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L’Informale di Paolo Graziani, quando la luce penetra all’interno della coscienza e fuoriesce sotto forma di sottili fili di pensiero

Ogni circostanza, ogni evento che si verifica nel corso dell’esistenza può avere una duplice valenza, può essere osservato dal punto di vista della mancanza di ciò che ancora non si è raggiunto o che non è ancora avvenuto, oppure lo si può considerare dal lato opposto, quello dell’appagamento e della gratitudine per tutto ciò che invece fa già parte del percorso dell’esistenza e che può per questo costituire l’inizio di qualcosa di migliore. Sulla base di queste due diverse visioni del vivere ciascun artista accoglie in maniera differente le luci e le ombre che si susseguono determinando lo stile e la tavolozza cromatica che lo distinguerà, costituendo la sua traccia più caratteristica; questo avviene in particolar modo nell’assenza di forma, dove la voce più predominante è quella appunto dei colori che il creativo attribuisce alle proprie sensazioni e alle emozioni che si propagano dall’interiorità verso un esterno espressivo assumendo un aspetto più concreto e inducendo alla successiva riflessione che inevitabilmente segue l’atto esecutivo. Il protagonista di oggi appartiene inequivocabilmente al mondo della luce, del chiarore con cui approccia ogni evento, ogni circostanza intorno a sé trasformandola in occasione per prendere coscienza del bello che continuamente emerge nella vita, se solo si è capaci di coglierlo.

L’alternanza tra positivo e negativo, tra atteggiamento sognante e luminoso e tendenza a inoltrarsi nelle tempeste emozionali, nelle oscurità del sentire e del vivere, è sempre emersa in maniera evidente in tutto il corso della storia dell’arte, andando a caratterizzare la personalità di ciascun autore e lasciando una traccia della singola attitudine espressiva ma anche esistenziale. Laddove, in particolar modo con il delinearsi dei movimenti informali del Ventesimo secolo, alcuni protagonisti tendevano ad allontanarsi da ogni emozione rinchiudendosi all’interno di una geometricità e di un rigore cromatico che li distaccava dagli orrori della prima guerra mondiale, dall’altro altri grandi interpreti come Vassily Kandinsky e Paul Klee mostrarono la loro tendenza poetica e musicale, la loro innata capacità di trovare la piacevolezza del vivere solo ascoltando la musica nel momento in cui si accingevano a dipingere, infondendo così nelle loro tele quella luce emozionale che fuoriusciva incantando l’osservatore. D’altro canto anche l’Espressionismo mostrò due volti completamente diversi, se non persino opposti, con le atmosfere sognanti e fiabesche di Marc Chagall e di Franz Marc che sembravano cozzare contro il crudo realismo delle tele di Egon Schiele o con l’ansia esistenziale di Edvard Munch. Qualche decennio dopo, la naturale necessità di portare anche nell’Astrattismo il mondo emozionale troppo spesso lasciato in disparte nei movimenti informali di inizio Novecento, diede vita all’Espressionismo Astratto che mostrò, forse in modo persino più evidente, le differenze tra visioni del mondo distanti eppure tutte in grado di convivere all’interno di un movimento in cui il punto di vista soggettivo era predominante su qualunque linea stilistica, esecutiva o realizzativa. L’impeto irruento di Jackson Pollock e l’atto segnico di Franz Kline erano affiancati dalla serenità meditativa di Mark Rothko o dai colori tenui e pastello di Helen Frankenthaler mostrando così le sfaccettature caratteriali di ciascun interprete; persino l’interpretazione Informale Materica di Alberto Burri riuscì qualche anno dopo a evolvere e a essere reinterpretata in maniera meno sofferente, meno ferita e più incline invece a considerare la materia come un mezzo per manifestare la solidità e la concretezza dei sentimenti, anche quelli più positivi. L’artista romagnolo Paolo Graziani si colloca dunque nella parte luminosa dell’interpretazione interiore, con una personalità che sa approfittare di ogni momento positivo e piacevole dell’esistenza, che sa provare gratitudine per ogni piccola e impercettibile evoluzione che rappresenta nel suo animo un enorme passo verso il miglioramento di un sé che necessita di volgere lo sguardo verso la luce;

1 Fili di Luce e di Azzurro – tecnica mista materica, stucchi plastici e smalti acrilici su tela, 85x85cm

il suo stile si colloca nell’Espressionismo Astratto rivisto in chiave Materica con una sottile concettualità che non può fare a meno di svelarsi solo un attimo dopo essersi lasciati conquistare dal fascino di quelle sottili linee lucenti, dal chiarore delle tele dalle quali emerge la sua fiducia e un’elevazione spirituale che gli consente di guardarsi intorno in maniera lucida e al contempo romantica, termine questo inteso nel suo senso più artistico di connessione con tutto ciò che appartiene alla natura e all’interazione dell’uomo con essa. Ciò che infatti contraddistingue, come un filo conduttore, tutte le opere di Paolo Graziani, è la capacità di ascolto, quella posizione empatica in cui si colloca permettendo a se stesso di connettersi con tutto ciò che troppo spesso viene ignorato nel vivere attuale, quelle sottili energie che inconsapevolmente sussistono tra gli individui e che vengono percepite solo grazie a una spiccata sensibilità.

2 La musica della pioggia negli orecchi – tecnica mista materica, stucchi plastici e smalti acrilici su supporto ligneo, 96x109cm

È proprio quest’ultima che consente all’artista di imprimere sulla tela tutte quelle sensazioni che lo avvolgono di esperienza in esperienza, che lo arricchiscono generando l’evoluzione verso cui la sua natura tende, la ricerca del bello e dell’armonico in qualsiasi circostanza della vita. La spiritualità ha però anche bisogno della concretezza della materia per trovare solidità, per realizzarsi pienamente, poiché è attraverso di essa che la percezione diviene persino più evidente, è solo dopo aver attraversato la terra che l’anima può tendere verso la sua elevazione, ed è per questo che la leggerezza quasi impalpabile delle opere di Paolo Graziani ha come base una mescolanza di stucchi plastici e smalti che si fondono con i colori acrilici determinandone la consistenza. L’azione successiva alla sovrapposizione è quella del grattage, dell’andare a incidere la superficie ruvida, quasi a voler scolpire le sensazioni che fuoriescono e che corrispondono a tutto ciò che egli ha provato nel momento in cui ha lasciato che la sua parte più irrazionale parlasse raccontandosi.

3 Tsunami 1 – tenica mista materica, stucchi plastici, smalti e acrilici su tela, 75x95cm

La serie Tsunami è fortemente rappresentativa di questa sfaccettatura esecutiva e, contrariamente all’immaginario evocato dal titolo, si riferisce alle emozioni provate ogni qualvolta una persona che entra più o meno stabilmente nella vita lascia una sua scia, una parte di sé in grado di mettere in atto quella modificazione che indurrà l’individuo in generale, e Paolo Graziani in particolare, a non essere più lo stesso proprio in virtù di quella fortuita interazione.

4 Tsunami 4 – tenica mista materica, stucchi plastici, smalti e acrilici su tela, 75x95cm

Le persone hanno la capacità di comunicare attraverso un linguaggio non verbale, e l’ascolto di quel silenzio può fare la differenza tra il rapido passarsi accanto e invece il comprendersi profondamente, anche se per un tempo breve; l’intensità cromatica dunque racconta le differenti personalità, più intense e vivaci alcune, più tenui ed evanescenti altre, ma sempre essenziali nella loro unicità. La serie intitolata Fili di luce è forse la naturale conseguenza della serie precedente, perché anche in questo caso Paolo Graziani parla di incontri, di interazioni in un mondo che sembra quasi completamente votato all’individualismo, di empatia che fuoriesce spontaneamente tra anime simili e che sanno riconoscersi, tendersi la mano, trovarsi grazie alla luce che emettono, a quelle alte vibrazioni fondamentali per volgere lo sguardo verso la luminosità dell’esistenza.

5 Fili di Luce e di Azzurro 5 – tecnica mista materica, stucchi plastici e smalti acrilici su tela, 885x85cm

Qui l’apporto materico è meno evidente perché è fondamentale che affiori quel leggero passaggio, quella traccia sussurrata e immateriale che però proprio in virtù della sua delicatezza e della sua interazione con la parte più profonda del ricevente, di colui che interagisce, appare incredibilmente incisiva a dispetto dell’apparente leggerezza. I colori che circondano le sottili strie di luce sono quelli morbidi del sogno, gli azzurri, i celesti, che si riconnettono alla spiritualità, a quell’inspiegabile in grado di emergere solo e unicamente quando si mette da parte la logica e si lascia prevalere l’irrazionalità più morbida.

6 Tappeto 2 – tecnica mista materica, stucchi plastici e smalti acrilici su tela, 80x80cm

L’opera Tappeto 2 racconta di quell’intersecarsi di interazioni, di vite che quotidianamente entrano in apparente contatto pur ignorandosi, di emozioni che appaiono nei frammenti di esistenza e che in qualche modo vanno a depositarsi sul substrato dell’interiorità e che possono riemergere qualora la mente ne abbia bisogno per trovare la leggerezza e la piacevolezza a cui spesso non è capace di attingere. Qui le tonalità sono più ampie proprio per identificare ciascuna sensazione, ogni sfaccettatura di uno scrigno emotivo che avvolge la ricca interiorità dell’artista e che si propaga dalla tela coinvolgendo l’osservatore.

7 Suoni di vita nel mio orecchio sinistro – tecnica mista su tela, 65x95cm

Di formazione autodidatta, Paolo Graziani ha al suo attivo la partecipazione a mostre di rilevanza internazionale sia in Italia che all’estero – Tokio, Bristol, Innsbruck, Dubai, Miami – ed è stato inserito nell’Atlante dell’Arte Contemporanea 2024 edito da Giunti e in partnership con Start Group e con il Metropolitan Museum di New York.

PAOLO GRAZIANI-CONTATTI

Email: paograziani67@gmail.com

Sito web: www.grazianipaolo.it

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Instagram: www.instagram.com/paolo_graziani_/

Youtube: www.youtube.com/@paolograziani386

The Informal by Paolo Graziani, when light penetrates the interior of consciousness and escapes in the form of subtle threads of thought

Every circumstance, every event that occurs in the course of existence can have a twofold significance, it can be observed from the point of view of the lack of what has not yet been achieved or has not yet taken place, or it can be considered from the opposite side, that of fulfilment and gratitude for everything that is already part of the path of existence and that can therefore constitute the beginning of something better. On the basis of these two different visions of life, each artist accepts in a different way the lights and shadows that follow one another, determining the style and the chromatic palette that will distinguish him, constituting his most characteristic trace; this happens in particular in the absence of form, where the most predominant voice is that of the colours that the creative attributes to his own sensations and emotions that propagate from interiority towards an expressive exterior, assuming a more concrete aspect and inducing the subsequent reflection that inevitably follows the executive act. Today’s protagonist unequivocally belongs to the world of light, of the clarity with which he approaches every event, every circumstance around him, transforming it into an opportunity to become aware of the beauty that continually emerges in life, if only one is capable of grasping it.

The alternation between positive and negative, between a dreamy and luminous attitude and a tendency to venture into emotional storms, into the obscurities of feeling and living, has always emerged clearly throughout the history of art, characterising the personality of each author and leaving a trace of the individual expressive but also existential attitude. Where, particularly with the emergence of the informal movements of the 20th century, some protagonists tended to distance themselves from all emotion by enclosing themselves within a geometricity and chromatic rigour that detached them from the horrors of the First World War, on the other hand, other great interpreters such as Vassily Kandinsky and Paul Klee showed their poetic and musical tendency, their innate ability to find the pleasantness of living just by listening to music when they were about to paint, thus infusing their canvases with that emotional light that came out enchanting the observer. On the other hand, Expressionism also showed two facese completely different, if not even opposing, with the dreamy and fairytale-like atmospheres of Marc Chagall and Franz Marc seeming to clash against the stark realism of Egon Schiele‘s canvases or the existential anxiety of Edvard Munch.

A few decades later, the natural need to bring into Abstractionism the emotional world too often left aside in the informal movements of the early 20th century, gave birth to Abstract Expressionism, which showed, perhaps even more clearly, the differences between distant worldviews yet all able to coexist within a movement in which the subjective point of view was predominant over any stylistic, executive or realising line. The impetuous impetus of Jackson Pollock and the sign-like act of Franz Kline were flanked by the meditative serenity of Mark Rothko or the soft, pastel colours of Helen Frankenthaler, thus showing the character facets of each performer; even Alberto Burri‘s Material Informal interpretation managed a few years later to evolve and be reinterpreted in a less suffering, less wounded manner and more inclined instead to consider matter as a means of manifesting the solidity and concreteness of feelings, even the most positive ones. The Romagna artist Paolo Graziani is thus placed in the luminous part of the inner interpretation, with a personality that knows how to take advantage of every positive and pleasant moment of existence, that knows how to feel gratitude for every small and imperceptible evolution that represents in his soul an enormous step towards the improvement of a self that needs to turn its gaze towards the light; his style lies in Abstract Expressionism revisited in a material key with a subtle conceptuality that cannot help but reveal itself only a moment after letting oneself be conquered by the charm of those subtle shining lines, by the glow of the canvases from which emerges his confidence and a spiritual elevation that allows him to look around in a lucid and at the same time romantic manner, a term understood in its most artistic sense of connection with everything that belongs to nature and man’s interaction with it. Indeed, what distinguishes, like a common thread, all Paolo Graziani‘s artworks is his ability to listen, that empathic position in which he places allowing himself to connect with all that is too often ignored in present-day living, those subtle energies that unconsciously exist between individuals and that are only perceived thanks to a marked sensitivity.

It is precisely the latter that allows the artist to imprint on canvas all those sensations that envelop him from experience to experience, that enrich him by generating the evolution towards which his nature tends, the search for the beautiful and the harmonious in any circumstance of life. Spirituality, however, also needs the concreteness of matter to find solidity, to fully realise itself, for it is through it that perception becomes even more evident, it is only after crossing the earth that the soul can tend towards its elevation, and it is for this reason that the almost impalpable lightness of Paolo Graziani‘s paintings is based on a mixture of plastic stuccoes and enamels that blend with acrylic colours, determining their consistency. The action following the superimposition is that of grattage, of going to engrave the rough surface, almost as if to sculpt the sensations that come out and that correspond to everything he felt when he let his most irrational part speak for itself. The Tsunami series is strongly representative of this executive facet and, contrary to the imagery evoked by the title, refers to the emotions felt every time a person who enters life more or less permanently leaves a trail of his own, a part of himself capable of enacting that modification that will induce the individual in general, and Paolo Graziani in particular, to no longer be the same precisely by virtue of that fortuitous interaction.

People have the ability to communicate through a non-verbal language, and listening to that silence can make the difference between passing quickly and understanding each other profoundly, even if for a short time; the chromatic intensity therefore tells of the different personalities, some more intense and lively, others more tenuous and evanescent, but always essential in their uniqueness. The series entitled Fili di luce (Strands of light) is perhaps the natural consequence of the previous series, because here too Paolo Graziani speaks of encounters, of interactions in a world that seems almost completely devoted to individualism, of empathy that spontaneously emerges between like-minded souls who know how to recognise each other, how to reach out to each other, how to find each other thanks to the light they emit, to those high vibrations that are fundamental for turning one’s gaze towards the luminosity of existence.

Here the material contribution is less evident because it is fundamental that that light passage, that whispered and immaterial trace emerge, but precisely because of its delicacy and its interaction with the deepest part of the receiver, of the one who interacts, it appears incredibly incisive in spite of its apparent lightness. The colours surrounding the thin streaks of light are the soft ones of dreams, the blues, the celestials, which reconnect to spirituality, to that inexplicable capable of emerging only and only when logic is put aside and the softest irrationality prevails. The painting Tappeto (Carpet) tells of that intersection of interactions, of lives that daily come into apparent contact even though they ignore each other, of emotions that appear in the fragments of existence and that somehow settle on the substratum of interiority and that can re-emerge should the mind need to find the lightness and pleasantness it is often unable to draw on. Here the tones are broader precisely to identify each sensation, each facet of an emotional treasure chest that envelops the artist’s rich interiority and spreads from the canvas involving the observer. Di formazione autodidatta, Paolo Graziani ha al suo attivo la partecipazione a mostre di rilevanza internazionale sia in Italia che all’estero – Tokio, Bristol, Innsbruck, Dubai, Miami – ed è stato inserito nell’Atlante dell’Arte Contemporanea 2024 edito da Giunti e in partnership con Start Group e con il Metropolitan Museum di New York.

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Pubblicato da
Marta Lock

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