Vittorio Strada, intellettuale italiano, è scomparso venerdì 30 aprile a 88 anni, dopo l’aggravamento delle sue condizioni di salute. Amava la Russia, ed ha contribuito con i suoi scritti ad accrescerne il valore della letteratura e nel contempo a smascherare gli ideali dell’Unione Sovietica
Vittorio Strada era nato a Milano il 31 maggio del 1929. E laureatosi nel 1956 in filosofia con una tesi sul materialismo dialettico, filosofia di Stato dell’Urss, appoggiato anche dal relatore Antonio Banfi, condusse nel 1957 un dottorato di ricerca presso l’Università di Mosca. Fu in quegli anni che approfondì i suoi studi nel campo della cultura e della letteratura russa.
Il periodo trascorso a Mosca fu decisivo per la sua carriera. In stretto contatto con gli intellettuali sovietici del “disgelo” che cominciavano ad esprimere posizioni critiche verso il regime di Stalin. In un clima di sovversione, Strada ebbe numerosi incontri con Boris Pasternak. Questa relazione lo portò ad inviare alla Feltrinelli un messaggio segreto dello scrittore che invitava l’editore a pubblicare “Il dottor Živago”, nonostante l’opposizione dei dirigenti sovietici. Non solo, appoggiò la rivista “Novyj Mir” (“Mondo nuovo”) diretta da Aleksandr Tvardovskij. Ed in Italia continuò la sua attività sulle riviste in cui Strada favoriva le rivolte nella letteratura e cultura sovietica.
La sua posizione fece di Strada un bersaglio per gli ideologi del regime, che sulla stampa lo accusavano di “revisionismo” antisovietico. Nel 1969 Vsevolod Kocetov, esponente del neostalinismo sovietico, pubblicò un romanzo intitolato “Ma insomma, che cosa vuoi? in cui attaccava pesantemente Strada.
Dopo il dottorato a Mosca, fu assunto dalla casa editrice Einaudi, durante il quale periodo si ricordano le pubblicazioni “Letteratura sovietica 1953-1963”, e “Tradizione e rivoluzione nella letteratura russa”.
Nel 1970 divenne professore di Lingua e letteratura russa all’Università Ca’ Foscari di Venezia, incarico che ha ricoperto fino al 2003. Nel 1974 iniziò la pubblicazione, presso Einaudi, della rivista internazionale “Rossija/Russia”. E nel 1982 diede vita a “Storia della letteratura russa”.
Addio ad un intellettuale che si è battuto per gli ideali in cui ha sempre creduto, ma soprattutto un uomo che ha difeso la libertà della letteratura e del pensiero critico.