Il progetto nato dall’incontro tra la cantante Veronica Lucchesi e il polistrumentista Dario Mangiaracina nell’ultimo appuntamento della rubrica di Francesca Michielin
Inaugurato dalla chiacchierata con Matilda De Angelis e proseguito poi, puntata dopo puntata, con personalità differenti accomunate da uguali ideali come Carlotta Vagnoli, Maura Latini, Michela Murgia e Beatrice Venezi, torna per l’ultima puntata di questa serie di primi appuntamenti Maschiacci – Per cosa lottano le donne oggi?, il podcast che ha debuttato in vetta alle classifiche e che in questi mesi ha contribuito ad approfondire, accendendo il dibattito, temi di estrema attualità, a partire dalla lotta al patriarcato. Gli ospiti sono La Rappresentante di Lista, progetto nato dall’incontro tra la cantante Veronica Lucchesi e il polistrumentista Dario Mangiaracina, portavoce di uno stile musicale senza genere, libero, proprio come loro.
La puntata si apre con la lettura della poesia Amare è Rischiare di Alda Merini che Francesca dedica a Malika Chalhy, la ragazza protagonista del recente terribile episodio di cronaca, insultata e ripudiata dai genitori per aver fatto coming out.
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L’episodio entra poi nel vivo con la domanda che ha aperto tutte le puntate: “per cosa lotti?”. Risponde Veronica che la sua lotta quotidiana è più che altro con se stessa “Lotto per l’ecologia, per un senso di giustizia comune. Spero che tutti combattano per queste cause e mi piacerebbe che non ci fosse più quel senso continuo di battaglia: noi contro voi”. Proprio per questo “La Rappresentante di Lista” ha deciso di identificare il proprio stile col termine Queer Pop: le loro canzoni non possono essere classificate o ingabbiate in un genere, sono fluide. La fluidità è uno dei temi a loro maggiormente cari: “La gente ha la necessità di categorizzare. Che genere fate? è sempre stata una domanda che ci ha messo in difficoltà” – dice Dario – “non sono mai stato in grado di rispondere finché non abbiamo incontrato la parola Queer, che rappresenta la possibilità di fluire da un genere all’altro. Ci siamo detti che è esattamente quello che vogliamo essere musicalmente”. Aggiunge Veronica – “La fluidità d’altronde è quello che fa l’acqua che rompe la roccia e attraversa i confini”.
La chiacchierata prosegue con un altro tema caldo come quello della rappresentanza e della rappresentazione. Con la prima intendono il farsi portavoce di una categoria che non è accettata dalla società, ed è importante per affermarne l’esistenza e farla diventare modello di una realtà possibile a cui si può aspirare. Da artisti, tutti convengono nel percepire un senso di responsabilità salendo sul palco a rappresentare un modello possibile. Diverso il significato di rappresentazione che, se rinchiusa in certi schemi, come per esempio quello della mascolinità proposta nei film e nell’arte, spesso alimenta la cosiddetta mascolinità tossica. Francesca si chiede se questo immaginario maschile diffuso e radicato nella mentalità, possa rendere difficile il coming out più per l’uomo che per la donna. Risponde Dario “Secondo me è più difficile per la donna. La mia considerazione deriva dal fatto che esistono molti più termini offensivi per definire l’omosessualità maschile rispetto alla femminile. Paradossalmente l’esistenza del termine offensivo, indica che esiste quella possibilità di rappresentazione. Se le donne omosessuali sono meno rappresentate anche nei termini, questo significa che è meno diffusa la loro rappresentazione, quindi meno accettata la loro realtà”.
Francesca pone infine la domanda che chiude ogni puntata: “per cosa non vorresti più lottare?” Dario che ha già lottato molto per imporre le proprie fragilità risponde “Oggi devo affrontare meno lotte. Probabilmente vorrei non lottare più per non essere considerato stravagante”. Veronica pensa che la strada da fare sia ancora in salita: “Vorrei non lottare più per difendere i miei difetti. Odio anche la parola difetti. Chiamiamoli piuttosto dettagli o peculiarità”.