“L’arancio”, Lorenzo Santangelo: “È una canzone dedicata a mio nonno”

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“‘L’arancio’ è nata in maniera del tutto naturale, come se scriverla in quel preciso momento della mia vita fosse la cosa più normale del mondo”

Da venerdì 10 dicembre è disponibile in rotazione radiofonica “L’arancio” (Lungomare – Believe), il nuovo singolo di Lorenzo Santangelo. Prodotto da Filippo Raspanti per Sphere Music International, “L’arancio” è il nuovo singolo del cantautore romano Lorenzo Santangelo. L’autore, dopo aver vissuto molti anni all’estero, riscopre le sue radici utilizzando per la prima volta il proprio dialetto in un viaggio emozionale che ha come traccia un immaginario monologo del nonno. Il testo del brano, raffinato ed incisivo allo stesso tempo, si sviluppa in un crescendo perfettamente in armonia con la musica, partendo da una tenera immagine di vita quotidiana, seguita da una serie di riflessioni mai banali e di forte impatto emotivo.

Lorenzo Santangelo ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“L’arancio” è il tuo nuovo singolo, di che cosa si tratta?

È una canzone dedicata a mio nonno. La perdita dei nonni è solitamente il primo dolore che ognuno di noi deve affrontare, e il loro ricordo ci accompagna per tutta la vita. Ho voluto solamente scrivere una canzone con il cuore, senza pensare alle mode o a strizzare l’occhio alle radio.

Cosa vuoi trasmettere con questo brano?

Non so cosa voglio o cosa volevo trasmettere io, ho semplicemente messo in musica qualcosa che sentivo dentro. Però posso dire quello che ha percepito la gente: dai messaggi che mi arrivano credo di poter dire di aver toccato delle corde delicate, la gente si è emozionata. Per me questo è il successo più grande, e lo dico senza ipocrisia.

C’è anche un videoclip, come si caratterizza?

È stato girato in un casale dell’800 in Toscana, una bellissima casa che ci ha subito fatto pensare alla canzone, perché ci ha ricordato un po’ quelle case vecchie dove tutti noi abbiamo passato momenti felici con i nostri nonni.

Come ti sei avvicinato alla musica?

All’asilo. Una maestra si accorse di qualcosa e lo disse ai miei genitori, quindi a 4 anni ho iniziato a studiare pianoforte. La prima canzone, ovviamente molto infantile, l’ho scritta a 9 anni e da lì non mi sono mai più fermato. La forma canzone è un’espressione magica e quando riesci a dire quello che volevi e come volevi in 3 o 4 minuti è davvero una sensazione stupenda, e crea anche dipendenza. Si può dire che scrivere canzoni è il mio vizio più bello.