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Le infinite sfaccettature del sentire interiore nelle opere di Inna Hammann (IE)

Il ritratto per alcuni artisti è un modo per uscire dal proprio punto di vista e narrare quello di un altro al di fuori di sé, interpretandone le espressioni più nascoste attraverso il filtro della propria sensibilità ma anche cercando di cogliere quel dettaglio, quel particolare istante in cui tutto si rivela. Per l’artista di cui vi racconterò oggi invece, descrivere un volto significa aprirsi al mondo interiore del soggetto, a quelle sensazioni ampliate in virtù di un frammento, di una circostanza vissuta o intuita, e che si concatenano ad altre in grado di svelare il ventaglio variegato che ne costituisce la personalità.

Fino a tutto il Diciannovesimo secolo, dunque prima dell’utilizzo su larga scala della fotografia, l’approccio pittorico era l’unico mezzo per immortalare immagini di persone care, familiari, o semplicemente per lasciare agli eredi un ricordo di sé, del proprio aspetto; i salotti nobili dell’Europa di quelle epoche erano pieni di ritratti eseguiti dagli artisti più richiesti e corteggiati, perché avere una loro opera era un vezzo irrinunciabile. Piero della Francesca, Sandro Botticelli, Leonardo da Vinci, Tiziano, Jan Van Eyck, Albrecht Dürer, e ancora Van Dyck, Pieter Paul Rubens, Rembrandt, Gian Lorenzo Bernini, furono solo alcuni dei grandi maestri dei secoli pre Novecento che si dedicarono al ritratto cercando di lasciare immagini il più vicine possibile alla realtà osservata, secondo le regole classiche e accademiche che il loro tempo imponeva e che i committenti richiedevano. Già con il Romanticismo della prima metà del Diciannovesimo secolo, iniziò ad affermarsi la tendenza a immortalare persone comuni, osservate durante frangenti di vita quotidiana, come testimoniato da molte opere di Francisco Goya e Théodore Géricault. Il passaggio più significativo fu però quello successivo al Realismo, quando cioè la teoria della scomposizione dell’immagine, della frammentazione pittorica, si trasformò in caratteristica essenziale e imprescindibile dell’Impressionismo. A questo movimento aderirono i più grandi artisti di fine Ottocento, molti dei quali richiesti dalla nuova borghesia emergente che voleva pregiarsi di un ritratto d’autore per celebrare il benessere conseguito con il proprio lavoro; Édouard Manet, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas e il maggiore impressionista italiano Giovanni Boldini, furono tra gli autori più richiesti e acclamati dai mercanti e signori delle principali città europee. Ed è proprio alla teoria dell’Impressionismo, quella cioè di scomporre l’immagine finale in piccoli tocchi di colore per ampliarne il senso di movimento e per coglierne maggiormente dettagli, luce e tonalità, che si lega indissolubilmente la produzione artistica di Inna Hammann, artista russa ma naturalizzata tedesca, con lungo percorso pittorico alle spalle, che sceglie il ritratto per contraddistinguere la sua produzione artistica. Per lei i volti sono essenziali per aprire la porta sul mondo interiore dei suoi protagonisti, un universo emozionale che non si ferma all’istante scelto, al frangente presente, bensì si amplia e si propaga verso un interno più profondo, più sfaccettato e caleidoscopico proprio perché appartenente a una singola e unica personalità.

1 Portrait of a friend (Ritratto di un amico)

La gamma cromatica si distacca invece dal realismo coloristico e dalla ricerca della luminosità estetica dell’Impressionismo, per lasciare spazio all’emotività e alle note intense dell’Espressionismo, necessario alla Hammann per inoltrarsi in quelle pieghe intime che vanno oltre e si insinuano per delineare il punto di vista, lo sguardo verso la vita di ognuno dei personaggi che sceglie di narrare.

2 Frida

In accordo all’approccio positivo all’esistenza dell’artista, quella positività che la induce a cercare e trovare sempre il sottile filo di felicità che appartiene a ogni individuo, sebbene molti tendano a dimenticarlo o metterlo in secondo piano rispetto alle complicazioni che la quotidianità presenta, ogni sua opera racconta di un istante sereno, disteso, gioviale e spesso sognante dei visi di cui coglie il senso più ampio, l’essenza piuttosto che una forma che non è importante come invece erroneamente si tende a credere.

3 Die Fruhling
4 Hallo Autumn

Nelle opere dedicate alle stagioni, Die Frühling (La primavera) e Hallo Autumn (Ciao autunno), esalta l’aspettativa del nuovo che sta per arrivare, quel momento di passaggio e di cambiamento che è sempre portatore di inedite opportunità, di inizi inattesi e di pagine da ricominciare a scrivere. Entrambe le donne, la primavera e l’autunno, sono infatti raccontate attraverso un’espressione di fiducia, di speranza che quella transizione le conduca verso un sogno da realizzare, verso colori rigenerati e in grado di regalare un vento di novità alla vita. Dunque la tendenza all’evoluzione è persino in grado di ammorbidire l’arrivo dell’autunno, spesso considerato triste a causa delle piogge e della caduta delle foglie, perché per Inna Hammann ciò che conta è lasciarsi trascinare dall’energia positiva della trasformazione che non può che condurre verso una nuova strada tutta da percorrere.

5 Melody of a wise heart

E ancora in Melody of a wise heart (Melodia di un cuore saggio), l’artista mette in evidenza la poesia che traspare da un uomo che tanto ha vissuto e che tanto ha visto, qualcuno che ha compreso molto e che ha appreso a prendere tutto il buono che l’esistenza regala perché in fondo il tempo che ci è concesso per approfittare dei doni di questo nostro passaggio, è breve. Per questo sembra voler suggerire, con tutte le sfaccettature di quell’espressione distesa e sorridente, che è necessario apprezzare ogni singolo momento felice e lasciarsi alle spalle tutto ciò che può farci sentire tristi, perché in fondo quegli istanti esistono ma passano e non ci identificano. È un mondo buono quello che sogna e immagina Inna Hammann, un luogo ideale in cui le cose semplici dovrebbero amplificarsi fino a diventare la base di una società che spesso le dimentica al punto di renderle marginali, quando invece dovrebbero essere centrali, basi imprescindibili per un vivere migliore.

6 Hope & Heart
7 The Goodness will save the world

Questo tipo di messaggio, questo pensiero filosofico dell’artista si svela in ogni suo ritratto ma, in particolar modo, nelle tele Hope & Heart (Speranza e cuore) e The Goodness will save the world (La bontà salverà il mondo), dove la speranza e il compito di costruire un nuovo futuro migliore del presente, è affidato ai bambini di ieri e a quelli di oggi che, nella loro innocenza hanno la capacità di vedere il lato positivo di ogni cosa e la spontaneità per portarlo alla luce senza secondi fini. Nel suo lunghissimo percorso artistico, che è proseguito incessantemente per quaranta anni, Inna Hammann ha partecipato a numerose mostre collettive nazionali e internazionali riscuotendo grande successo di pubblico e anche da parte della critica.

INNA HAMMANN-CONTATTI
Email: inna-hamman@web.de
Sito web: http://www.inna-hammann.art

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Pubblicato da
Marta Lock

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