M5S, Di Battista: ‘Stop ai 2 mandati? Non sarebbe il mio Movimento’

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ROMA – “Non sarebbe più il Movimento in cui mi ritroverei. Restare fermi a due mandati non è un’opzione, ma una regola fondativa del Movimento”. Risponde così Alessandro Di Battista a Bruno Vespa che gli chiede se sia pronto a lasciare il Movimento qualora si dovesse decidere per un terzo mandato anche ai parlamentari. Nel libro di Vespa “Perché l’Italia amò Mussolini e come ha resistito alla dittatura del virus” in uscita il 29 ottobre da Mondadori Railibri, Di Battista dice che “il Movimento si sta indebolendo perché sta tornando al bipolarismo. Il M5S è nato per ostacolare il bipolarismo che è il sistema più gradito all’establishment grazie al principio della finta alternanza e della spartizione di potere con le nomine”.

La stessa linea era stata espressa giovedì da Davide Casaleggio in una lunga intervista: “Ad agosto è stato votato un documento in cui gli iscritti dovrebbero esprimersi sulle alleanze Comune per Comune, e non necessariamente con il Pd – afferma Casaleggio nel libro di Vespa – Ritengo che sarebbe meglio guardare alle liste civiche che non ai partiti. E’ difficile imporre dall’alto alleanze locali. La differenza tra partito e movimento è proprio questa. Nei partiti tre persone si riuniscono a Roma e decidono che cosa fare in un paesino della Val d’Aosta. Abbiamo visto come sia stato difficile fare alleanze in Campania o in Emilia Romagna dove il M5s aveva sempre combattuto contro le politiche portate avanti dal Pd come ad esempio in materia di inceneritori o di acqua pubblica”.

“Rousseau è un metodo di partecipazione dal basso scritto in tutte le carte fondative del MoVimento 5 Stelle – aggiunge Casaleggio – Il metodo di partecipazione dal basso è inscindibile dal concetto stesso di Movimento. Altrimenti si passa all’organizzazione di partito”.