La verità degli ignoranti (ricordi di un bambino della Bassa Reggiana)

304

capannaL’ultimo fatto che mi ha dato grande godimento è stato ai primi di ottobre; quando sono andato a letto e la pioggia batteva sui legni della porta esterna e della finestra. Mi sono commosso perché ho ricordato quando con mia madre sono andato a trovare il nonno che viveva nella capannaccia in fondo al giardino di casa nostra; appiccicata al vecchio magazzino del carbone. Quel giorno ci fu un grande temporale e noi col nonno stavamo in silenzio riparati da quei poveri legni. Quando poi il nonno morì io tornai diverse volte in quella capanna. Soprattutto d’estate. Spesso appena mi sedevo all’interno si metteva a piovere.

Sentivo quel meraviglioso rumore che ormai abitava nella mia memoria e si ripeteva quando mi chiudevo là dentro e fuori c’era il sole. Da un po’ di tempo mi sembra che le indicazioni più importanti della mia vita arrivino dall’ignoranza; cioè da persone che per ragioni di povertà e di lontananza dai centri più importanti; sono carichi di una personale visione del mondo. Insomma molto vicini a una vita animale. I loro chiarimenti per un vivere giusto sono il frutto di esperienze maturate nell’ambito del nucleo familiare o spuntano da tortuose riflessioni personali. Consigli e intendimenti che fioriscono sotto tempeste d’acqua o di neve. Pensieri che si muovono nel fango ma restano piantati nel cervello.

É come quando trovi il languore di una tinta rosa “inimitabile” sulla crosta di un legno rotolato sulla spiaggia. Cerco verità nascoste con sempre maggiore insistenza e magari qualcosa di luminoso che può arrivarmi da questa gente sottomessa anche al vento. I miei interessi più precisi vanno a cercare notizie sul vuoto che circonda tutte le cose create e vuole riavvolgerle nel suo silenzio. Mi dispiace chiamare ignorante chi manca di una minima istruzione ed è incolto e spesso analfabeta. Ho rispetto e stupore per tutta la sapienza che ha raccolto dal suo contatto con la natura e le cattiverie delle stagioni e delle malattie. Chi insomma per sfortuna e solitudine ha cresciuto le sue convinzioni e controllare i disagi; da solo.

Anni fa ho visto lungo un calanco di una montagna della valle; una donna che camminava svelta lungo un sentiero. La incontrammo io e Federico che stavamo cercando due alberi di ciliegie bianche. Mi sono permesso di chiederle: – Ma signora dove va così veloce? – Sono in ritardo. Ha già suonato la campanella della nostra celletta. Si allontana in fretta spinta dal suo credere forte. Mi ha stupito questa sua felice sudditanza a una profonda convinzione. L’ho invidiata allora e la sto invidiando anche adesso. Mi è arrivato un segnale di Dio da quel corpo pieno di oscurità. Le grandi idee viaggiano meglio sorrette dall’ignoranza che è quasi sempre innocente.