Nel corso dell’arte moderna il panorama mondiale ha affrontato dei cambiamenti epocali, forti, netti, che hanno tracciato un solco indelebile e che hanno modificato per sempre le possibilità espressive di chi è venuto dopo. Lasciar parlare le corde interiori più emotive, meno legate alla mente o alle regole imposte dagli schemi pre-esistenti era una libertà divenuta irrinunciabile per tutti quegli artisti in cui l’emozione doveva necessariamente essere più forte della figurazione. Il protagonista di oggi appartiene a questo gruppo di artisti, scopriamo perché.
Dopo le avanguardie della prima metà del Novecento, che hanno estremizzato colori fino a ridurli all’essenzialità del monocromo, che hanno cancellato l’immagine per scoprire l’essenza, che hanno rinunciato agli schemi per sostenere un’ideale di libertà che era, in quel caso, per lo più legato a un concetto, a un racconto socio-politico, a una negazione di tutto ciò verso cui la società stava andando, sono emersi movimenti in cui gli artisti hanno voluto ritrovare il contatto con la purezza e l’immediatezza dell’emozione. L’Espressionismo Astratto ha fatto da apripista verso un ideale di libertà di espressione che, pur mantenendo in alcuni casi linee e forme geometriche e in altri l’impulsività indeterminata del dripping, gridava l’esigenza di lasciar uscire la voce profonda dell’interiorità, dell’istinto. Dopo gli anni Cinquanta sia negli Stati Uniti che in Francia si è affermata una variante dell’Espressionismo Astratto, definita Astrazione Lirica, che non solo rifiutava i movimenti precedenti, troppo schematici e ancora legati alla figurazione, come il Cubismo e il Surrealismo, ma anche l’Astrattismo Geometrico. In particolare in Francia l’Astrazione Lirica conteneva in sé, tra gli altri stili minori, anche il Nuagisme, la cui caratteristica principale era di rendere astratti i paesaggi reali attraverso sfumature e trasparenze che ne esaltavano il dinamismo e le atmosfere liriche appunto, evanescenti ma reali, emozionanti e avvolgenti nella loro fluidità.
Alessandro Trani si avvicina molto a quest’ultimo tipo di stile pittorico attraverso il quale racconta di atmosfere sospese in un tempo e uno spazio indefiniti, libera l’emozione utilizzando l’essenzialità del colore che si trasforma in nota predominante di uno stato d’animo, di una sensazione ricevuta dall’artista e che viene manifestata nell’opera sempre in modo sereno, equilibrato, disteso, idilliaco.
Sceglie il mare per lasciar vagare lo sguardo verso l’infinito Trani, forse perché è esattamente quello il luogo in cui la sua emozione riesce a rompere i confini della razionalità e gli permette di entrare in contatto con la sua parte più intima, profonda, espressione della sua sensibilità. L’orizzonte in alcuni casi è indistinguibile dalle acque sottostanti, il confine del mare è un continuum con l’inizio del cielo perché nessuno dei due predomina sull’altro, non è il dettaglio a essere importante, bensì lo è il senso più ampio del significato che all’interno di quelle tonalità, di quelle sfumature, di quelle trasparenze, trova il suo più naturale abito.
Il legame con l’esigenza di libertà emerge in modo intenso e profondo nelle opere come Omega Paradiso, un trittico in cui si manifesta il sogno di trovarsi in un angolo nascosto per dimenticare, per un attimo o per una vita, del rumore del quotidiano, della routine frenetica e delle cose da fare, di un’esistenza che va troppo veloce a volte e dunque diviene fondamentale fermare tutto e prendere respiro.
In Paradiso Primordiale 5 Il mare nascosto, l’emozione narrata da Alessandro Trani è quella di una pace interiore, di un contatto diretto con un’anima che spesso tende a nascondersi ed è solo quando lo sguardo riesce a volgersi verso il mare che può entrare in dialogo con se stessa e dunque, grazie a quel dialogo, trovare la serenità, una pace che viene dall’equilibrio.
E ancora nell’opera La partenza, l’artista pone di nuovo l’accento sulla sua tendenza all’evoluzione, all’esigenza di spostarsi, modificare la realtà attuale per cercare una nuova via, una nuova strada che è solo l’inizio di un percorso, dell’apertura verso qualcosa di non conosciuto che potrà essere scoperto solo andando verso quella scelta. La scelta di porre un triangolo con il vertice che punta verso l’orizzonte, quell’infinito indefinito che, sembra suggerire Alessandro Trani, è una possibilità che non dovremmo negarci e che può essere la nostra migliore opzione.
In Alfa2 Pioggia di materia è ancora più evidente la scomposizione, la non importanza della figurazione in sé perché in ogni caso la materia del titolo appare sfumata, quasi effimera, impalpabile davanti alle profondità del sé; in quest’opera forse si nasconde un’esortazione all’osservatore, a smettere di correre dietro a oggetti e a un benessere materiale che discosta da ciò che invece è più importante, più durevole, più essenziale, cioè quell’emozione di cui l’uomo metropolitano sembra avere tanta paura. Nel corso della sua carriera intrapresa recentemente Alessandro Trani ha partecipato a molte mostre collettive e rassegne internazionali da Milano a Rovigo, da Roma a Firenze, da Como ad Assisi; nell’ultimo anno ha esposto anche in molte manifestazioni artistiche all’estero: Londra, Dubrovnik, Bruxelles e Berlino. Numerose anche le riviste e i cataloghi d’arte in cui sono state inserite le sue opere.
ALESSANDRO TRANI-CONTATTI
Email: alessandro.trani@libero.it
Sito web: www.alessandrotani.it
Facebook:
https://www.facebook.com/alessandro.trani.98
https://www.facebook.com/i.mari.di.alessandro.trani/