Intervista a Giovanni Verini Supplizi, autore del libro pubblicato da Crac Edizioni su uno degli artisti più influenti della musica mondiale
“Labirinto Bosé” è il libro di Giovanni Verini Supplizi. Una biografia sul grande Miguel Bosé? Non proprio, diremmo invece che è molto di più: una vera e propria analisi cronologica della sua carriera artistica in ogni sua sfaccettatura, dalla musica al cinema e tanto altro. È un volume esaustivo, preciso e dettagliato in ogni sua parte: tutto ciò che si vuole sapere su Miguel Bosé si trova in queste pagine. Il grande artista spagnolo è una vera e propria leggenda.
Completo, capace di passare con grande capacità camaleontica dal cinema alla musica come pochi hanno saputo fare, dopo tantissimi anni di carriera è una vera e propria icona in ogni parte del globo. 45 anni di musica, cinema, tv e teatro: nessuno nel mondo ispanico è stato capace di fare ciò che ha prodotto lui nello spettacolo.
Il libro “Labirinto Bosé”, il cui titolo trae ispirazione da uno dei migliori lavori discografici della lunga carriera di Miguel Bosé, raccoglie schede dettagliatissime della sua discografia e filmografia, ma anche testimonianze ed interviste con chi ha avuto a che fare con lui realizzate appositamente per questo volume, oltre a pagine tratte da giornali e riviste dell’epoca, comunicati stampa e tanto altro che potrete scoprire leggendolo.
Nelle prime pagine l’autore mette subito le mani avanti in una esplicita avvertenza: “… Il libro che avete fra le mani non è una biografia ufficiale di Miguel Bosé, ma ufficiale e reale è il materiale utilizzato per scriverlo …. il percorso di un artista eclettico e camaleontico come pochi al mondo raccontato attraverso ogni singolo disco, ogni singola stampa, ogni film, ogni collaborazione musicale ed ancora teatro, tv ….”: tutto questo è “Labirinto Bosé” di Giovanni Verini Supplizi, volume indispensabile per i tantissimi fan di Miguel Bosé, ma anche per chi volesse scoprire la storia e la carriera di un artista veramente unico.
Abbiamo intervistato l’autore che ci ha illustrato come è nata l’idea del libro e i suoi tanti contenuti.
Perché un libro su Miguel Bosé?
“Bosé è stata la mia prima passione musicale. Avevo solo cinque anni all’epoca, nel 1979 quando era famosissimo ai tempi di “Super Superman”. Da allora non ho più smesso di seguirlo. Mi piace pensare che entrambi siamo cresciuti musicalmente negli anni a seguire. Più lui andava avanti e più io notavo che meritasse la mia attenzione. Ho voluto scrivere un libro su Miguel Bosé per spiegare all’Italia quale sia stato il suo vero percorso visto che il nostro paese lo identifica sempre e solo con i soliti suoi successi, invece è tutto un altro tipo di artista”.
Come mai la scelta di chiamare il libro “Labirinto Bosé”?
“Labirinto ha un doppio significato. Il tutto nasce ovviamente dall’album di Bosé che si chiama proprio così ed è il mio disco preferito, forse il suo più bello e meno capito dal pubblico. Ho usato poi questa parola perché, avendo avuto lui una carriera molto fitta di progetti musicali, cinematografici, starci dietro non è facile e mi piace definirla come un labirinto dove entrare dentro e perdersi dentro: è il suo mondo ad essere un labirinto”.
All’inizio del libro c’è un’avvertenza: questo libro non è una biografia. Cos’è dunque realmente?
“Non è una biografia ufficiale innanzitutto, ma è un’analisi dettagliata della sua carriera musicale e cinematografica. Allo stesso tempo è una biografia ovviamente ma non nel senso classico. Sono andato molto a fondo degli aspetti artistici. Troviamo i dischi e le canzoni, ma il tutto è analizzato a fondo”.
Tu ripercorri la carriera di Miguel Bosé in ordine cronologico. Volevi far capire che lui non è solo un cantante, ma un artista completo che spazia nell’arte?
“Sì, non è solo un cantante. Certamente questo è il suo lato più conosciuto. Ha vissuto l’arte e la cultura sin dalla sua infanzia incontrando persone importanti. È ovvio che ciò non basta per diventare artista: pochi figli d’arte sono riusciti ad eguagliare o superare la carriera dei genitori, ci vuole il talento ovviamente e lui ne ha tanto”.
Nelle pagine del libro hai dedicato un’attenzione particolare ai dettagli, disco per disco e canzone per canzone. È stata questa la parte più difficile nella stesura finale?
“Puoi fare queste cose solo se sei un grande conoscitore dell’artista ed anche soprattutto un collezionista. È stata sicuramente la parte più difficile: se vuoi entrare nei dettagli canzone per canzone e disco per disco dando un mezzo conoscitivo in più ai collezionisti ci vuole un gran lavoro: sono state esaminate le varie edizioni degli album, le canzoni lingua per lingua. Non è stato facile: ho fatto un lavoro molto meticoloso durato ben cinque anni”.
L’analisi della carriera di Miguel Bosé viene realizzata anche attraverso testimonianze con interviste, estratti da riviste dell’epoca e altro …
“Anche in questo caso ho cercato di essere completo. Oggi c’è internet e avrei potuto servirmi di questo potente mezzo per raggiungere il mio scopo, invece ho inserito delle riviste d’epoca. Per farlo mi sono letto tutto ciò che io avevo collezionato negli anni di Miguel Bosé, ogni giornale o rivista in qualsiasi lingua fosse possibile. È stato un lavoro impegnativo, ma ha dato i suoi frutti. Quando trovavo qualcosa che ritenevo interessante per il mio libro lo annotavo e poi alla fine ho messo insieme il tutto”.
Hai diviso idealmente la carriera di Miguel Bosé in due fasi. Tutti conoscono la parte più commerciale degli Anni’80, poi c’è invece quella sicuramente più interessante, la successiva, quando cioè è iniziata la sua profonda ricerca musicale. Ci illustri queste due fasi artistiche?
“Io ho vissuto entrambe le fasi. Come ho detto in precedenza l’ho conosciuto artisticamente nel 1979. Fino al 1983 ha vissuto una fase abbastanza commerciale con un gran successo in particolar modo in Italia dove era più famoso che in altri paesi. Le sue canzoni in quel periodo erano più adolescenziali. Nel 1984, dopo una crisi personale, prese la decisione di cambiare facendo una grossa scommessa con se stesso: se non avesse fatto questo forse oggi non staremmo a parlare di una carriera così lunga. Molti cantanti di quell’epoca sono un po’ decaduti, Bosé invece è rimasto in auge rinnovandosi ed è proprio il rinnovamento che ha attuato dal 1984 con l’album “Bandido” che lo ha salvato artisticamente. Perse forse il mercato italiano con quella mossa, ma acquistò di contro maggiormente quello estero. Lui è passato dalla New Wave alla musica elettronica al pop più commerciale, è stato sempre molto camaleontico, ma ogni volta ha mantenuto una qualità molto alta, in particolar modo in questa sua seconda parte della carriera”.
Emerge nel libro anche il lato umano di Miguel Bosé oltre che quello artistico. Ci sono molte testimonianze di questo suo aspetto. Ce ne parli?
“Quando segui un artista percepisci questo suo aspetto, poi quando lo senti da chi lo ha conosciuto da vicino ne hai la conferma. L’ho capito anche quando si parla di tanta beneficenza che lui ha fatto nella sua vita anche senza pubblicizzare la cosa. Si è speso tantissimo per gli altri, è stato molto attento a certe cause”.
Bosé e l’Italia: un rapporto profondo, ma anche particolare e forse contradditorio. Fino al 1983 il grandissimo successo, poi la sua fase di discesa, ancora il ritorno nelle classifiche nel 1994. Come parli di questo nel libro?
“Con l’Italia lui ha questo problema un po’conflittuale: la sua carriera infatti ha vissuto di periodi. La canzone “Miraggi” come tutto l’album “Bandido” avrebbe ad esempio meritato molta più fortuna e forse quel disco non fu capito dai fan all’epoca. A volte si cresce e si abbandona un artista oppure quando quest’ultimo cambia musicalmente non si comprende a fondo questa sua voglia di fare nuove esperienze. Da “Bandido” in poi Bosé cercò sempre più di raffinare le sonorità dei suoi album. Prendiamo ad esempio “Salamandra”: è un album ben lontano dal suo lato più commerciale. Con il nostro paese lui è tornato in voga solo a periodi. La sua carriera negli ultimi 25 anni ha fatto il botto solo due volte: nel 1994 con “Sotto il segno di Caino” che conteneva la celeberrima “Se tu non torni” e poi con “Papito” lanciato dal rifacimento di quella canzone in duetto con Shakira. In Italia forse non è stato curato a dovere: ci sono ad esempio dei suoi dischi che da noi non sono mai usciti. “Por vos muero” (2004) e “Velvetina” (2005), due autentici capolavori, sono fra quelli e, a mio parere, sono fra i migliori che Bosé ha pubblicato”.
Ci descrivi anche il lato cinematografico di Miguel Bosè, descritto ed analizzato come meglio non si poteva in “Labirinto Bosé” ….
“Molti non conoscono questo suo essere anche attore. Ha girato circa trenta film. Non sono tutti dei capolavori, come lui stesso ha anche ammesso. Nei primi anni ad esempio fece un po’ di rodaggio. “Tacchi a spillo” di Pedro Almodovar e “Suspiria” di Dario Argento sono indubbiamente delle belle chicche”.
Nella parte finale c’è un elenco dettagliatissimo della discografia e cinematografia di Bosé. Ti sei rifatto alla tua collezione privata per riuscire nello scopo o ha indagato ulteriormente?
“Sono andato anche oltre la mia collezione personale pur essendo questa molto vasta. Ci sono tantissime versioni di ogni disco o film, stampe diverse. È stato un lavoro durissimo che ha ritardato l’uscita del libro. Ci tenevo a curare al meglio questa parte”.
Parliamo anche della copertina del libro, disegnata da Andy dei Bluvertigo. Com’è nata questa collaborazione con lui?
“Ci siamo incontrati qualche anno fa ad un concerto vicino Bari. Io stavo già lavorando al libro. All’inizio in realtà gli avevo chiesto un contributo con un’intervista come ho fatto con altri. Mi disse che riteneva Miguel Bosé un ottimo artista. Tempo dopo vidi Andy ospite nel programma di Red Ronnie dove presentava dei suoi quadri che mi incuriosirono. Gli chiesi così, anziché un’intervista, se gli sarebbe piaciuto realizzare la copertina del mio libro ed ha accettato. Dal titolo “Labirinto Bosé” lui trasse quella che è diventata la copertina che vede insieme un labirinto e il volto di Miguel Bosé. Sono molto soddisfatto del risultato finale”.
Cosa rappresenta oggi Miguel Bosé oggi e cosa ha rappresentato in tutti questi lunghi anni di carriera sia per te che per la gente in generale?
“Io sono sempre stato appassionato di musica sin da piccolo e lui per me ha significato il mio inizio: avevo cinque anni quando l’ho scoperto. Lo seguivo già da allora in maniera assidua. Lui ha rappresentato una sorta di colonna sonora della mia vita. In generale è difficile definirlo. Rispetto ad altri Miguel Bosé ha mostrato tantissime facce del suo essere artista, è stato molto camaleontico nella sua carriera. A volte questo aspetto lo paghi purtroppo visto che non tutti apprezzano chi ama spesso cambiare. In Italia è forse ancora visto oggi come un’icona Anni’80 perché non è stato sempre presente. Per il mondo ispanico è probabilmente il più grande artista pop che ci sia mai stato sia a livello di innovazione che per altro. Forse capiremo chi è realmente Miguel Bosé quando uscirà il suo prossimo disco. Come sappiamo non pubblica spesso album, però continua ogni volta a rinnovarsi e a voler dire sempre qualcosa di diverso dalle cose da lui fatte in precedenza. L’anno prossimo dovrebbe uscire con un disco e sarà l’ennesima prova del nove per vedere chi è lui oggi: penso che ci sorprenderà ancora una volta!”.
Nell’ultima pagina c’è una foto che tu hai fatto con Miguel Bosé. Come è stato quell’incontro?
“Io l’ho incontrato più volte. Siamo stati insieme sempre per pochi minuti, però è sempre stato gentilissimo”.