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L’Espressionismo Astratto di Elke Dabish, alla ricerca dell’equilibrio tra serenità e impeto (IE)

La sensibilità di ogni artista si manifesta attraverso differenti modalità espressive tese a liberare emozioni e moti interiori che altrimenti resterebbero intrappolate all’interno senza avere la possibilità di far sentire la propria voce; spesso ne emerge la caratteristica più emblematica dell’autore della tela che ne svela il carattere e l’approccio alla vita e a ciò che gli ruota intorno. Nel caso della protagonista di oggi ciò che fuoriesce è l’esigenza di trovare un bilanciamento tra due diverse tendenze della sua interiorità, tra sensazioni opposte che cerca il modo di far convivere.

Una delle linee guida dell’Espressionismo Astratto, movimento fondato da Jackson Pollock negli Stati Uniti degli anni Cinquanta del Novecento, quando ancora il mondo artistico dell’epoca era legato alle precedenti regole accademiche e dunque incapace di accogliere l’innovazione introdotta con il rifiuto della figurazione e l’introduzione di un’indefinitezza che l’occhio non poteva ricondurre a qualcosa di conosciuto, fu l’importanza di legare l’atto pittorico all’emozione del momento in cui i pennelli o i colori si posavano sulla tela. Tanta e tale fu la forza di rottura con le regole precedenti che i curatori del Metropolitan Museum esclusero il gruppo dalla grande mostra collettiva di arte contemporanea del 1950 suscitando la loro reazione che si espresse attraverso una lettera di protesta al direttore del museo e pubblicata sul New York Times, evento che regalò al gruppo l’appellativo di irascibili ma che ne consacrò anche la fama e il successo. Quell’episodio sottolineò anche quanto fosse fondamentale, vitale, per il movimento dell’Espressionismo Astratto, affermare la supremazia del colore su qualunque disegno, figurazione e regola pittorica accademica, proprio per la spontaneità espressiva che quella liberazione, quel distacco dalla gabbia degli schemi, donava agli artisti che ne facevano parte. Dall’impulso dell’Action painting di Pollock e di Lee Krasner, moglie dello stesso creatore della corrente artistica, al Color Field pacato e mistico di Barnett Newman e Mark Rothko per finire al monocromo di Ad Reinhard e ai segni di Robert Motherwell e di Franz Kline, il denominatore comune era la libertà di esprimere il proprio sentire attraverso la tecnica più affine alla propria indole interiore e pittorica. L’artista tedesca Elke Dabisch necessita della libertà stilistica dell’Espressionismo Astratto per liberare i moti interiori, quelle sensazioni che fuoriescono e si materializzano sulla tela senza filtri, senza una direzione unica bensì raccontando la molteplicità, le sfumature e gli aspetti a volte contraddittori della sua natura, troppo complessa per rientrare in un’unica definizione e dunque in un’unica attitudine comunicativa. Tuttavia la Dabisch non rinuncia mai definitivamente a un leggero tratto figurativo, a una sussurrata immagine, velata o lontana quasi a nascondersi nell’indefinito dell’Astratto.

1 Sherazade
2 Sunset (Tramonto)

Le sue opere sembrano susseguirsi per trovare un equilibrio, un bilanciamento tra l’esigenza di lasciar esplodere le sensazioni più impulsive, forti e impetuose, come la rabbia, l’ansia e la malinconia, ad altre più pacate, più tranquillizzanti e rasserenanti come la calma, la pace, la quiete che scaturiscono anche solo osservando un giardino, un’alba o perdendosi dentro un silenzio. Anche il tratto pittorico appare più graffiante, più incisivo, in accordo alle tonalità intense e forti delle emozioni più turbolente mentre diviene più morbido, soffuso e carezzevole quando invece Elke Dabisch racconta di momenti tranquilli, quelli che seguono un momento più buio dopo il quale tutto prende un sapore, un significato diverso, più vivido e coinvolgente pur nella sua semplicità.

3 Emotions

Nell’opera Emotions (Emozioni) è evidente un percorso complesso dell’artista, che sente nell’approccio alla tela il bisogno di liberare tutto ciò che diversamente resterebbe chiuso all’interno di sé, soffocando così il processo di guarigione dalle ferite; le tonalità scelte sono cupe, irruente, quasi rabbiose, con quel rosso e quel nero che sembrano scontrarsi e inseguirsi per determinare e sottolineare una tempesta emotiva che deve vivere ed esplodere per non implodere all’interno del mondo sensibile e sotterraneo dell’anima.

4 Lost

E ancora in Lost (Persa) è chiaramente percepibile un senso di smarrimento, un buio emotivo da cui è difficile uscire perché è complicato essere in grado, in quel momento, di vedere la luce, l’appiglio a cui aggrapparsi per trovare la strada per risorgere e ricominciare. In questa tela le tonalità non sono irruente, sono piuttosto terrose, come a voler sottolineare una malinconia, un disorientamento accentuato anche dalle linee verticali che sembrano voler trovare una direzione, un senso, all’interno di quella solitudine nella moltitudine che la Dabisch accenna alla base del dipinto, come se la sensazione predominasse sull’esistenza di quel frangente in cui tutto ciò che è intorno quasi scompare.

5 Rose Garden

Poi d’improvviso vira verso la serenità, la giocosità, il sorriso inaspettato che manifesta nelle opere più pacate, come Rose Garden (Giardino di rose), in cui lo sguardo dell’osservatore si perde nella sofficità dei colori e delle pennellate soffuse, abilmente guidato da Elke Dabisch all’interno di un’atmosfera idilliaca e rigenerante, un mondo incantato dentro cui nessuna delle emozioni più irruente possono giungere.; così come in Stille (Silenzio) l’atmosfera rarefatta dell’intera tela è enfatizzata da quel sole lontano e timido verso cui lo sguardo viene calamitato, sottolineandone la distanza proprio per avvolgere l’osservatore con la sensazione ovattata di quel silenzio essenziale per la riflessione, per connettersi con l’interiorità e trovare la calma, come se tutto il mondo, e dunque anche il debole sole lontano, fosse chiuso fuori.

6 Stille

Ma Elke Dabisch racconta anche di allegra dinamicità, di differenze e di confronti, di incroci mentali ed emozionali che si sprigionano quando uomini e donne entrano in contatto, facendo fatica a comprendere i due differenti mondi a cui appartengono senza però poter fare a meno di cercarsi.

7 Mann und Frau

La tela Mann und Frau (Uomini e donne), racconta proprio di quegli intrecci, di quelle diversità che riempiono l’esistenza e che divengono punto di forza e spunto di arricchimento necessari all’evoluzione personale di ogni individuo. Elke Dabisch, indirizzata alla pittura dal marito, pittore e scenografo, ha lungamente abbandonato la sua inclinazione artistica a causa di vicissitudini della vita, ma nel 2018 ha ripreso la sua antica passione e ha deciso di esporre le sue tele in una importante mostra personale a Los Angeles mentre nel 2020 ha partecipato a una mostra a Brema e a settembre ne ha in programma una a Vienna.

ELKE DABISCH-CONTATTI
Email: elke.dabisch@web.de
Sito web: www.elkedabisch.com
Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=100011048164111

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Pubblicato da
Marta Lock

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