“L’Ovulo Rosso nel Sottobosco” Inno alla vita di Nico Cocucci

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l'ovulo rossoNicola Cocucci, per gli amici Nico, ci ha lasciato come eredità, la sua intensa vita descritta ampiamente nel suo libro che gira in diversi social e vedrà la stampa prossimamente. É stato scritto nel tempo libero: nell’epoca di transizione tra aver lasciato la sua intensa attività lavorativa e prima di essere portato via all’affetto dei suoi cari ed amici. Il suo libro fa ampi riferimenti dagli anni ‘30 dello scorso secolo fino ai giorni nostri.

Una vita intensa, infatti spazia dettagliatamente dalla sua infanzia: nato a Casalduni, figlio di un medico condotto discendente da una famiglia di proprietari terrieri del sud, una vita spensierata con i suoi sette fratelli, ma anche turbata e sollecitata dall’esperienza della guerra durante l’adolescenza, una maturazione intellettuale guidata dalla scoperta continua della bellezza e della crudeltà della natura. Nico non si sottrae ad una minuziosa descrizione della natura che lo circonda, alle sue prime scoperte sessuali e sensuali, con una sua certa predisposizione alla loro ricerca continua, fino al richiamo definitivo di Carmela, la sua vera donna importante e determinante, anche lei medico che lo ha preceduto alla morte a causa del covid.

Carmela fu l’amore, capelli ed occhi neri vivaci e dolcissimi con voce squillante, fu una delle prime donne laureate in medicina agli inizi degli anni cinquanta. La loro vita fu commistione di piaceri, cervello, idee e sensi ed attività in comune. L’esaltazione del piacere di vivere insieme fu coronato dalla nascita dei loro amati tre figli: Ferdinando, Laura, Alessandra.

Ma Nico, diventando adulto, e laureandosi, non fu solamente medico, dopo diversi trasferimenti del padre per motivi di lavoro, si trovò a vivere a Milano e sin da giovane, già ai tempi del liceo entrò nel partito socialista, nella sezione di Lambrate, dove lo proposero subito come segretario.

Nella sezione di Lambrate conobbe e diventò amico di Bettino Craxi, per anni furono “compagni”, condividendo le stesse idee politiche, ma dopo un’attività intensa durata molti anni, ne uscì deluso, perché le idee politiche iniziali del partito erano cambiate rispetto alle sue, pur avendo avuto cariche importanti come quella di consigliere della Provincia di Milano negli anni ’70 e componente dei consigli di amministrazione dei principali enti ospedalieri milanesi negli anni ‘60 e ’70.

Aiutò molto anche gli operai alla chiusura della ditta Innocenti, famosa ditta di autovetture.
L’allontanamento dalla politica avvenne ancor prima del 1990, periodo noto anche per la Malasanità, per dedicarsi ad altri interessi, come lo scrivere poesie, dipingere ed anche la musica. Lui è stato amatore e frequentatore di palchi della Scala.

Sempre dichiarava di non essere un avido di denaro, ma di partecipazione: personaggio ecclettico, amante della vita, fu scrittore, collaboratore d’arte, musicista, poeta ed anche librettista, infatti insieme a Fulvio Brigo, suo compositore musicale, scrisse l’opera il Vangelo secondo Giuda.

L’opera prevedeva un organico di 8 voci, 2 tenori, 3 soprani, un baritono ed un contralto, ispirata al dramma di Giuda predestinato alla sua sorte di traditore, Cocucci, nella sua scrittura, si era posto il dubbio, se davvero Giuda era un colpevole oppure solo designato dal volere divino. Lui abituato agli applausi dopo le sue oratorie ai suoi comizi, aveva confessato di non essersi mai sentito così emozionato.

Molte furono anche le soddisfazioni date e ricevute nell’ambito famigliare, nel sociale ed in ogni situazione dove poteva essere un “attore”, ma anche un giacobino inguaribile, come ha dichiarato, il figlio in un social pubblico.

Credo sia corretto concludere con quello che i figli di Nico Cocucci hanno scritto su un socialnetwork la data del compleanno, quando già purtroppo era passato a miglior vita e che personalmente condivido anch’io:

L’Ovulo Rosso nel Sottobosco” è il suo viaggio fantastico, lungo 100 anni e più. Era nato, come tanti di questa generazione falcidiata dal virus, con i piedi nell’Ancien Regime e ha messo la testa, dato uno sguardo, nel futuro liquido, istantaneo, frammentato e pauroso dei Millennials. Il Secolo Lungo. Un inno alla vita. Al vorace bisogno di vita. Raccontare da dove veniamo e di cosa siamo stati e siamo testimoni, per essere ancora più affamati. Ci ha insegnato che la vita è misteriosa, paurosa e sempre bellissima. Anche nella morte. E se in questo viaggio – “turgido” si potrebbe dire – il pudore dà alle ultime pagine qualcosa di crepuscolare, sappiamo che in realtà non è mai stato così. “Non sarò mai un moderato!”, spesso dichiarava. E allora… “Allons Enfants!”.

Queste “Memorie Sparse” ci aveva chiesto di farle conoscere. Questo è il suo manoscritto originale. Fatene l’uso che volete. Leggetelo, se avete voglia, e distribuitelo più che potete, come un vaccino benefico.

A cura di Gioia Logiri