Economia

Le gioiellerie nel post-lockdown, ecco l’andamento delle vendite nei primi tre mesi di ripresa dell’attività

VICENZA – Trascorsi poco più di tre mesi dalla ripresa dell’attività dopo la lunga chiusura per l’emergenza sanitaria Covid-19, anche i gioiellieri si sono trovati ad affrontare la ripresa dello svolgimento del lavoro con vincoli estremamente restrittivi, costretti a una non semplice riorganizzazione e ad affrontare un mercato inevitabilmente cambiato, reduci dal periodo di enormi difficoltà che il lockdown ha comportato sotto tutti i punti di vista e con la prospettiva di dover affrontarne altrettante ancora imprevedibili nei mesi a venire. Tuttora non esiste certezza sull’evoluzione della situazione economica nel prossimo periodo – che è, tra l’altro, quello particolarmente importante per l’andamento delle vendite.

Federpreziosi Confcommercio ha colto l’occasione del primo e significativo momento di confronto “in presenza fisica” offerto al settore orafo da IEG-Italian Exhibition Group con l’appuntamento fieristico Voice (12-14 settembre 2020) per fare un punto della situazione effettuando un sondaggio su un campione rappresentativo di operatori per identificare le problematiche e fornire spunti di riflessione sulle possibili soluzioni.

L’elaborazione dei dati fornisce interessanti indicazioni. Quello che merita di essere evidenziato fin da subito è il numero di risposte ricevute: sono stati ben 378 i questionari validi, compilati nel giro di soli 4 giorni, testimonianza della partecipazione attiva da parte degli operatori, animati dalla volontà di contribuire a creare una conoscenza comune e condivisa, vale a dire quello che costituisce uno dei più validi strumenti per affrontare le varie tematiche, non da ultimo un concreto dialogo con le istituzioni.

La composizione del campione risulta confermata rispetto alle ultime indagini di tipo similare condotte da Federpreziosi Confcommercio nei mesi scorsi. Si tratta per la maggior parte di esponenti del dettaglio (86,8%) di cui Il 77% occupa da 1 a 3 addetti, il 19,3% da 4 a 8 e solo il 3,7% con un organico di oltre 10 dipendenti. Le forme giuridiche prevalenti sono ditte individuali (38,6%) e S.r.l. (25,9%) seguite da S.n.c. (17,7%) e S.a.s. (14,3%). Il 53,2% delle attività ha sede in zone centrali della città.

Nell’arco dei quattro mesi considerati in queste prime rilevazioni di Federpreziosi, il giudizio sull’andamento delle vendite è ritenuto dal 77% dei partecipanti all’indagine al di sopra della sufficienza, in molti casi abbondantemente. Il 36,5% dei gioiellieri l’ha giudicato sufficiente, mentre il 36,2% buono.

Cosa ha insegnato un così lungo periodo di mancato contatto fisico con il cliente? Per quanto riguarda l’approccio nei confronti della clientela alla riapertura, si è cercato di indagare su nuovi possibili scenari anche alla luce di una forzata introduzione e del potenziamento di strumenti digital in tante situazioni della vita quotidiana, che hanno stimolato una maggiore confidenza con l’on-line e le nuove tecnologie in generale. Oltre il 55% degli imprenditori è tornato ad effettuare esclusivamente vendite fisiche. Un buon 28,6% interagisce o continua a interagire sia attraverso i canali digitali sia in presenza fisica, il 15,3% ha avuto occasione di sperimentare nuove modalità di vendita e si sta quindi organizzando per proporre i prodotti anche on-line, mentre solo lo 0,5% ha deciso di optare esclusivamente per l’e-commerce.

Si è voluto anche effettuare un confronto in termini quantitativi su variazioni delle vendite e-commerce per chi già utilizzava questo canale, ma quasi il 70% del campione è composto da aziende che non vendono on-line. Per il 9,3% si è registrato invece un aumento, il 17,5% non ha registrato variazioni, mentre il 4,2% riporta comunque un calo.

E-commerce a parte, i social media sono stati per tutti un importante canale di contatto per mantenere vivo l’interesse e non perdere la relazione con la propria clientela. Tra i vari canali a disposizione – e usati in modo non alternativo, ma spesso integrato – circa l’82,5% del campione ha privilegiato Facebook e Instagram (69,8%), meno del 3% Twitter, l’1,6% Youtube e pochissimi ‘coraggiosi’ TikTok. A fronte di chi crede e utilizza i social, va considerata una piccola ma significativa fetta del 10% che non vi svolge attività.

Dal punto di vista della gestione dell’emergenza economica, oltre la metà delle attività ha usufruito degli ammortizzatori sociali messi a disposizione dal Governo negli scorsi mesi, quasi il 19% sta usufruendo delle misure definite nel decreto di agosto, mentre il 30,7% non ne ha usufruito affatto.

Nel fare piani per il prossimo futuro, con la stagione fieristica alle porte e gli appuntamenti nazionali che sono stati confermati, circa il 26% degli intervistati pensa di parteciparvi, motivato da diverse priorità: per rinnovare o ampliare l’assortimento (11,6%), ma anche per cogliere le opportunità di relazione e scambio di idee che gli incontri con colleghi e operatori offrono (14,3%). Chi rinuncerà a frequentare le fiere lo farà perché non ha necessità di riassortimento del prodotto (20,1%) o perché attualmente lo effettua tramite distributori/rappresentanti (35,7%). Solo l’11,6% ha effettivo timore di possibili contagi.

E’ difficile in questo momento prevedere quali potranno essere le corrette strategie di marketing e comunicazione per supportare la ripresa delle vendite e affrontare nuove modalità di consumo. Il 93,4% dei partecipanti al sondaggio ritiene però che una campagna di comunicazione per promuovere il gioiello come eccellenza del ‘Made In’ potrebbe essere senza dubbio utile, segno anche che sembra esserci accordo sulla necessità di rafforzare la voce del settore unendo intenti ed energie.

Infine, un’opinione sulle vendite nei prossimi mesi. Per quanto riguarda l’atteggiamento sulle attese generali, la fotografia non appare a tinte fosche. Oltre il 53% esprime una certa dose di positività sia su un ritorno alla completa normalità dei comportamenti (15,3%) sia confidando in una ripresa parziale (37,6%). Il 47,1% manifesta un atteggiamento più negativo, dichiarandosi preoccupato (28,6%) e molto preoccupato (18,5).

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Redazione L'Opinionista

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