Nel corso della storia dell’arte la donna è stata raffigurata e descritta in molteplici modi e con differenti intenzioni espressive in base all’autore che sceglieva di renderla protagonista: è stata eterea, divina, peccatrice, nobile, aristocratica, sofferente. Questo perché spiegarne il mistero sotto ogni sfaccettatura è stata una sfida accolta dagli artisti di tutti i tempi eppure mai vinta proprio in virtù della mutevolezza e della unicità del suo approccio alla vita. L’artista di cui vi parlerò oggi sceglie di renderla protagonista della sua produzione artistica rappresentandola nella sua diversità che svanisce però davanti alla sua essenza più profonda.
La figura femminile ha sempre avuto un fascino irresistibile per gli artisti, suscitando in loro emozioni che li conducevano a idealizzarla, dandole un’aura eterea ma poco umana, poco reale, intrappolandola così in un ruolo che non rendeva giustizia alla sua complessa sostanza interiore. Da Leonardo da Vinci a Botticelli, da Vermeer a Tiziano, solo per citarne alcuni, la donna è stata immortalata come musa ispiratrice, dea, simbolo da adorare; con l’avanzare dei secoli però è avvenuta una trasformazione della società e anche della libertà femminile che ha cominciato a rifiutare le catene formali a cui si era dovuta attenere fino a poco prima e ha trovato un nuovo modo di esprimersi durante la Belle Epoque. A quel punto, di conseguenza, è mutato anche lo sguardo attraverso cui molti artisti la osservavano svelandone anche gli aspetti più peccaminosi, più tentatori, più libertini. Tolouse-Lautrec, Gustav Klimt, Egon Schiele esplorarono l’aspetto carnale, sempre però subordinandola al loro sentire, al loro percepire quelle sirene ammaliatrici che si trovavano di fronte. A parte qualche raro caso come Artemisia Genileschi, Fede Galizia ed Elisabeth Vigée Le Brun, prima dell’Ottocento non vi furono molte artiste, dunque non si è potuta avere un’interpretazione della femminilità nella sua accezione più reale, più quotidiana, più ordinaria. Poi però i tempi mutarono, la donna si emancipò dal ruolo che la società le attribuiva e il Novecento vide nascere talenti pittorici indiscussi che hanno dato un punto di vista inedito su un mondo femminile inesplorato, spesso filtrato da esperienze tragiche e sofferenze che ha fatto da base e da punto focale della loro produzione. Da Frida Khalo a Tamara de Lempicka, da Suzanne Valadon a Margareth Keane, il Ventesimo secolo vide affermarsi questi talenti che furono non solo grandi pittrici le cui opere sono diventate icone del Novecento, ma anche grandi donne che hanno manifestato tutto lo spirito combattivo e ribelle di chi ha bisogno di far sentire la propria voce. L’artista tedesca Anja Ziegler, attraverso un morbido e soffuso stile in bilico tra Realismo ed Espressionismo, esplora di opera in opera il complesso mondo a cui lei stessa appartiene e che dunque diviene più facile da decifrare, da interpretare, non da idealizzare, scegliendo un punto di vista cosmopolita.
Descrive e racconta donne di ogni parte del mondo, ognuna con le proprie tradizioni, con il proprio modo di adornarsi e curarsi sulla base delle consuetudini del luogo in cui sono cresciute; diverse dunque eppure simili nell’essenza, con quella mescolanza di dolcezza e forza, di calma e di aggressività, qualora fosse necessaria, di timidezza e di sfrontatezza che rendono l’universo femminile un mistero irrisolto per gli uomini, ma un terreno in cui capirsi e solidalizzare per le donne.
Ritrae figure a cui spesso non attribuisce un titolo simbolico bensì le contraddistingue con il nome proprio delle protagoniste per sottolineare ed evidenziare l’individualità e l’unicità delle loro personalità che vengono svelate e amplificate dalle tonalità fortemente Espressioniste scelte per far pulsare la loro anima, le loro emozioni, quell’accordo perfetto tra i frammenti di immagine colti dalla Ziegler e le sensazioni che da quell’istante si generano e che ne delineano l’approccio alla vita e la naturale reazione agli eventi.
L’egiziana Amunet, la giapponese Sachiko, l’africana Nubia, sono solo apparentemente differenti per il colore della pelle e per l’abbigliamento che contraddistingue il luogo a cui appartengono, declinazioni di un’essenza che le accomuna, così come le loro espressioni, la loro sensibilità e il loro sentire sono simili, vicini proprio perché legati a un’emotività che non ha razza, colore o religione, semplicemente è parte di uno sfaccettato e delicato universo dentro cui ogni donna si perde e da cui attinge anche la forza per sollevare lo sguardo, per trovare la fierezza e il coraggio di far valere la propria personalità e la propria volontà.
L’opera No rappresenta un simbolo per il mondo femminile, quella capacità di imporre una scelta, a volte anche con eccessiva forza che solo in alcune circostanze riesce a manifestarsi, necessaria a difendersi o a prendersi l’autonomia, l’indipendenza e il diritto di liberarsi dalle catene sociali che troppo spesso ancora la imprigionano; ma vuole anche essere una presa di posizione contro la violenza che si consuma in ogni angolo del mondo contro la donna.
E ancora, in Together is better (Insieme è meglio) l’artista sottolinea l’importanza della solidarietà, dell’amicizia, del sostegno e della condivisione di cui la donna ha tanto bisogno per sentirsi compresa, perché solo un’altra come lei può capire i timori, le insicurezze, le paure, e in virtù di quella consapevolezza aiutarla, e aiutarsi vicendevolmente, ad avere uno sguardo più sereno, più scanzonato, sdrammatizzando e ridendo insieme delle vicissitudini della vita. Ogni tela è circondata da un’atmosfera soffusa, eterea, come se Anja Ziegler volesse porre in evidenza solo ciò che è essenziale, solo le espressioni, i volti delle sue protagoniste, lasciando allo sfondo il compito di narrare i veri colori della loro interiorità, le sensazioni che fuoriescono e che le avvolgono in base al momento che stanno vivendo, a volte più malinconico, altre più sognante, e altre più impetuoso. Artista da sempre Anja Ziegler ha una formazione accademica che le ha consentito di farsi notare dagli addetti ai lavori e vincendo importanti premi di pittura fin da giovanissima; nel corso degli anni ha partecipato a molte mostre collettive e personali sia in Germania che in altri paesi europei, è stata protagonista di trasmissioni televisive sull’arte e le sue opere sono inserite in importanti pubblicazioni internazionali.
ANJA ZIEGLER-CONTATTI
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