“La testimone”, che ha vinto il Premio degli Spettatori nella sezione Orizzonti Extra all’81 esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, sarà nelle sale italiane dal 31 ottobre. Un lungometraggio che offre una profonda riflessione sui temi sociali fondamentali che risuonano con grande attualità, invitandoci a considerare quanto sia cruciale lottare sempre contro le ingiustizie.
Sinossi: Iran. Tarlan è una insegnante in pensione molto impegnata nella lotta contro l’oppressione e la discriminazione di genere. Dopo la scomparsa della figlia adottiva, Zara, insegnante di danza che non indossa il velo, Tarlan sospetta il marito Solat, un importante uomo d’affari. La polizia si rifiuta di indagare e Tarlan deve decidere se cedere alle pressioni politiche o mettere a rischio la propria vita e quella dei suoi cari per cercare giustizia da sola.
Per Amnesty «“La testimone” presenta una società in cui la discriminazione di genere condiziona ogni aspetto della vita e delle relazioni umane. Eppure, malgrado quasi mezzo secolo di vita come cittadine di serie B, le donne iraniane sono pronte, nonostante la paura e le minacce, a lottare con decisione contro discriminazione, patriarcato e repressione. Questo film racconta una realtà divisa con la violenza e persone pronte a battersi per la giustizia».
Per Una Nessuna Centomila «“La testimone – Shahed” racconta la condizione strutturale di ingiustizia e violenza istituzionale in cui vivono, ancora oggi, le donne iraniane. Questa motivazione, da sola, basterebbe alla Fondazione Una Nessuna Centomila per concedere il proprio patrocinio al film. Ma in realtà, questo film fa molto di più. Ci porta all’interno delle miserie maschili, delle loro incapacità di accettare la libertà delle donne. Dal marito innamorato di una ballerina, alla quale chiede di smettere di danzare per la vergogna del giudizio degli altri uomini “d’affari” di cui ora fa parte; al figlio fannullone e bugiardo, incapace di comprendere l’onestà della madre.
Dal proprietario di casa che, pur di avere una badante per la sua vecchiaia, è disposto a rinunciare all’affitto, ma non a risolvere il problema dei topi che infestano il palazzo; all’ex alunno che non ha il coraggio di rivelarsi alla sua anziana insegnante. In questo quadro desolante, le donne parlano, fanno politica e si sostengono di fronte alla brutalità del potere. Molte muoiono, come vediamo nella dolorosa carrellata finale, ma altre continuano a ballare, per se stesse e per tutte noi».
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