L’arte si pone spesso come un’interpretazione della realtà, una visione filtrata dal sentire dell’autore delle opere e che attraverso la capacità di imprimere emozioni sulla tela racconta il suo stato d’animo, le sensazioni, il proprio personale modo di essere e di approcciare l’esistenza. Nei lavori della protagonista di oggi traspare tutta la sua capacità di guardare al presente sognando però un momento ideale verso cui tendere.
Zahraa Altaie, irachena di Nasirya, comincia a dipingere fin da piccola in quegli anni di piombo della guerra con l’Iran che però non hanno impedito, a lei come a molti altri suoi connazionali, di perseguire il loro sogno e di cercare nell’arte un modo di oltrepassare le brutture del conflitto per elevarsi verso un mondo ideale a cui aspirare. L’Iraq è un paese che ha una lunga tradizione culturale, sebbene non sia molto conosciuta in occidente dove è arrivata solo recentemente, che da un lato tende la mano alle iconografie tradizionali ottomane ma dall’altro ha avuto un fiorente e vivace collegamento con le avanguardie europee così come attualmente si lega alle tematiche sociali del periodo contemporaneo. La dittatura prima e l’embargo poi, non hanno impedito alle autorità governative di promuovere l’espressione artistica fondando nella seconda metà del Novecento la rinomata Accademia di Belle Arti di Baghdad che, soprattutto nel decennio tra gli anni Sessanta e Settanta visse un periodo di apertura al mondo occidentale che concesse agli artisti di entrare in contatto e confrontarsi con il resto del panorama artistico mondiale. Fu proprio in quel periodo che nacquero le tre principali correnti artistiche da cui si sono poi sviluppate le successive personalizzazioni delle generazioni future: il Gruppo dei Pionieri, guidato da Fa’iq Hasan e molto legato allo stile ottocentesco della pittura ottomana, il Gruppo di Baghdad per l’Arte Moderna, guidato da Jawad Salim, e il Gruppo degli Impressionisti, guidato da Hafiz al-Durubi. Nel periodo successivo al Sessantotto la politica cominciò a suggerire con forza l’esigenza della nascita di un nuovo movimento artistico, quello del Realismo nazionalista, secondo cui l’arte doveva essere un sostegno per la questione araba e dunque facilmente comprensibile da tutti. Questa fu la ragione per la quale l’Astrattismo non ebbe molta presa sul mondo artistico iracheno e il motivo per cui la tradizione figurativa ha un maggiore spessore.
È il Realismo Onirico lo stile scelto da Zahraa Altaie che nell’atto del dipingere non si limita a raccontare bensì mescola la sua esigenza di interpretare il presente di un popolo che è in perenne lotta, prima con l’esterno, poi all’interno dei suoi stessi confini, e infine con il governo che tende a nascondere e mettere a tacere azioni e reazioni contro chi, uomo o donna, vuole far sentire la propria voce.
Le opere della Altaie descrivono un mondo diviso tra realtà oggettiva e sogno di un benessere e di una pace che non può non trasformarsi nella speranza e nella tendenza alla ricerca di una felicità che da troppi decenni sfugge; racconta con coraggio momenti fondamentali del percorso di libertà del proprio paese e lo fa con delicatezza ma anche con determinazione a non lasciare nel silenzio alcuni episodi, rappresenta a tinte soffici la durezza della realtà che vive quotidianamente e che non può fare a meno di indurla a desiderare un giorno ideale in cui tutto sarà diverso.
Nell’opera Basrah (Bassora) mette in luce la povertà di un popolo che abita un territorio ricchissimo di petrolio ma che, a causa della corruzione del governo è costretto a dover contare omicidi e uccisioni; è per questo che la Altaie rappresenta un volto femminile che sembra aver superato un momento triste e doloroso, narrato dalla donna in basso in un momento di disperazione, come se stesse ricordando un frammento lontano da cui si è ripresa, ha risanato le proprie ferite e ha rialzato la testa senza dimenticare ciò che i suoi occhi hanno visto.
Così come in October revolution (Rivoluzione d’ottobre) rivela un episodio tragico di quella rivoluzione alla quale hanno partecipato anche le donne che proprio per questo sono state colpite con gas lacrimogeni affinché la loro presenza fosse messa a tacere; la ragazza raffigurata nel dipinto è Shaddam, regina di Sumer, regione della bassa Mesopotamia corrispondente all’attuale Iraq, che ha insegnato al mondo a leggere, dunque un’icona di quanto la figura femminile sia stata fondamentale nel passato più remoto di un popolo che sembra volerne dimenticare la rilevanza che di fatto ha avuto. Zahraa Altaie affronta tematiche sociali di grande entità e lo fa con una speciale capacità di ammorbidire i contesti attraverso il suo tocco realista che tende verso l’idealismo, quello della rinascita, del sogno, del volgersi verso un positivo cambiamento che prima o poi si verificherà.
Nella tela Baghdad and the war (Baghdad e la guerra) lo sguardo della donna protagonista si perde dentro le lacrime provocate dalla guerra, nella memoria di vite spezzate e di affetti strappati via, e tuttavia la Altaie lascia aperta la porta, attraverso le tonalità lievi del cielo nuvoloso che circonda quel volto, a una possibilità di sopravvivenza, di uscire da quella bruttura per ricominciare.
Il tema della speranza e della rinascita è affrontato nell’opera Mercy (Misericordia) in cui la benedizione che arriva da un tronco quasi completamente secco, appare come linfa vitale per risorgere da un vissuto che deve necessariamente essere lasciato alle spalle, non dimenticato ma al tempo stesso non trascinato in un presente che ha bisogno di diventare un nuovo inizio, una nuova pagina. Zahraa Altaie ha partecipato a moltissime mostre internazionali a Baghdad, le più rilevanti sono state quella alla mostra Husseini Obsession e quella al Festival di Primavera 2018 presso il Centro Culturale Babilonese; e poi ancora ha preso parte a manifestazioni artistiche a Istanbul, a Il Cairo, a Tozeur riscontrando notevoli consensi di pubblico e dagli addetti ai lavori.
ZAHRAA ALTAIE-CONTATTI
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