Ho tra le mani il tuo ultimo libro, scritto a quattro mani con il cantautore Cafiero che parla della sua vita. Quando l’hai conosciuto? Che cosa ti ha immediatamente colpito di lui?
Ho conosciuto Salvatore Cafiero nel 2020 la prima volta. Ho avuto l’onore e il piacere di intervistarlo per un magazine italiano e, proprio in seguito a quella esperienza, lui stesso mi ha chiesto di scrivere un libro a quattro mani. Credo che abbia percepito sin da subito che potevo essere per lui l’editor giusta. Inizialmente io non volevo firmarmi, ma lui non ha mai avuto dubbi su questo, ha sempre definito chiaramente il libro: un nostro lavoro.
Ma noi siamo molto curiosi e vogliamo sapere quale stata la genesi dell’opera…
Come in tutte le collaborazioni e nei progetti “sperimentali o pilota” ci siamo sentiti, incontrati e abbiamo fatto insieme un piano di lavoro. Salvatore aveva le idee ben chiare su cosa voleva raccontare in questo “diario”, perché, lo sottolineo, lui non ha mai pensato o preteso di scrivere un libro autobiografico che lo presentasse come un “personaggio del mondo dello spettacolo”, ma il suo, il nostro fine, è stato sin da subito quello di raccontare una storia che potesse, in qualche modo, aiutare quelle persone che nella vita hanno avuto un trascorso simile al suo.
Avete lavorato “a distanza”: quanto ti ha aiutato la tua sensibilità a scrivere insieme a lui?
Abbiamo lavorato a distanza per la maggior parte della stesura del libro per causa di forza maggiore, purtroppo la pandemia ha bloccato molte attività. La mia sensibilità è stata fondamentale per entrare nel mondo di questo uomo e artista che definisco straordinario e per il quale ho molta stima. Non sono nuova a collaborazioni, altroché le prediligo, però non avevo mai scritto una storia come questa. Ovviamente non è sufficiente essere empatici, è doveroso sottolineare che il mio background in merito ai miei studi in campo psicologico, le mie attività in ambito sociale, la mia esperienza ventennale in campo manageriale e dell’editoria hanno fatto la differenza. Mi preme sottolineare questi aspetti, perché potrebbe risultare troppo riduttivo, affermare che la sensibilità sola possa portare simili risultati.
Io mi butto a capofitto in tutte le cose solo dopo aver valutato attentamente tutte le variabili del caso, amo portare a termine ogni cosa, ogni progetto, ogni collaborazione e inoltre adoro i particolari, le peculiarità, le sfumature e molte volte posso risultare molto pignola (essere pignoli è sinonimo di accuratezza), ma credo che queste caratteristiche possano poi fare la differenza in tutto e “Phoenix” ne è la prova, non lo affermo io, ma lo dimostra l’editore che ha creduto in noi, Giulio Perrone, e il pubblico che sta apprezzando la nostra opera.
Se ti proponessero di trarre un film dal vostro libro, te la sentiresti di scrivere una sceneggiatura?
Ma certo che sì! Per me sarebbe una sfida e una nuova esperienza che farei senza ombra di dubbio. Conoscendomi mi documenterei e mi farei affiancare da professionisti, perché non ho mai scritto una sceneggiatura, ma sono sicura che, come tutte le novità, mi porterebbe molta ricchezza sia nell’acquisire nuove competenze che per sostanza ed esperienza personale.
Che rapporto hai con il Cinema?
Un rapporto stupendo come fruitrice di contenuti, ma in merito a esperienze sul campo, a livello professionale, ho fatto molto poco. In questo potrebbe sicuramente rispondervi Salvatore che ha molta più esperienza di me, come produttore, musicista e cantautore; infatti ha girato innumerevoli video clip ed è stato su diversi set artistici nazionali e internazionali. La sua musica è stata inserita anche nel film “Sulla giostra”diretto da Giorgia Cecere, con Claudia Gerini e Lucia Sardo, trasmesso al Cinema a partire dallo scorso 30 settembre 2021.
Credi che in qualche maniera la tua scrittura abbia uno stampo visivo e cinematografico?
L’ho pensato sin da subito, a mio avviso “Phoenix” potrebbe essere un’ottima serie televisiva e accosterei al protagonista un attore italiano del calibro di Primo Reggiani per un Cafiero attuale, mentre un Alessandro Gassman per un Salvatore adulto.
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