Le Isole Canarie, trovandosi sulle rotte verso il Nuovo Mondo, erano un attracco fondamentale per le navi cariche di tesori che viaggiavano tra l’Europa e le Americhe: un ricco bottino che attirò pirati e corsari per razziare le navi e assaltare i porti frequentati da marinai e mercanti.
Nella storia delle isole queste incursioni furono accompagnate da incendi e saccheggi, per impadronirsi di provviste, denaro, vini, armi, ma anche di indigeni che venivano venduti come schiavi, oltre che per ostacolare il monopolio imposto dalla Castiglia sui porti e sulle tratte commerciali. Un passato affascinante da scoprire visitando alcune grotte che servivano da nascondiglio, torri e fortini di difesa, e partecipando alle rievocazioni storiche che ancora oggi ricordano quelle antiche imprese.
Mentre i pirati agivano al di fuori delle leggi del mare, ponendosi al di sopra di qualsiasi autorità, attaccando così tutti i tipi di navi, indipendentemente dalle bandiere, i corsari invece compivano le proprie azioni “al soldo” di qualche monarca, ed erano quindi autorizzati da un documento (la “lettera di corsa”) che concedeva il permesso di assaltare le navi e i porti dei paesi nemici. Le Isole Canarie furono teatro di azioni di corsari di tutte le nazionalità, in particolare francesi, inglesi, barbareschi e olandesi.
Fonti storiche indicano che molte incursioni arrivavano dal Nord Africa e costituivano una minaccia particolarmente significativa per le isole più orientali delle Canarie: nel XVI secolo, ad esempio, si registrarono quattro attacchi a Lanzarote (negli anni 1569, 1571, 1586 e 1618) e un’offensiva contro Fuerteventura nel 1593.
I predoni più conosciuti furono il francese François Le Clerc, soprannominato “Pata de Palo” (ossia “Gamba di legno”), che saccheggiò e bruciò Santa Cruz de La Palma nel 1553, e Juan Capdevila, che devastò San Sebastián de La Gomera nel 1571. Ma anche l’inglese Francis Drake, che fallì nel suo assalto a Santa Cruz de La Palma nel 1585, e il corsaro olandese Pieter van der Does, che nel 1599 guidò una squadra di 74 navi e 12.000 uomini che saccheggiò e incendiò la città di Las Palmas de Gran Canaria, che all’epoca contava appena 3.500 abitanti.
Anche fra gli abitanti delle isole figurano nomi leggendari di pirati: Amaro Pargo, nativo di La Laguna, che operava principalmente come corsaro autorizzato dalla corona di Spagna e che raggiunse una reputazione e una popolarità paragonabili al famoso Barbanera; così come Ángel García, noto come “Cabeza de Perro” (“Testa di cane”), che fu giustiziato a Santa Cruz de Tenerife; e Simón Romero, detto Ali Arráez, nato a Las Palmas de Gran Canaria e impegnato in scorribande sotto la bandiera algerina.
Alla fine del XVI secolo, Filippo II di Spagna incaricò l’ingegnere italiano Leonardo Torriani di visitare le isole per informarlo del loro stato difensivo e progettare fortificazioni adeguate dei porti. Prova di ciò sono la costruzione di torri e castelli come il Castello di San Miguel o la Torre de San Andrés a Tenerife, la Torre del Águila a Lanzarote, il Castello di Santa Catalina a La Palma, il Torrione di San Martín a Gran Canaria o i castelli di El Cotillo e di Caleta de Fuste a Fuerteventura.
La leggenda vuole che i pirati che un tempo saccheggiarono le isole usassero alcune grotte come rifugio per nascondere il frutto delle scorrerie, come le Grotte di Ajuy a Fuerteventura. Per diversi secoli il porto di Ajuy fu uno dei porti più importanti delle Canarie, e questi nascondigli erano una base perfetta per chi intendeva compiere una razzia. Dal punto di vista storico, fu in questa parte dell’isola che l’esploratore Jean de Bethencourt, insieme a ventitré normanni, sbarcò nel 1402 per iniziare la conquista di Fuerteventura. Si narra che proprio su quest’isola ci sia un’altra grotta, la Cueva del Dinero, famosa per la presenza di un tesoro nascosto, magari proprio dai pirati.
A Masca, sull’isola di Tenerife, la leggenda dice vivesse il pirata “Testa di cane”. Diverse fonti, fra cui gli scritti di José Manuel Ledesmama, raccontano di questo famoso pirata, ma nessuno pare sia ancora riuscito a trovare il tesoro nascosto in un anfratto della parete di roccia a strapiombo sul mare.
Invece, a Lanzarote, la Cueva de los Verdes, il tunnel scavato dalla lava dopo l’eruzione del vulcano Corona circa 4000 anni fa, era il rifugio dalla popolazione contro i pirati barbareschi del Nord Africa durante i secoli XVI e XVII. Stesso scopo per il villaggio di pescatori, incastonato nella scogliera de La Palma, il Proís de Candelaria, usato dalla popolazione locale anche per difendersi dagli attacchi dei pirati.
A Santa Cruz de Tenerife le truppe spagnole ogni estate scendono in piazza per affrontare l’ammiraglio Horacio Nelson e la marina britannica, attraverso un’attenta messa in scena storica negli stessi luoghi dove oltre due secoli fa, nel 1797, il soldato britannico perse un braccio. Uno spettacolo che si può godere nei dintorni del Castello di San Juan Bautista il 24 e il 25 di luglio.
Il Día del Corsario, a La Palma, si celebra in agosto per commemorare l’espulsione di François Le Clerc, il primo pirata dell’era moderna ad avere una “gamba di legno”, che assediò e distrusse Santa Cruz de La Palma per una settimana nel 1553. Oggi, gli abitanti della Isla Bonita si riuniscono nelle strade della capitale per ricreare fedelmente la battaglia in diverse parti della città, come la Plaza de Santo Domingo o il Castello di Santa Catalina. Un momento entusiasmante da vivere anche con i bambini e i ragazzi, per entrare nella storia indossando i panni dei pirati (sito dell’evento).
Fuerteventura era un’isola ambita dai pirati. Gli abitanti di Tuineje, villaggio nell’entroterra, sconfissero armati di soli bastoni e pietre i corsari inglesi. Questa cittadina commemora con orgoglio questi eventi ogni anno, nel mese di ottobre, con rappresentazioni durante le Fiestas de San Miguel.
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