L’inedito è estratto dall’album “Sputnik”, previsto in uscita per l’8 giugno, e celebra l’inizio di un nuovo tour, di un nuovo anno vulcanico ricco di novità che già dal video “spaziale” di “Una grande festa” si possono ben denotare e assaporare. Un contest davvero particolare, diretto da Niccolò Celaia e Antonio Usbergo di YouNuts Production, che vede Carboni e modelle come protagonisti sotto un ombrellone piantato sul terreno rosso extraterrestre a giocare a pallone, a cantare, a suonare, a fare cose usuali da umani ma in una dimensione non terrena.
Vestiti di lucicchini, parrucche violette, occhiali colorati e rigorosamente neri per Carboni, mini corpetti con gonne ampie a ruota tagliate e asimettriche, giacche argentate, frange, shorts si mescolano in uno stile che va dal palcoscenico al set lunare di fantascienza a ricordo delle prime serie televisive a colori degli anni ’60 e ’70 legate al tema degli UFO.
Il testo richiama l’estate e l’attualità del pericolo reale di una guerra nucleare imminente, la voglia di andare al mare, di fare una grande festa, di vivere un’estate tridimensionale e un agosto che già brucia in petto.
“Parlare della sfiga / proprio non si può, la morte non è mai stato un argomento pop, rabbia e protesta, dolore e ingiustizia non brillano neanche un po’”, canta il cantautore all’inizio del brano annoverando grandi temi che sostiene siano da tralasciare in un singolo di piacevole assorbimento. “E alla tendenza degli essere umani di essere per natura tristi” subito dopo controbatte, però, con un inno alla vita e alla bella stagione di divertimento che sta per arrivare.
“Il pop è qui per dimostrarci che non è poi così dura”, afferma Carboni senza rievocare alcun argomento di grave serietà di cui accenna in apertura ma solo celebrando la festa che il mondo si aspetta.
E di nuovo incalza: “Ma come è bella la vita e la tua faccia alle 6 di mattina”, facendo riferimento alla bellezza intrisa in un ballo che dura fino all’alba e a un amore che più volte viene posto sotto i riflettori con una fede al dito che si esalta tra il corteo di modelle asettiche nei gesti e nelle espressioni e una straordinarietà di situazione che risulta surreale ma non del tutto se accompagnata a un cantare la semplicità di un vivere lietamente con frasi che finiscono in no o che ho, in frasi ritmate cioè in un testo che si autocelebra da sé nel danzare la festa.
La società che ha alle spalle la racconta con venti tossici e minacciosi, le problematiche che perdurano nei secoli senza indugiare e la spontaneità di una magia che trionfa nell’estate in arrivo e nel divertimento di una vita degna di essere vissuta se considerata bella quale è.
Monica Baldini
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