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L’ambiguità delle realtà sovrapposte nell’Espressionismo di Heidi Schütte Kunz

La manifestazione creativa ha spesso costituito un modo per sfuggire dalla realtà, immaginare luoghi e mondi diversi, trasportare l’osservatore, tanto quanto l’esecutore dell’opera, in una dimensione nuova, poetica o eccessivamente realista, comunque sempre lontana dalla contingenza in cui si trovava al momento del contatto con la tela. L’artista di cui vi parlerò oggi presenta la singolare caratteristica di associare e mettere in correlazione ambientazioni e soggetti che sembrano altro ma che restituiscono al fruitore un’immagine irreale quanto paradossalmente possibile.

Al momento della sua nascita, tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, l’Espressionismo si propose di essere lo stile pittorico più affine allo sdoganamento delle emozioni profonde degli artisti che decisero di aderirvi, e la priorità al sentire individuale prevaricò le regole pittoriche accademiche fino a quel momento linee guida essenziali della manifestazione artistica. Colori irreali, contorni netti, annullamento della prospettiva e del chiaroscuro, rinuncia alla forma estetica per lasciar prevalere anche la bruttezza, qualora fosse in armonia con l’interiorità dell’esecutore dell’opera. Ispirati dalle teorie dei Fauves, che mai riuscirono a diventare una vera e propria corrente pur gettando le basi per un nuovo approccio alla pittura, gli Espressionisti furono caratterizzati dalla capacità di trasmettere le proprie sensazioni, le paure, le angosce che avvolgevano l’Europa in quegli anni cupi di incertezze e di venti di guerra, sebbene in ciascun paese in cui il movimento si sviluppò di delinearono caratteristiche differenti anche in base all’indole del popolo e, perciò, degli artisti stessi. Il nord Europa fu contraddistinto dalle atmosfere cupe e tormentate di Edvard Munch, convinto della tragicità del destino umano e dell’ipocrisia mascherata della classe borghese, e dall’individualismo folle di Vincent Van Gogh che rifletteva nelle sue opere il proprio disorientamento e alienamento dalla realtà; per passare alle emozioni più vitali e piacevoli, anche se sempre piuttosto vivaci, dell’Espressionismo tedesco di Ernst Ludwig Kirchner e di Erich Eckel la cui pacatezza e appagamento nel contatto con la natura non poteva non emergere nei suoi paesaggi intensi e contraddistinti da colori irreali in accordo con il suo fluire emotivo. Heidi Schütte Kunz, talentuosa artista tedesca, sceglie proprio questo movimento pittorico per dare spazio alla propria creatività che necessita la semplificazione delle forme e i contorni netti della corrente del novecento per delineare e quasi scolpire i confini razionali degli elementi protagonisti delle sue opere, pur scegliendo una gamma cromatica meno aggressiva e forte se paragonata a quella dei Fauves, e più distesa e giocosa rispetto a quella che contraddistinse i maestri Kirchner ed Eckel.

1 Soldier of fortune (Soldato di ventura)

Non solo, la Kunz gioca con la realtà, con l’ambiguità verso cui convoglia lo sguardo dell’osservatore per confonderlo e portarlo in un mondo dove tutto può essere altro, in cui gli oggetti si trasformano e assumono sembianze e senso differenti, in cui i luoghi possono essere dove vengono apparentemente collocati ma anche altrove.

2 Reverberation (Riflesso)

L’inganno visivo è il fascino maggiore delle tele dell’artista, che lei sapientemente rallegra con tonalità fresche, chiare, luminose, come se tutto all’interno dei suoi paesaggi fosse un divertente e divertito punto di vista sulla realtà che la circonda. Sembra quasi abbracciare la filosofia surrealista Heidi Schütte Kunz, in virtù della sua tendenza a decontestualizzare gli oggetti e trasfigurarli per infondere loro un significato nuovo, inedito, inaspettato, che non può che attrarre lo sguardo e convogliarlo verso quelle strane sovrapposizioni da cui si genera l’inaspettato.

3 Nostalgia

Nell’opera Nostalgia l’artista sottolinea ed evidenzia il sentimento della malinconia rappresentandolo con un pianoforte da cui possono diffondersi le note struggenti legate a un ricordo sfuggito, ma la stessa tastiera sembra essere la strada che conduce l’osservatore verso il domani, verso le case lontane che costituiscono il nuovo percorso, quello che verrà incontrato dopo aver superato il legame con il passato. Il lato destro è riempito con il nero del pianoforte che rappresenta la zavorra di qualcosa difficile da dimenticare, il lato sinistro invece è la luce, la possibilità di un inedito cammino, sereno e aperto alle possibilità, solo dopo aver superato il gradino del legame nostalgico.

4 And beyond-the beach

In And beyond-the beach (E dietro-il mare) la Kunz gioca con la prospettiva e anche con l’irrealtà di un ombrellone in bilico sull’asfalto, quasi fosse un miraggio verso il raggiungimento della spiaggia accennato nel titolo che però non è visibile, è nascosta oltre il limite della strada, dunque l’opera appare quasi una metafora dell’uomo contemporaneo che cerca e tende verso ciò che non possiede, che non è visibile e che esercita su di lui il fascino dell’irraggiunto, del non ottenuto dandogli l’illusione che sia migliore di ciò che invece è già suo. La casa distorta sul lato sinistro può sembrare un simbolo illusorio e ingannevole, ma anche ammaliatore, del non conosciuto che attrae ma che, non appena viene scoperto, perde tutta la sua malia per entrare nel campo del già scoperto, del già noto e dunque non più interessante ai fini dell’ottenimento.

5 Elementi

E ancora in Elements (Elementi) l’artista sembra decontestualizzare tutte le parti costituenti l’opera per confondere lo sguardo e disorientarlo attraverso una collocazione ambigua, incerta, in cui un mulino a vento, normalmente posto in prossimità di verdi pianure, si trova invece dietro a una torretta di legno usata dai guardaspiaggia mentre davanti pone un fondo indefinito che potrebbe essere terra ma anche mare, esattamente a causa dell’ambiguità che infonde nell’osservatore collocando attiguamente elementi che normalmente non sono vicini.

6 Golden autumn

In Golden Autumn (Autunno dorato) addirittura Heidi Schütte Kunz trasforma un albero in una costruzione dentro cui i rami si sviluppano per poi fuoriuscire, oppure è la casa a modificare la sua essenza divenendo essa stessa un albero simile alle radici per la solidità che rappresenta, e per la capacità di accogliere anche in periodi difficili come l’autunno, in cui la natura muore per poi rinascere; la casa in quest’opera è il luogo in cui rifugiarsi per leccarsi le ferite dell’anima, lasciando che il sonno prenda il sopravvento fino al risveglio delle emozioni. Dipinge le proprie sensazioni l’artista, permettendo alla sua fantasia di liberarsi e di dar vita a un mondo diverso, curioso e al tempo stesso giocoso, sereno, consapevole di quanto tutto ciò che viene osservato può avere un significato difforme da quello che appare a un primo sguardo, conscia di quanto importante sia il ruolo dell’arte sulle emozioni e sulle sensazioni che non possono restare all’interno di un mondo intimo perché per essere comprese e accolte necessitano di essere manifestate.

7 Drifting (Alla deriva)

Insegna Arteterapia Heidi Schütte Kunz, e quello della consapevolezza e del lasciar fluire il sentire più profondo è un percorso che conosce bene e di cui sa quanto può essere fondamentale nell’evoluzione e per l’equilibrio di ciascun individuo. Nel corso della sua carriera artistica ha partecipato a numerose mostre collettive in Germania, Italia e Cina e tre sue opere sono state scelte come copertine di libri illustrati per ragazzi e per romanzi, proprio per la sua caratteristica di trasportare l’osservatore verso un mondo immaginario e piacevole.

HEIDI SCHÜTTE KUNZ-CONTATTI
Email: schuettekunz@gmail.com
Facebook: https://www.facebook.com/heidi.skunz

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Pubblicato da
Marta Lock

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