Inaugurato da un’inedita chiacchierata con Beppe Sala, poi proseguito, puntata dopo puntata, con ospiti appartenenti a mondi diversi, da Alessandro Cattelan a Neri Marcoré, da Sofia Viscardi a Imen Jane e ancora Antonio Dikele Distefano, fino a Vincenzo Mollica, torna oggi Il Riff di Marco Mengoni: nuovi inaspettati incontri disponibili, a cadenza quindicinale, sulle principali piattaforme di streaming e podcast.
In questa ottava puntata il riff “supera i confini terrestri” con un ospite che nello spazio ci è stato veramente “per 313 giorni, 2 ore e 36 minuti”: Paolo Nespoli, astronauta “con il grande talento di saper raccontare ciò che ha vissuto con passione e semplicità, tanto da riuscire a portare nello spazio con sé chiunque lo ascolti.”
Con AstroPaolo, Mengoni si immerge in una chiacchierata tra scienza e fantascienza, senza dimenticare la componente umana e artistica, sempre molto presenti in tutte le esperienze dell’astronauta.
Link podcast: https://ilriff.marcomengoni.it/ep8
Dai sogni di bambino al lungo percorso di formazione per poter andare nello spazio, dalle riflessioni su questo periodo di isolamento forzato al racconto della giornata-tipo sulla navicella spaziale, un dialogo sincero che permette a Marco di toccare temi curiosi, come l’esistenza degli extraterrestri, che porta però ad una riflessione profonda sull’essere umano: “Io sarei curioso di vedere un extraterrestre, gli farei tante domande, vorrei capire. Sulla Terra noi abbiamo la tendenza ad essere padroni del nostro orticello, di controllarlo, metterci i confini e non farci entrare nessuno, poi estendiamo i confini dell’orticello al paese, alla regione, e poi alla nazione, ma prima o poi ci dobbiamo fermare. Pensiamo che quando hai il controllo della tua zona tutto vada bene. Quando però esci e vai nello spazio ti rendi conto che questa è una cosa un po’ effimera, non ci sono nazioni diverse e separate, siamo tutti sullo stesso pianeta, sulla stessa roccia in viaggio nell’universo. E se è vero che non abbiamo mai incontrato altre forme di vita esterne, è anche vero che di questo universo conosciamo niente, solo la Terra e la Luna, che sono un granello di sabbia e nel resto dell’universo ci sono tanti granelli di sabbia quanti ce ne sono in tutte le spiagge del mondo. Sono convinto che da qualche parte dell’universo ci siano forme di vita, non so se siano più avanzate di noi o meno, più aggressivi o non aggressivi, io spero non abbiano fatto il nostro stesso errore di voler controllare il giardinetto e non volere gli altri visti come nemici.”
Non mancano inoltre aneddoti divertenti e curiosità sulla vita quotidiana in missione: dal “pigiama spaziale” al tapis roulant senza forza di gravità, fino ad una serie di “domande a bruciapelo” che mettono Nespoli davanti a scelte a volte divertenti a volte più profonde e grazie a cui l’ospite si racconta sui temi più disparati.
Tutto per arrivare alla domanda che chiude ogni puntata e che dà il titolo al podcast, ovvero quale sia l’elemento ricorrente nella vita di Nespoli che, esattamente come il riff, ritorna continuamente e diventa il segno distintivo nella nostra esistenza così come in una canzone. L’astronauta svela a Marco Mengoni che la costante che ha caratterizzato tutto il suo percorso, il suo riff appunto, è la passione: “Ci sono stati momenti della mia vita in cui ho dato molta più importanza a quello che stavo facendo, a concentrarmi sulle cose che mi servivano professionalmente, a cercare di cambiare perché vedevo che gli altri avevano successo e io no. Invece ho scoperto che devo essere me stesso e devo seguire le mie passioni: solo così sono vero, solo così arrivo dove voglio arrivare.”
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