La sensibilità artistica non può prescindere dall’osservazione della realtà circostante così come di quella che appartiene al proprio vissuto, alla propria interiorità, per comprendere meglio la contemporaneità ma anche i differenti approcci che di individuo in individuo si mettono in atto; raccontare il risultato di quell’attenta analisi, con tutte le sfumature emozionali che vengono suscitate e interiorizzate durante il gesto creativo, è una caratteristica sostanziale della protagonista di oggi.
Gli inizi del Ventesimo secolo videro il consolidamento di un movimento pittorico, le cui basi erano state delineate già alla fine dell’Ottocento, che entrò presto di diritto tra le avanguardie che tanto contraddistinsero i primi cinquant’anni del secolo più rivoluzionario e pieno di cambiamenti della storia dell’arte e con il quale si determinò l’impellenza di porre in primo piano la soggettività a discapito dell’oggettività, il sentire piuttosto che l’attenersi a una forma estetica che troppo si discostava dalle sensazioni più profonde. L’Espressionismo, questo il nome della nuova corrente pittorica, assunse differenti caratteristiche in base al paese europeo in cui si sviluppò dunque, laddove in Germania e in Nord Europa prevalsero il disorientamento, l’angoscia, il senso di disperazione, come nelle desolanti opere di Edvard Munch in grado di trasmettere all’osservatore il disagio del vivere della sua epoca, o la rappresentazione grottesca della borghesia che contraddistingueva le tele di James Ensor, in Francia invece prevalse l’irruenza delle sensazioni che erano filtro assoluto con il quale gli artisti appartenenti alla corrente osservavano tutto ciò che li circondava. L’influenza dei Fauves aprì la strada all’Espressionismo Francese che si distinse per atmosfere meno cupe e si rivelò più orientato ad abbracciare e accogliere tutta la gamma emozionale che faceva parte del vivere e dunque il rappresentare la realtà secondo il punto di vista singolo, dell’individuale sensazione, era il modo per osservare tutto attraverso un caleidoscopio di colori che non potevano fare a meno di allinearsi al sentire. Le tonalità erano più vivaci, forti certamente, e anche irreali, ma non volevano trasmettere un disagio o un disorientamento, piuttosto esprimere un punto di vista, una lente emotiva attraverso cui l’artista osservava, o sognava, la realtà oggettiva. André Derain, Henri Matisse, Maurice de Vlaminck stravolsero le regole del colore, della prospettiva, del chiaroscuro dando vita a opere di forte impatto emotivo, surreale nel loro distaccarsi dalla realtà eppure in grado di coinvolgere l’osservatore proprio in virtù di quel linguaggio semplice e diretto, quasi fanciullesco. L’artista austriaca Susanne Zeiner assorbe la gamma cromatica dell’Espressionismo Francese e dei Fauves ma la utilizza per narrare le molteplici circostanze del vivere contemporaneo, quel passaggio continuo tra esteriorità e interiorità, tra il mostrare e il nascondere, che appartiene all’essere umano del Ventunesimo secolo.
Osserva la vita attraverso la lente di un caleidoscopio la Zeiner, e di ogni emozione, di ogni sensazione, immortala il momento saliente, quello più significativo per la sua percezione o per il protagonista della tela, lasciando che la figurazione espressionista venga velata da una tendenza all’astrazione, come se in questo modo lasciasse intendere che ciò che racconta, che narra, potrebbe appartenere a chiunque, avvicinandosi alla teoria pirandelliana dell’Uno, nessuno e centomila, perché in fondo quanto si osserva in qualcuno esterno a noi appartiene in fondo a un mondo emotivo che tocca tutti, malgrado le resistenze e i filtri.
Così l’artista sceglie di romperle quelle resistenze, di aprirsi alle tonalità forti, intense e vivaci che contraddistinguono istanti, fasi, circostanze della vita che possono a volte essere intime e dunque necessitano di essere metabolizzate in solitudine, e altre invece sono più rivolte all’osservazione dell’altro e per questo hanno bisogno di essere più palesi.
L’osservatore si sente coinvolto nel mondo di Susanne Zeiner proprio perché riconosce frangenti vissuti, situazioni comuni alla propria quotidianità e dunque familiari, note allo sguardo così come all’interiorità; la sua interpretazione, i suoi accordi cromatici a quelle emozioni rivelano la sua predisposizione all’apertura e anche alla consapevolezza che ciascun evento, ogni circostanza, siano un percorso necessario all’evoluzione e alla crescita personale e dunque come tali necessitano di essere accolti e accettati nella loro interezza, considerandoli semplicemente come una fase transitoria verso il nuovo divenire.
La tela Hinfallen und wieder aufstehen (Cadere e poi rialzarsi) simboleggia esattamente l’esortazione da parte della Zeiner a prendere atto degli alti e bassi a cui la vita sottopone l’individuo che ha bisogno di rafforzarsi, di prendere in mano la situazione e trovare la forza di rinascere, caduta dopo caduta; le tonalità in parte esprimono il dolore, il senso di sconfitta durante il crollo, come il rosso e il verde bosco della parte inferiore del quadro, ma poi assumono tonalità più rassicuranti, come il bianco e l’azzurro appartenenti all’istante immediatamente successivo a quello in cui si decide di sollevare il capo e tendere verso un nuovo cammino.
Così come nelle opere In chains (In catene) e On chains (Sulle catene), due lavori distinti eppure contigui in cui l’artista descrive la sensazione di incapacità di liberarsi dalla gabbia di convenzioni, rappresenta il prima e il dopo, la fase cupa del restare all’interno di certezze che non rendono felici, seguita da quella nella quale i protagonisti scelgono di oltrepassare le barriere che li intrappolano, di rompere lo schema dentro cui spesso involontariamente si rifugiano, e di liberarsi, dandosi l’opportunità di camminare sopra le catene che li avevano tenuti a terra, fermi. In questa serie di opere la figurazione tende a nascondersi, a restare appena accennata, forse perché per l’artista la fase di presa di coscienza, di consapevolezza della propria condizione o delle sensazioni che devono affiorare, necessita di essere interiorizzata, completamente svincolata dall’esteriorità e dalla forma che niente hanno a che vedere con le emozioni.
Nella tela Dating (Appuntamento) la figurazione espressionista torna protagonista, perché la Zeiner ha bisogno di spostarsi sull’esterno del suo punto di dell’osservazione per raccontare un istante di vita di una coppia colta durante il momento dell’incontro, o forse in quello del distacco se si prende come riferimento e punto centrale la lacrima scura che sembra scendere dall’occhio della donna; è in quel frammento di dubbio che si accende l’attenzione dell’artista, in quell’attimo nel quale tutto è possibile, le opzioni sono molteplici eppure i protagonisti sembrano restare agganciati, sospesi, all’interno di quel frangente, come se nessuno dei due volesse passare all’istante successivo. Il percorso artistico di Susanne Zeiner inizia nel 2014 e da quel momento in avanti ha partecipato a molte mostre collettive e personali in Austria, Germania, Francia e Italia incontrando l’apprezzamento del pubblico e degli esperti.
SUSANNE ZEINER-CONTATTI
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