Legge di Bilancio: Fioramonti, “Su scuola e ricerca non ci siamo proprio”

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ROMA – “L’ho detto mille volte e lo ripeto: questa Legge di Bilancio (LdB) rappresenta l’ultima opportunità che abbiamo per fare quegli investimenti decisivi per lo sviluppo del Paese, prima di una nuova stagione di tagli alla spesa pubblica. Per la prima volta nella storia, sono infatti saltati tutti i parametri macroeconomici: in un solo anno, ci è stato concesso di fare oltre 150 miliardi di euro di deficit, facendo schizzare il debito pubblico ad oltre il 160% del Pil. Queste maglie larghe e questa espansività di spesa non torneranno più nei prossimi anni”. Così l’ex ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti, secondo il quale “l’attuale LdB diventa l’ultimo mezzo per creare quelle condizioni di spesa produttiva, che mettano davvero al centro formazione e ricerca. Invece, si fa esattamente il contrario”.

Per quanto riguarda la scuola, “la spesa corrente (cioè quella che serve davvero a rilanciare il settore, intervenendo sul personale, la supplentite, il sostegno, ecc.) cresce solo di 300 milioni nel 2021. Alcuni partiti di maggioranza sono ricorsi all’espediente maldestro di sommare gli investimenti previsti per tutti i prossimi tre anni (1,6 miliardi in totale), aggiungendo poi interventi in conto capitale, e facendo finta che sia lo stanziamento complessivo per il prossimo anno. Si tratta di una strategia comunicativa che era stata paventata anche a me quando ero Ministro: calcola tutto, anche quanto già previsto dalle LdB precedenti e presentalo come fosse addizionale, mescolando fondi già stanziati e accorpando tutta la spesa prevista sul triennio come se fosse solo per il prossimo anno. Questa strategia spesso funziona perché sono davvero pochi a capire qualcosa di contabilità pubblica, soprattutto tra i giornalisti. Ma non è giusto: le Leggi di Bilancio si misurano anno per anno, perché gli stanziamenti promessi per gli anni successivi possono sempre cambiare”.

Per l’università, aggiunge Fioramonti, “si è fatto qualcosa in più, soprattutto per aumentare la no-tax area (150 milioni) e per il diritto allo studio (70 milioni), mentre per la Ricerca siamo decisamente al di sotto delle aspettative se pensiamo che il cosiddetto Piano Amaldi, apprezzato pubblicamente dal Premier e dal Ministro dell’Università e della Ricerca, prevedeva almeno 1 miliardo aggiuntivo già dal 2021, da incrementare ulteriormente ogni anno, così da arrivare a 15 miliardi entro cinque anni. Cifre da sogno, che non sono neppure lontanamente all’orizzonte”.

Secondo l’ex esponente del M5S, “la tragedia della pandemia poteva essere l’opportunità (più unica che rara) per fare quegli interventi che, in tempi normali, non sono mai consentiti. Il rischio, invece, è che ci ritroveremo con gli stessi problemi di prima, ma con un debito moltiplicato esponenzialmente. Un debito che non produrrà crescita, né economica né culturale, ma bloccherà qualunque speranza futura di un’inversione di tendenza. Per tutte queste ragioni, chiedo al Governo di ripensarci e rimettere mano al testo della LdB, per dare alla Scuola, all’Università e alla Ricerca le risorse necessarie per un vero salto di qualità”.