Cultura

Lo scrittore, la lampada, il ladro

Diego osserva sconsolato i numerosi pacchi dei propri libri invenduti. Come scrittore non guadagna nulla, per necessità cerca cianfrusaglie in soffitta per mostrarle ad un ferrivecchi. Trova un’ antica lampada ad olio e tenta la sorte sperando nella magia di un Genio. Si presenterà a Diego, all’improvviso, un personaggio misterioso …

“Uffa sei giovane, hai ancora strada da fare eh. Da maturare. Non penserai che un testo diventi ‘ best seller ‘ così in un istante?”

Diego sospirò davanti alla propria Agente: “Beh un best seller no, ma almeno qualche copia venduta…”.

Quel giorno nell’ufficio di Denise dovevano essere fatti i conti; molto semplici in verità, dato che la contabilità parlava chiaro: dieci copie vendute nell’ultimo trimestre.

“Denise, dieci ti rendi conto? Nemmeno tutti i miei parenti hanno comprato il mio libro! Una catastrofe. Guarda!” e Diego accennò sconsolato ai pacchi degli invenduti allineati in un angolo della sala.

“Caro, lo sai che ho i canali giusti per la distribuzione. Solo che in questi ultimi tempi librerie e biblioteche si sono chiuse a riccio e…”.

Diego s’ alzò con fare sconfitto: “Non vendo nemmeno su Internet. Un fallimento. Non pretenderai di essere pagata ?! Sono al verde! Non riprenderò neanche le spese!” e con sguardo basso uscì dall’ ufficio di Denise. Una débâcle.

A casa il giovane scrittore cercò di tirarsi su il morale, ma inutilmente davanti alle bollette da saldare e mille inghippi da svicolare. Ebbe l’idea di rimediare un po’ di soldi vendendo alla fine tutti gli oggetti alla rinfusa in soffitta. Il padrone del Conto-Vendita era un amico e gli sarebbe venuto incontro.

Accatastati, nell’incerta luce di una torcia, trovò di nuovo rimanenze di propri libri, mobili a pezzi e giocattoli di quando era piccolo. In una cesta raccolse tutto quello che gli parve accettabile da un ferrivecchi e poi al ritorno, prima della scaletta di legno per scendere al piano, inciampò in un oggetto di metallo.

Era una piccola lampada ad olio, c’erano ancora tracce del moccolo. Il manico era graziosamente lavorato ad onde e conferiva al piccolo ritrovato una certa eleganza.

“Bella questa lampada. Avrà cent’anni non so. Di qualche nonno o zio chissà. Però però non la vendo. Queste cose vecchie hanno un Genio dentro, lo so!”.

Appena seduto in cucina, sfregò delicatamente l’angolo del beccuccio, quindi più vigorosamente la pancia della lampada.

“Nulla, non è comparso nessuno. Più scemo io a fare queste cose. La Magia ha un prezzo… menomale non lo devo pagare. Così va la vita: chi paga la Magia, e chi paga le bollette”.

E pieno di rabbia scagliò lontano l’oggetto, che rimbalzò più volte senza rompersi. Diego depresso prese la cesta ripiena e s’ avviò al negozio del Conto-Vendita.

Abdel era un ragazzino libanese che se la passava con espedienti. Orfano, da due anni viveva per strada e per lui non valeva il famoso detto “la strada gli ha insegnato la vita” perché era lui semmai ad aver insegnato alla strada. Infatti Abdel -quattordici anni di sofferenze- era sveglio fantasioso ed ottimista oltre ogni limite. Tutti lo aiutavano perché amico di tutti. Trovava sempre da mangiare bere e dormire, ogni volta in un posto diverso. Accattone e nomade.

Abdel si ritrovò quel giorno a passare sotto casa di Diego.

Il ragazzino non conosceva quella zona, ma gli occhi acuti individuarono subito una finestra aperta. Non era a grande altezza, infatti disse tra sé: ora mi camuffo un po’ ed entro.

Si levò dal collo la sciarpa colorata e se la giro’ intorno al viso lasciando scoperti solo gli occhi. Dal sacchetto che portava a tracolla scelse due stracci e con questi coprì le mani.

Afferrò il tubo a terra della grondaia e con estrema agilità raggiunse la finestra aperta. In pochi secondi fu nell’appartamento di Diego, sbirciò nella penombra e s’ accorse di essere fortunatamente solo.

Iniziò a cercare le cose più costose e da piazzare con facilità,ma a parte poche monete ed un tablet non gli piacque niente. Poi adocchiò la bella lampada in terra: l’afferro’ e “ questa sì che riesco a piazzarla!” disse soddisfatto.

Abdel era ancora con la mano sulla lampada quando una nuvola grigia uscì fischiando dal moccolo. Il ragazzino gridò, la nuvola prese una forma vagamente umana.

“Chi osa profanare la mia dimora?” gridò quella specie di ectoplasma grigio.

Abdel ne aveva viste tante, ma quella no.

“Io… io…” balbettò.

La forma – Genio della lampada risvegliato dopo centinaia di anni- prese atto della risposta.

Allungò un braccio a tenaglia e un lampo rosso colpì Abdel impietrito. Dopo poco la nuvoletta si disperse e restò, al posto del ragazzino, una grande farfalla blu. Il Genio, soddisfatto della trasformazione, si rituffò nel moccolo per riprendere in pace il sonno centenario.

In quel momento ritornò Diego. Posò in un angolo della sala la cesta ormai vuota e osservò due cose strane: una enorme farfalla blu posata sulla tavola, e la lampada non sul pavimento dove l’aveva scagliata prima, ma appoggiata ad una sedia.

“Oh cavolo, tutte cose da buttare!” gridò inferocito.

Diego era di pessimo umore, la vendita degli oggetti gli aveva reso poco… ed avrebbe dovuto aspettare per l’incasso. Quindi non esitò ad afferrare la misera farfalla per un’ala e cacciarla fuori dalla finestra. Poi toccò alla graziosa lampada: scagliò anche quella sul marciapiede in basso, dopo essersi accertato che non passasse nessuno.

Ebbene, da tempo immemorabile i Geni si erano distinti per potere forza e pazienza. Quest’ultima, ad un Genio svegliato dopo trecent’ anni per ben due volte nel giro di venti minuti, era giusto che venisse meno.

Infatti l’ectoplasma umanoide si scosse di nuovo dal moccolo e si lanciò verso l’apertura per vedere chi aveva osato profanare il sonno. Poco dopo, dalla finestra uscì una seconda farfalla blu. Questo accadde perché lo scrittore aveva scelto che era più importante pagare le bollette piuttosto che la Magia.

Il Genio finalmente rientrò nella lampada. Contemporaneamente lanciò un incantesimo di occultamento e la lampada diventò invisibile. Quei tempi non erano degni di Magia, nemmeno gratuita.

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Pubblicato da
Alice Brunner

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