«Questo populismo nazionalista mi fa paura. L’onda sovranista ingrossata dalla crisi e sospinta al governo di alcuni grandi Paesi è una minaccia per i valori del sistema liberale. Per difendersi, bisogna prima di tutto sottrarsi al contagio. Essere saldamente, fieramente impopulisti. Che è tutto il contrario dell’essere impopolari», spiega Paolo Gentiloni nel libro che ripercorre la sua stagione di governo, dall’arrivo a Palazzo Chigi dopo la sconfitta del referendum ai rapporti con i leader mondiali, dalla crisi sociale a quella delle banche, dalla fine dell’epoca d’oro della globalizzazione alle tensioni in Europa, al terrorismo e all’emergenza migratoria.
Capire come si è arrivati alla situazione attuale è la premessa per ripartire. Una riflessione non priva di autocritica e più che mai attuale nel panorama della sinistra, attraverso la quale l’autore tratteggia un manifesto per il rilancio democratico, per un’alleanza per l’alternativa capace di ricostruire la relazione naturale dei progressisti con il popolo, di fermare il nazionalismo populista prima che sia troppo tardi, di tornare a vincere.
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