Lega Nazionale per la Difesa del Cane sta seguendo con attenzione e preoccupazione l’evolversi delle dichiarazioni e delle polemiche scaturite dal convegno “La popolazione di lupo sulle Alpi: status e gestione”, che si è tenuto a Cuneo sul finire di gennaio. Fra gli interventi dei vari relatori sul tema, ha destato molte perplessità quello del professor Luigi Boitani, rappresentante dell’Unione Zoologica Italiana, associazione scientifica a cui il Ministero dell’Ambiente ha commissionato un piano di gestione per il lupo in Italia.
In questo piano hanno destato dubbi le condizioni necessarie per poter richiedere una deroga allo status di protezione del lupo, deroga esaminata caso per caso e soltanto in determinate situazioni quali la dimostrata inefficacia dei mezzi di difesa passivi – per esempio reti, cani maremmani, recinti elettrificati – e la fondamentale presenza dell’uomo nel ruolo di pastore.
Se così fosse il lupo dovrebbe poter dormire sonni tranquilli, in quanto molti allevatori del settore non adottano questi metodi di prevenzione. Si cita a esempio la regione Toscana nella quale, come riporta il progetto Life Medwolf, una buona parte delle predazioni è compiuta da cani mal gestiti mentre tra le aziende colpite il 98% non è sorvegliato da pastori, l’85% non ha recinti anti predatore e il 57% non è dotata di cani da guardiania.
In verità il lupo, e il mondo che gli gravita attorno, è un buon affare per tutti: progetti lautamente finanziati dall’Unione Europea caratterizzati da dubbia utilità (si rammenta l’ormai terminato progetto Ibriwolf, nel quale le richieste da parte di LNDC per conoscere come erano stati ripartiti gli oltre 2 milioni di euro di contributi caddero nel vuoto, pur trattandosi di soldi pubblici); supporto logistico gratuito per gli allevatori (cani da guardiania, recinzioni elettrificate, ecc.), oltre al rimborso dei capi predati riconosciuti soltanto quando viene accertata la responsabilità del lupo. Invece il lupo non se la passa molto bene. Le ”deroghe” alla sua caccia in realtà sono in atto già da tempo e sono del tutto illecite, sebbene questo dato sembra venga ignorato dagli esperti consultati dal Ministero dell’Ambiente. Infatti nel triennio 2013-2015 sono stati trovati morti per cause non naturali 115 esemplari, uccisi a fucilate, avvelenati, torturati con lacci o investiti (fonte Legambiente e Parco della Majella).
Ovviamente, la responsabilità di queste stragi va proprio agli allevatori che, a gran voce, ne richiedono l’abbattimento, supportati dal mondo della politica ma anche da una stampa sovente faziosa e che spesso si è dimostrata inattendibile. Gli stessi allevatori, che, come già riportato, non si preoccupano né di custodire le greggi né di proteggerle con reti elettrificate né tantomeno con cani da guardiania però fanno pressioni per ottenere risarcimenti maggiori (a loro dire ai capi predati viene dato uno scarso valore commerciale) o si infuriano quando i rimborsi non vengono riconosciuti, semplicemente perché non ne hanno il diritto. In relazione a ciò che è stato enunciato dall’Unione Zoologica Italiana, sicuramente perverranno al Ministero dell’Ambiente molteplici richieste di abbattimento. Considerando il contesto attuale, Lega Nazionale per la Difesa del Cane ritiene inopportuna e deleteria la seppur remota possibilità di deroga allo status di protezione per il lupo. Nel caso in cui si dovesse prendere una decisione tanto perniciosa, LNDC provvederà con le modalità previste dalla legge a verificare se esistono condizioni e motivazioni tali da autorizzare una vergognosa caccia al lupo. E si batterà con tutte le sue forze e in tutte le sedi affinché ciò non avvenga.
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