Tenendo presente che tra le eredità che si lascia alle spalle la pandemia di Covid, “la prima è negli effetti sul debito pubblico. Se guadiamo avanti – ha rilevato Franco – abbiamo un costo di servizio del debito relativamente basso, grazie alla politica monetaria. Ma sappiamo che i tassi tenderanno a salire, quindi serve cautela, un buon avanzo primario e, nell’immediato, più crescita” mantenendo una politica economica “prudente”. Su questo il piano nazionale di ripresa e resilienza “è uno sforzo enorme e se tutto questo funziona l’impatto sull’economia può essere molto ampio”, ha proseguito. “Ci si attende dal piano una dinamica del Pil più elevata, una stima – ha aggiunto – è che nel 2026 potrebbe essere di 3,6 punti più elevato” rispetto a quello che sarebbe senza il Pnrr. “Sappiamo anche che la crescita viene dalle imprese, dal settore privato, dalla propensione a investire e a innovare”, mentre in Italia negli anni scorsi “la dinamica degli investimenti non è stata particolarmente buona”.
“Per far crescere un paese con 60 milioni di abitanti non vi sono ricette miracolose: è un paese che ha bisogno di interventi molto pervasivi, molto strutturali. Sappiamo che deficit più alti non sono la soluzione, che non danno per forza una crescita più ampia. Ma che è fondamentale la qualità dell’intervento pubblico. E lì abbiamo molti margini di miglioramento”, ha concluso.
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