Per quanto possa sembrare strano, data la sua carriera e la ricerca spesso votata all’elettronica, “Miniature” è il primo lavoro in cui Nocenzi suona esclusivamente il pianoforte acustico ed in cui, con un linguaggio senza etichette e di grande fascino, esprime appieno il suo talento compositivo e interpretativo.
Sei brani, intensi e coinvolgenti, incisi in presa diretta (“Cammino di pietra”, “Terra Nova”, “Ritorni”, “Farfalle”, “Engelhart”, “Ninnananna di Cosmo”) “Miniature” è stato composto sull’onda di un’esigenza emotiva: e l’autore lo ha dedicato a Francesco Di Giacomo, a Rodolfo Maltese, e al ‘ritorno’ di suo fratello Vittorio Nocenzi, tutti e tre compagni di viaggio di un tempo bellissimo, entusiasmante, nell’avventura del mitico Banco.
Dopo l’abbandono del Banco del Mutuo Soccorso nel 1980, e i due album incisi per Virgin Records nel 1988 (“Empusa”) e 1993 (“Soft Songs”, a cui collabora anche Ryuichi Sakamoto), Gianni Nocenzi si è dedicato allo studio e alla ricerca, con sporadiche apparizioni sulla scena musicale internazionale.
Alla fine dello scorso anno Luigi Mantovani (amico di lunga data, produttore di vari dischi del Banco e direttore di Virgin Italy negli anni ‘80 e ‘90) gli propone di comporre nuovi temi per pianoforte, di interpretare e registrare “live” con uno Steinway Grand Piano, realizzando così un “disco antico moderno”.
“La cosa sembrerebbe ovvia ma non lo è affatto dato che le sue uscite discografiche in solo (Empusa e Soft Songs) erano acute e complesse ricerche nell’elettronica e nella scrittura contemporanea”, racconta lo stesso Mantovani. “Mi sembrò naturale proporre a Gianni di registrare un nuovo disco strumentale con piano acustico. Mi piaceva l’idea di sentirlo alle prese con l’essenziale, con la purezza ineguagliabile del suono meccanico del pianoforte. Volevo dare forma e evidenza al suo tocco sempre ispirato ed emozionale”
La proposta coglie di sorpresa Nocenzi: dopo due decenni di silenzio discografico non aveva in mente alcun progetto di questo tipo. Compone subito il nuovo lavoro e lo incide in due brucianti “session” lo scorso febbraio presso il “Forward Studio” (Roma), registrandolo con una serie di inedite tecnologie che hanno dato al suono del pianoforte una nuova dimensione e all’ascolto nuove sensazioni sonore.
“Contrariamente alle mie abitudini, lo studio era pieno di amici e collaboratori creando un’atmosfera di happening affettuoso, solidale, per me di grande conforto”, racconta Gianni Nocenzi. “Allora ho pensato di restituire a livello audio la situazione registrando ad alta risoluzione (24 bit, 96 kHz) e disponendo l’array microfonico (un sistema 5.1) proprio sopra la mia testa in modo che l’ascoltatore potesse condividere in seguito la mia stessa prospettiva audio mentre stavo suonando. In pratica chi ascolterà il disco (soprattutto in cuffia) è come se fosse seduto con me sulla panca del pianoforte percependo nei dettagli le risonanze, i piccoli rumori della meccanica, dei pedali, degli smorzi, tutto quanto di miracoloso dal punto di vista di ingegneria meccanica crea il magnifico suono di un Gran Coda… inclusi i miei errori di esecuzione che ho volutamente lasciato”.
Profondo conoscitore del suono digitale, Nocenzi considera il piano acustico come “il mio strumento, quello con il quale ho un filo diretto e immediato a livello espressivo. Ho voluto viverlo in modo intimo, come intime sono le riflessioni compositive che formano “Miniature”. Brani diversi, formalmente, dalle grandi stesure – pur frequentate in passato ai tempi delle ‘suites’ del progressive – cionondimeno credo, come succede nelle miniature, con una varietà di microcosmi al loro interno visibili ‘da vicino’ e, nella metafora, al riascolto”
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