Scegliere lo stile con cui identificarsi diviene per ogni artista quasi una manifestazione del proprio io più profondo, perché oltre l’apparenza esteriore, il risultato finale dell’atto del dipingere o dello scolpire, si nascondono tutte quelle sensazioni e quel vissuto appartenenti a un mondo interiore che solo attraverso l’arte riesce a trovare voce. Ed è proprio sulla base di questa esigenza che si compie la scelta del linguaggio più affine al proprio modo di comunicare, come se i colori e la tela divenissero parole che così trovano il loro canale espressivo. L’artista di cui vi racconterò oggi comincia ad ascoltare l’istinto artistico in un momento complesso della sua vita, trovando nella pittura il modo per oltrepassare le difficoltà contingenti e trovare la strada del sogno.
Il momento della nascita dell’Astrattismo ha coinciso con una fase di profondo cambiamento nel modo di intendere l’arte come tradizionalmente intesa, perché in quegli inizi del Ventesimo secolo si stava compiendo una modificazione talmente radicale della società da indurre i creativi a valutare che la pittura e la scultura precedenti non potevano più essere sufficienti a rappresentare una realtà mutata, non riuscivano più a rispecchiare un mondo che aveva bisogno di innovazione, di approcci nuovi come stava accadendo nella tecnica e nelle catene di produzione industrializzate. Dunque l’Astrattismo, nella sua accezione più primordiale del Suprematismo, del De Stijl e dell’Astrattismo Geometrico, segnò il completo e totale distacco non solo da ogni riferimento visivo a immagini conosciute ma anche da ogni coinvolgimento dell’esecutore dell’opera il cui scopo era affermare la superiorità dell’atto creativo rispetto a qualsiasi tentativo da parte della tecnica di riprodurne l’unicità, come nel caso delle innovative fotografie, epurandolo dalla contaminazione visiva. Il paradosso però fu che proprio l’assenza di apporto soggettivo, di sensazioni che dall’esecutore dell’opera giungessero all’osservatore coinvolgendolo, poteva rendere quelle creazioni plastiche facilmente riproducibili, pertanto era necessario trovare il modo di superare quel blocco; fu l’Espressionismo Astratto, di cui furono ideatori Jackson Pollock, Franz Kline, Mark Rothko e Willem de Kooning, a determinare quel giro di boa funzionale a permettere all’Arte Astratta di continuare a esistere in maniera nuova, inedita, dove la regola non era più formale o stilistica bensì l’unico principio irrinunciabile era la manifestazione del mondo interiore. E altro canone fondamentale dell’Espressionismo Astratto fu la libertà di manifestare le sensazioni nello stile più affine alla personalità di ciascun aderente al movimento pertanto il Dripping concitato e completamente impulsivo di Jackson Pollock coesisteva con il pacato e meditativo Color Field di Mark Rothko, così come le nette linee nere della pittura segnica di Franz Kline sembravano opporsi alla sottile memoria figurativa di Willem de Kooning; apparentemente opposti, questi linguaggi avevano in comune la forte comunicatività che derivava dalla capacità degli autori di tradurre su tela, sotto forma di impulso cromatico, tutto ciò che in altro modo non sarebbe potuto fuoriuscire, coinvolgendo e a volte travolgendo l’osservatore che veniva avvolto dal mistero dell’indefinito. Nel corso del tempo quelle prime intuizioni trovarono ampio spazio evolutivo, e soprattutto la libertà di non doversi attenere alle regole figurative mantenendo il legame con l’interiorità trovò consenso in successivi artisti, come il contemporaneo Gerard Richter, divenuti grandi proprio in virtù della mancanza di riferimenti visivi che permettono all’osservatore di abbandonare la razionalità ed entrare nel mondo dell’istinto. L’artista austriaca Petra Schneller interpreta a suo modo le linee guida dell’Espressionismo Astratto fondendole con la Fluid Art per dare vita a opere che rappresentano tutto ciò che è troppo in profondità per essere raccontato a parole e confermando quanto l’arte rappresenti spesso una vera e propria terapia, un mezzo per uscire da situazioni contingenti che potrebbero provocare un corto circuito psicologico per il senso di impotenza che generano.
La Schneller ha subìto tre anni fa un intervento da cui ha impiegato un anno a riabilitarsi ed è stato in quel preciso frangente che ha ascoltato l’impulso, probabilmente già esistente in maniera silenziosa, di dedicarsi alla pittura e alla fotografia grazie alle quali riusciva a rilassarsi nel suo mondo di creatività.
Una volta ripresasi completamente non ha più potuto concepire la sua esistenza senza quella rasserenante scappatoia alla quotidianità costituita dalla dimensione creativa, sperimentando e mescolando le sue due passioni, pittura e fotografia, per generare opere in cui la stampa digitale viene arricchita da colature di vernice; in altre tele invece Petra Schneller si avvale della semplice tecnica della Fluid Art per entrare in un mondo di purezza coloristica dove non esiste una regola se non quella dell’azione del guidare lo scivolamento dell’acrilico per dare al risultato finale l’aspetto più affine alla sensazione che desidera esprimere.
Non solo, questa tecnica viene applicata anche alla scultura, proprio per sottolineare quanto per lei tutto ruoti intorno al colore, ogni sensazione ha molteplici sfaccettature, dunque non è possibile restare all’interno di una dimensione monocromatica, ciò che è davvero necessario è lasciare che la poliedricità del sentire si sviluppi attraverso differenti sfumature che rappresentano in fondo tutte le derivazioni emozionali che da un evento, una circostanza o da un sentire principale si sviluppano.
La scultura Shining Soul rappresenta esattamente questo concetto, quell’esplosione di vibranti tonalità dentro cui si muove la ricca interiorità di ciascuno, quella capacità di risplendere solo nel momento in cui si prende atto di tutte le debolezze e i punti di forza che fanno parte dell’io e si accoglie ogni parte delle profondità troppo spesso nascoste all’esterno. La Fluid Art avvolge il busto femminile, ne esalta l’essenza in virtù della foglia oro accentuata da piccole luci con cui Petra Schneller sembra voler comunicare all’esterno la preziosità di qualsiasi individuo, l’intensità con cui ciò che spesso resta in silenzio riesce comunque a essere intravisto da chi ha la capacità di andare oltre l’apparenza.
In Holiday invece l’artista parla della gioia e della spensieratezza provate durante un periodo di vacanza, delle tonalità accese del mare e della sabbia, come se si fossero scolpite nella sua memoria emotiva, come se in qualche modo la nostalgia per quel periodo non riuscisse a concretizzarsi nelle note malinconiche perché la positività e il benessere che scaturiscono da quel ricordo sono intensi, inducono al sorriso, alla gioia, al desiderio che presto sia possibile ritornare a provare ancor quella felicità semplice e spontanea. La colata di colore qui è quasi definita, si gioca su due sole tonalità principali, l’ocra che racconta la sabbia e l’azzurro che invece descrive il mare, e la fluidità viene guidata da Petra Schneller come a voler dare quasi un aspetto figurativo all’immagine, anche se poco dopo lo sguardo realizza di trovarsi invece davanti a una coinvolgente opera di Espressionismo Astratto in cui l’emozione dell’artista ha avuto bisogno di partire dalla tangibilità di ciò che il suo sguardo ha visto per poi perdersi nelle sensazioni provate.
E l’acqua è protagonista anche della tela Waterfall in cui la cascata è costituita di differenti tonalità, come se fossero getti separati appartenenti a emozioni che nascono in maniera distante l’una dall’altra ma poi vanno inevitabilmente a mescolarsi una volta raggiunta la base, perché nessuna circostanza, nessun episodio e soprattutto nessun sentire può essere contraddistinto da una sola sensazione, tutto va a fondersi e a sfaccettarsi generando altro, facendo scaturire un insieme di percezioni l’una legata all’altra costituendo un’evoluzione sulla base della capacità di prendere atto dell’impossibilità di tenersi distanti da esse. In qualche modo in quest’opera Petra Schneller manifesta ciò che ha provato trovandosi davanti, o semplicemente immaginando la cascata che descrive, trasformandola in metafora di un approccio alla vita in cui tutto ciò che accade fa parte di un percorso evolutivo necessario all’individuo per approfondire la conoscenza di sé. Il tema della suddivisione e della mescolanza delle sensazioni torna e si approfondisce nell’opera Stripes
dove la gamma cromatica è più ampia, dunque si spinge ancor più all’interno della tematica della poliedricità e della molteplicità di mondi emozionali che si incontrano, a volte si scontrano, e poi si amalgamano in qualche modo, come se Petra Schneller volesse sottolineare quanto la vicinanza con l’altro sia necessaria a ciascuno per comprendere quante altre sensibilità e verità, altrettanto valide quanto la sua, possano esistere. Petra Schneller sta affrontando un percorso espositivo che l’ha vista partecipare a mostre collettive in Austria e in Italia, suscitando consensi nel pubblico e negli addetti ai lavori.
PETRA SCHNELLER-CONTATTI
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Choosing the style with which to identify becomes for every artist almost a manifestation of a deepest self, because beyond the outer appearance, the final result of the act of painting or sculpting, are hidden all those sensations and experiences belonging to an inner world that can only find a voice through art. And it is precisely on the basis of this need that the choice of language most akin to one’s way of communicating is made, as if colours and canvas became words that thus find their channel of expression. The artist I am going to tell you about today began to listen to her artistic instinct at a complex moment in her life, finding in painting the way to overcome contingent difficulties and find the path to the dream.
The moment of the birth of Abstractionism coincided with a phase of profound change in the traditional understanding of art, because at the beginning of the 20th century was taking place such a radical change in society that creatives felt that previous painting and sculpture could no longer be sufficient to represent a changed reality, that they could no longer reflect a world that needed innovation, new approaches as was happening in technology and industrialised production chains. Thus, Abstractionism, in its most primordial meaning of Suprematism, De Stijl and Geometric Abstractionism, marked the complete and total detachment not only from any visual reference to known images but also from any involvement of the author of the artwork, whose aim was to affirm the superiority of the creative act over any attempt by the technique to reproduce its uniqueness, as in the case of the innovative photographs, purging it of visual contamination. The paradox, however, was that it was precisely the absence of subjective contribution, of sensations that from the performer of the work reached the observer, involving him, that could make those plastic creations easily reproducible, so it was necessary to find a way to overcome that blockage; it was Abstract Expressionism, of which Jackson Pollock, Franz Kline, Mark Rothko and Willem de Kooning were the creators, that determined that functional turning point that allowed Abstract Art to continue to exist in a new, unprecedented way, where the rule was no longer formal or stylistic but the only inalienable principle was the manifestation of the inner world. And another essential and fundamental canon of Abstract Expressionism was the freedom to manifest sensations in the style most akin to the personality of each adherent to the movement. Thus, Jackson Pollock‘s agitated and completely impulsive Dripping coexisted with Mark Rothko‘s calm and meditative Color Field, just as the sharp black lines of Franz Kline‘s sign painting seemed to oppose Willem de Kooning‘s subtle figurative memory; apparently opposites, these languages had in common the strong communicativeness that derived from the authors’ ability to translate onto canvas, in the form of chromatic impulse, everything that could not otherwise come out, involving and sometimes overwhelming the observer who was enveloped in the mystery of the indefinite. In the course of time, those first intuitions found ample room for evolution, and above all the freedom of not having to abide by figurative rules while maintaining the link with interiority found consensus in later artists, such as the contemporary Gerard Richter, who became great precisely by virtue of the lack of visual references that allow the observer to abandon rationality and enter the world of instinct.
The Austrian artist Petra Schneller interprets the guidelines of Abstract Expressionism in her own way, merging them with Fluid Art to give life to artworks that represent all that is too deep to be told in words, and confirming how art often represents a true therapy, a means of getting out of contingent situations that could cause a psychological short circuit due to the sense of powerlessness they generate. Schneller underwent an operation three years ago from which she took a year to rehabilitate, and it was at that precise juncture that she listened to the impulse, probably already existing in a silent manner, to devote herself to painting and photography thanks to which she was able to relax in her world of creativity. Once she had fully recovered, she could no longer conceive of her existence without that soothing escape from everyday life that is the creative dimension, experimenting and mixing her two passions, painting and photography, to generate artworks in which the digital print is enriched by paint drippings; in other canvases, however, Petra Schneller uses simply the technique of Fluid Art to enter a world of colouristic purity where there is no rule other than the action of guiding the flow of acrylic to give the final result the appearance most akin to the sensation she wishes to express. Not only that, this technique is also applied to sculpture, precisely to emphasise how much for her everything revolves around colour, every sensation has multiple facets, so it is not possible to remain within a monochromatic dimension, what is really necessary is to let the multifacetedness of feeling develop through different nuances that basically represent all the emotional derivations that develop from an event, a circumstance or a main feeling. The sculpture Shining Soul represents exactly this concept, that explosion of vibrant tones within which the rich interiority of each one moves, that ability to shine only when one takes note of all the weaknesses and strengths that are part of the self and welcomes all the depths too often hidden from the outside.
Fluid Art envelops the female bust, enhances its essence by virtue of the gold leaf accentuated by small lights with which Petra Schneller seems to want to communicate to the outside world the preciousness of any individual, the intensity with which what often remains silent can nevertheless be glimpsed by those who have the ability to go beyond appearances. In Holiday, on the other hand, the artist speaks of the joy and light-heartedness experienced during a vacation period, of the bright hues of the sea and sand, as if they had been carved into her emotional memory, as if somehow the nostalgia for that time could not materialise in melancholic notes because the positivity and well-being that spring from that memory are intense, inducing a smile, joy, the desire that soon it will be possible to return to experiencing that simple and spontaneous happyness again. The flow of colour here is almost defined, playing on just two main tones, the ochre that describes the sand and the blue that instead describes the sea, and the fluidity is guided by Petra Schneller as if almost wanting to give a figurative aspect to the image, even if shortly afterwards the eye realises that it is instead in front of an enthralling work of Abstract Expressionism in which the artist’s emotion needed to start from the tangibility of what her gaze has seen and then lose itself in the sensations felt. And water is also the protagonist of the canvas Waterfall in which the waterfall is made up of different shades, as if they were separate jets belonging to emotions that start out distant from each other but then inevitably mingle once they reach the base, because no circumstance, no episode and, above all, no feeling can be characterised by a single sensation, everything merges and multifacets, generating something else, giving rise to a set of perceptions, one linked to the other, constituting an evolution based on the ability to take note of the impossibility of keeping oneself apart from them.
Somehow in this artwork, Petra Schneller manifests what she felt when she found herself in front of, or simply imagining, the waterfall she describes, transforming it into a metaphor for an approach to life in which everything that happens is part of an evolutionary path necessary for the individual to deepen his self-knowledge. The theme of the subdivision and mixing of sensations returns and is deepened in the painting Stripes, where the chromatic range is broader, thus going even further into the theme of the multifacetedness and multiplicity of emotional worlds that meet, sometimes clash, and then somehow amalgamate, as if Petra Schneller wanted to emphasise how much closeness with the other is necessary for each person to understand how many other sensitivities and truths, just as valid as her own, may exist. Petra Schneller is currently on an exhibition path that has seen her taking part in group exhibitions in Austria and Italy, gaining favour with the public and experts.
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