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Le inquietudini esistenziali e i frammenti di memoria dell’Espressionismo di Nada Nadj (IE)

Raccontare la propria interiorità, le perplessità, i timori del vivere quotidiano è la scelta espressiva di quel gruppo di artisti con una spiccata sensibilità che non può, e non vuole, essere celata dietro una forma più pacata, riflessiva e meditata, bensì necessita di raccontare a voce alta i pensieri e i ricordi che affollano la mente dell’esecutore dell’opera. L’artista di cui vi parlerò oggi ha scelto questo canale comunicativo per far parlare le proprie emozioni.

La parola d’ordine nella storia dell’arte del Ventesimo secolo è stata la libertà, seppure molto spesso i movimenti abbiano posto regole laddove gli artisti che vi aderivano erano convinti di non averne; molte sono state le correnti pittoriche che hanno affondato le loro radici in quella precedente trasformazione giunta negli ultimi anni dell’Ottocento e che è stata la partenza di un cambiamento talmente epocale dopo il quale gli schemi e le regole pittoriche non sono più state le stesse. In particolar modo l’Espressionismo si è posto come antagonista delle linee guide del coevo Impressionismo, soprattutto nel modo di intendere il gesto pittorico che non doveva più essere la rappresentazione abbellita di una quotidianità fatta di buon vivere, di situazioni idilliache e di momenti di divertimento e di svago. No, gli artisti aderenti all’Espressionismo volevano andare più a fondo, sentivano la necessità di gridare disagi interiori e paure che avvolgevano l’esistenza dell’uomo, allora come oggi, e scelsero di farlo senza preoccuparsi che il risultato finale potesse apparire non esteticamente piacevole, inquietante e a volte spaventoso, utilizzando colori irreali, forti, intensi, cupi, impetuosi, seguendo la traccia nata in Francia con il Fauvismo e poi evoluta abbracciando letteralmente ogni paese europeo. In particolar modo il nord Europa ha avuto un sommo rappresentante in Edvard Munch capace di interpretare in pieno le inquietudini della realtà che lo circondava, trasmettendo nelle sue tele la tempesta emotiva che ogni evento, ogni circostanza vissuta od osservata provocava in lui. Nada Nadj, nata in Bosnia Erzegovina ma viennese d’adozione, in qualche modo si avvicina a quella declinazione dell’Espressionismo, quella attraverso la quale riesce a mettersi in contatto con la propria interiorità lasciando da parte la parte estetica dell’opera, perché ciò che predilige è lasciare il segno della propria emozione del momento in cui il pennello si posa sulla tela, raccontare e far fuoriuscire ricordi a volte anche dolorosi di un vissuto personale oppure solo osservato ma in grado di far vibrare le corde della sua sensibilità. Tuttavia per la Nadj è fondamentale mantenere una libertà stilistica che le permetta di spostarsi verso l’Espressionismo Astratto, in base alla narrazione che desidera rendere protagonista di un’opera.

1 Ohne Titel (Senza titolo)

Non solo, il suo desiderio di libertà si manifesta anche nella scelta della tecnica pittorica, passa infatti dall’olio, all’acrilico, all’acquarello che spessa mescola insieme proprio come se fossero note di una melodia che hanno bisogno di accordarsi l’una all’altra per raggiungere il risultato finale. Le tonalità scelte sono fumose, terrose e a volte scure, proprio a sottolineare quell’inquietudine che la sua spiccata delicatezza d’animo sente come una seconda pelle, i timori, la nostalgia del ricordo, le ferite che un episodio suscita e che sopravvivono molto a lungo nel sentire interiore. Nelle opere più legate alla descrizione delle emozioni umane Nada Nadj resta su un figurativo sfumato, quasi nascosto nei tratti per dare invece maggiore risalto alla sensazione intensa che fuoriesce dalla tela e investe letteralmente l’osservatore.

2 Echo (Eco)
3 Einsamkeit (Solitudine)

Echo (Eco) ed Einsamkeit (Solitudine) sono fortemente rappresentative dell’irrequietezza e del turbamento dell’uomo contemporaneo, che spesso si ritrova a dover fare i conti con un isolamento scelto e voluto in nome di una corsa verso la realizzazione che lo induce a rinunciare a tutto il resto; o forse un’emarginazione subìta e mai accettata in virtù della quale, anche gridando il proprio disagio, l’uomo si trova a poter sentire solo l’eco della sua voce, inascoltato da chi gli cammina a fianco ogni giorno senza conoscerlo.

E ancora, in Die Beobachter (Gli osservatori) pone l’accento sui molti bambini che soffrono e muoiono ogni giorno mentre una grande parte del mondo resta a guardare, come se quella sofferenza, quel disagio non lo toccasse, come se fosse solo un’immagine televisiva da guardare con lo stesso distacco con cui si guarda un film o un documentario, dimenticando che invece la situazione è reale.

5 End and beginning (La fine e l’inizio)

In End and Beginning (La fine e l’inizio), racconta di una città quasi offuscata dalle ceneri di una battaglia, di una guerra dalla quale l’unica cosa che è possibile fare è rinascere, voltare pagina, ricostruire tutto ciò che prima c’era e che poi non c’è più stato; in qualche modo in quest’opera emerge un vissuto personale, quello della terra di origine di Nada Nadj, che ha dovuto assistere a lotte e distruzioni per raggiungere la propria indipendenza.

6 Icarus Flugel (Le ali di Icaro)
7 Goldregen (Ali dorate)

Ecco forse perché, nelle opere più astratte, come Icarus Flugel (Le ali di Icaro) e Goldregen (Ali dorate) sceglie di narrare la leggerezza, quelle ali ideali che hanno permesso a lei, e molti del suo popolo, di volare letteralmente via da un mondo in cui non si riconoscevano più per ricominciare una nuova esistenza meno afflitta dal dolore che hanno lasciato indietro, più serena e luminosa grazie a quel volo che ha disegnato nel loro futuro la parola speranza. Nada Nadj ha all’attivo molte mostre collettive e personali in Austria, soprattutto a Vienna, ma anche in Croazia e in Slovacchia.

NADA NADJ-CONTATTI
Email: nadanadj@hotmail.com
Sito web: http://www.vianada.at
Facebook: https://www.facebook.com/nada.nadj
Instagram: https://www.instagram.com/nada.nadj/

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Pubblicato da
Marta Lock

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