Laura Zilocchi, tra estetica e intelletto per raccontare il vivere contemporaneo

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Il panorama artistico attuale attinge molto spesso dal passato pur rinnovandolo e attualizzandolo secondo un punto di vista individuale e al contempo orientato a spiegare e interrogarsi sulle difficoltà del vivere odierno, trasformandosi così in voce rivolta verso l’umanità in senso più ampio.

Laura Zilocchi appartiene a una categoria particolare di artisti, quelli cioè più concettuali, quelli per cui il significato, l’interrogativo, il perché, divengono fondamentali per un percorso espressivo che non riesce a prescindere dall’intelletto. Personalità eclettica e dinamica, non può discostarsi da una curiosità esplorativa che la induce a mescolare i vari campi che risvegliano più di altri il suo interesse, così come non sente di riuscire ad appartenere a una tecnica ben definita né tanto meno a rientrare in una corrente artistica specifica. Pittrice, scrittrice, appassionata di archeologia, esperta in storia della gastronomia, ha intrapreso gli studi artistici quasi subito, presso le scuole dei pittori Bartoli e Moscardini grazie ai quali si è appassionata al disegno a inchiostro di china. Ma la sua indole sperimentatrice l’ha indotta ad approcciare anche altre tecniche come l’acquerello, il pastello, la pittura a olio, permettendole di dare vita a un personalissimo linguaggio espressivo che diviene voce di comunicazione delle proprie emozioni ma anche delle profonde riflessioni che la Zilocchi non può fare a meno di comunicare.

Ed è proprio nei significati che si svela l’unicità dell’artista emiliana, in quei simboli fortemente evocativi che però tende a nascondere tra i segni e i colori delle sue opere, a volte in modo più ermetico altre invece in maniera decisamente più esplicita.

Utilizza lettere di alfabeti arcaici, misteriosi, attingendo dai suoi studi di archeologia e arricchendo i suoi lavori di emblemi e scritture di antichi popoli; forti e decisi sono i richiami a opere di Mirò e di Kandinsky, di cui spesso prende in prestito lo stile, che però raccontano sottovoce la sua capacità di osservare l’essere umano, di cercare di interpretarne vizi e virtù, influenze e contaminazioni, sogni e speranze.

Eccola dunque in opere come Gatto e aereo, esplorare l’umana curiosità, gli interrogativi che appaiono nella vita di ognuno e che mettono tutto in discussione, che disgregano le certezze descritte nell’opera attraverso punti di domanda nella facciata di un grattacielo, nella luna rinchiusa nella finestra del palazzo adiacente, del libro e dell’uomo che volando perdono le radici terrene e si consegnano all’immortalità, nel caso della cultura, e alla superiorità dell’anima nel caso dell’essere umano.

E ancora in Risveglio mattutino mostra un mondo mistico, che dalla base si eleva seguendo il naturale anelito verso il cielo che caratterizza l’umanità da sempre, e che trova il mezzo per la salita attraverso gli occhi, simbolo della scoperta e della bellezza, delle labbra, simbolo della parola e della capacità di raccontare, giorno dopo giorno, secolo dopo secolo, le conoscenze acquisite, delle stelle che ricordano all’uomo l’infinito e la grandezza di un universo che sfugge alla comprensione proprio in virtù del suo essere tanto inafferrabilmente indefinito.

Poi torna al passato, in opere come Segni, dove sembra tuffarsi nell’atmosfera dell’Egitto dei Faraoni, o nei graffiti preistorici, quasi volesse sottolineare quanto l’arte, anche quando meno evoluta, sia stata mezzo espressivo, modalità di apprendimento e memoria dei popoli, anche prima della scoperta della parola stessa.

Parola che però ritrova in Alfabeto, opera a sua volta significativa per far trasparire la sua convinzione di quanto a volte sia misterioso un dialogo apparentemente più convenzionale eppure assolutamente incomprensibile; sembra voler sottolineare l’incomunicabilità che assale l’uomo contemporaneo Laura Zilocchi, contrapponendola al forte desiderio dei nostri avi di cercare invece un modo convenzionale per comprendersi, per aprirsi un canale comunicativo che poi, nel corso dei secoli, si è richiuso ripiegando l’essere umano a un’individualità che trova la sua massima espressione nella digitalizzazione dei rapporti interpersonali.

Ecco perché in alcuni lavori sceglie di essere più esplicita, forse proprio per ricordare la necessità della chiarezza, della linearità, un desiderio di semplicità e di ritorno alla capacità di guardarsi negli occhi, nel prendersi la mano, nell’uscire dall’enigma e bearsi del piacere della naturalezza. Nel corso della sua lunghissima carriera, iniziata nel 1979, la Zilocchi ha partecipato a numerose mostre collettive, ha partecipato a eventi di grande rilievo internazionale e ha visto le sue opere protagoniste di esposizioni personali di altissimo livello. Alcuni suoi lavori sono presenti in Italia, Svizzera, Brasile, nelle collezioni permanenti del Comune di Brescello, Comune di Casale Monferrato, Museo di Camo, Centro Auser di Brescello, Casa di Riposo Alcide ed Ester Ruffini, Museo Arte Moderna di Policastro Bussentino, Ospedale Bassa Friulana-Isontina,Gorizia, Chiesa di S. Marcellino Brescello. Per il Museo del Po ha realizzato il logo del 1° numero della pubblicazione “Museo del Po e della Navigazione Interna e delle Acque”; da settembre 2018 una sua opera è esposta nel Museo Vernadsky di Mosca. Artista di grande livello artistico che ha saputo associare in maniera egregia la bellezza estetica a quella più sottile di un vivissimo e fine intelletto.

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