Liam, esce in radio il nuovo singolo “Città di carta”: l’intervista

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“Siamo liberi di sognare, di sperare, di soffrire e di amare. Una città di carta è una città inventata dai cartografi per rendere le proprie mappe inimitabili”

Dal 12 febbraio è disponibile in rotazione radiofonica “Città di carta” (BIT Records), il nuovo singolo di Liam. Il  brano è nato dalla penna di Simone Vianello, in arte Liam, e Davide Caregnato (Care), con la solita produzione di Highdom. La canzone presenta uno stile pop/rap/indie con musicalità moderne, fresche e ampie che contribuiscono al coinvolgimento emotivo dell’ascoltatore. Il testo si riferisce a un desiderio, un sogno, qualcosa di prezioso a cui siamo legati mentalmente ed emotivamente e che, per questo, preserviamo con tutte le nostre forze. La continua ricerca di un ricordo, di un rimpianto, di qualcosa che ha perso, porta Liam a rifugiarsi nuovamente in un testo malinconico, ma ottimista, ricolmo di speranza.

Liam ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Città di carta” è il tuo nuovo singolo, di che cosa si tratta?

Una città di carta è una città inventata dai cartografi per rendere le proprie mappe un prodotto inimitabile. È un po come uno dei nostri desideri più grandi, lo costruiamo a modo nostro, come architetti di una città, nella quale vorremmo viverci, ma qualcosa di importante ce lo impedisce. È una città fatta di carta, costruita con le nostre mani, vulnerabile da volare via col vento, fragile da spezzarsi con un po’ di pioggia. Ma nonostante questo, ce lo teniamo stretto sotto la giacca, perchè è un pensiero troppo importante per uscire dalla nostra testa, anche se piove, continuamente.

Cosa vuoi trasmettere con questo brano?

Libertà. Siamo liberi di sognare, di sperare, di soffrire e di amare. Siamo liberi di viaggiare coi pensieri, perderci e sbagliare, siamo liberi di inseguire quello che più vogliamo al mondo. Siamo liberi di tenere quello che desideriamo sotto la giaccia, anche se un’utopia.

Il testo è malinconico ma ottimista, perché?

Il brano segue sicuramente una linea nostalgica, malinconica, ma al tempo stesso riesce a fornire energia, perchè è questa che un desiderio riesce a donarti, finchè è vivo. Come sempre mi dedico alle persone legate a un ricordo, e vivono tutt’ora, ogni tanto, con esso.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Ho scritto la mia prima canzone all’età di 8 anni, alle elementari, quando ancora non sapevo suonare alcuno strumento. La passione per la musica arriva da mio padre, che mi ha trasmesso la voglia di vivere attraverso di essa e il bisogno di esportare le emozioni in arte concreta. Ho creato il nome Liam per esporrmi da questo punto di vista, è il mio alter ego: “william” vuol dire forza di volontà, ma per comporre non c’è bisogno solo di quella, ma anche di un vuoto, quindi l’ho spezzato a metà lasciando solo Liam: la condanna dell’artista è scrivere bene, con forza, avendo un vuoto dentro.