Le economie “di tutti gli Stati membri sono posizionate per crescere sia nel 2020 che nel 2021”. Ci sono, ha ricordato, “segnali incerti di stabilizzazione nel commercio globale e nella manifattura, e sviluppi incoraggianti sul fronte commerciale Usa-Cina” e “abbiamo ora certezze sulle relazioni commerciali tra l’Ue e il Regno Unito fino al 31 dicembre”. Nello stesso tempo, “l’elevata incertezza politica” e le “tensioni geopolitiche” continuano a “pesare” sulle prospettive della crescita globale.
E la diffusione del coronavirus “e il suo impatto sull’economia globale è un’ovvia fonte di preoccupazione”. La Commissione, spiega ancora Gentiloni, ha deciso di rivedere leggermente al rialzo le stime relative all’inflazione: l’indice dei prezzi al consumo nell’area euro è previsto all’1,3% nel 2020 e all’1,4% nel 2021, dall’1,2% del 2019. L’inflazione dell’Eurozona è stata in media dell’1,4% nel 2011-15, dello 0,2% nel 2016, dell’1,5% nel 2017, dell’1,8% nel 2018 e dell’1,2% nel 2019. L’obiettivo della Bce è un’inflazione vicina ma inferiore al 2%.
L’aumento delle stime dell’inflazione, ha detto ancora Gentiloni, “riflette l’assunzione di prezzi del petrolio leggermente più elevati rispetto al scorso autunno”, nonché “una ripresa dell’inflazione ‘core’ (quella depurata dalle componenti più volatili come energia, cibo, alcolici e tabacchi, ndr), cosa che fornisce un’ancora incerta evidenza del fatto che salari più elevati iniziano a portare a prezzi più elevati”.
Tra i fattori che sostengono la crescita europea, ha detto ancora il commissario, “prevediamo che i consumi privati conservino quest’anno la spinta che hanno attualmente”, mentre “gli investimenti sono previsti in crescita, ma a un ritmo molto moderato”. La domanda di investimenti “resta piuttosto debole, sia all’interno che all’estero”. Tuttavia, “i bassi costi di finanziamento dovrebbero spingere gli investimenti nell’edilizia”, ha aggiunto. Dopo un 2019 “molto debole”, la domanda estera “dovrebbe rafforzarsi, ma solo in misura modesta”. Insieme all’incertezza politica “ancora alta”, questo “dovrebbe pesare sulle prospettive commerciali dell’area euro. Ciò – ha sottolineato Gentiloni – rende improbabile che l’Eurozona benefici di driver esterni della crescita nei prossimi due anni”.
La disoccupazione nell’area euro è calata al 7,4% in dicembre, “ai minimi dal maggio 2008”. Complessivamente, ha continuato Gentiloni, “il mercato del lavoro è previsto che resti relativamente buono, anche la crescita dell’occupazione dovrebbe rallentare”. Quanto ai Paesi maggiori, Gentiloni ha ricordato che la Germania è stata “particolarmente colpita” l’anno scorso da una “debole crescita dell’export” e dal “calo della manifattura”. Nei prossimi due anni le esportazioni tedesche “dovrebbero recuperare lentamente, dato che la domanda di automobili e di beni capitali resta bassa”.
La Germania dovrebbe crescere dell’1,1% nel 2020 e nel 2021, dallo 0,6% del 2019. In Francia, la crescita “ha rallentato vistosamente ed è stata leggermente negativa nel quarto trimestre 2019”. Cosa che “non sorprende”, ha proseguito Gentiloni, i “diffusi scioperi” contro la riforma delle pensioni che hanno paralizzato il Paese a fine 2019 “hanno avuto un impatto sulla crescita, come pure i lavori di manutenzione in una raffineria”. La Francia dovrebbe crescere dell’1,1% nel 2020 e dell’1,2% nel 2021, dall’1,2% del 2019.
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