ma al tempo stesso istintiva, emozionante, richiede l’immediatezza dei colori acrilici, proprio perché Antonio Zenadocchio non vuole soffermarsi su un’opera, quella lentezza di riflessione la lascia all’osservatore, perché la sua mente vivace e curiosa si sta già ponendo un nuovo interrogativo, una nuova domanda da imprimere su una tela bianca da riempire con l’immediatezza spontanea che sa perfettamente che il momento non sta nel prima e nel dopo, bensì nel qui e ora.
È in questa consapevolezza che risiede il segreto più importante dell’esistenza, quel vivere l’attimo emotivo, quel dare un senso a ogni singolo frammento che dona intensità al trascorrere di un tempo mai uguale a se stesso, mutevole come sfuggente è l’essenza dell’essere umano che può conoscersi solo nel momento contingente, perché nel successivo può già ritrovarsi diverso. Dal 2018 a oggi il suo percorso artistico è costellato di premi e riconoscimenti: dalla targa per migliore tecnica pittorica alla mostra itinerante Ritratti dei papi da parte dell’Accademia Internazionale La Sponda, a quella di partecipazione al premio di Esploratore d’arte Cristoforo Colombo da parte di EA Effetto Arte del critico d’arte Sandro Serradifalco, alla medaglia di segnalazione della giuria della Biennale Internazionale di Pescara al buono mostre ricevuto alla quarta Biennale Internazionale del Senso e della Materia. Un artista di grande sensibilità anche per l’impegno sociale, manifestato con la donazione di numerose opere per la ricostruzione dei comuni del Centro Italia danneggiati dal terremoto del 2009.
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