“Mai” è il nuovo singolo di Caspio: “È un nuovo inizio”

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“In ‘mai’ caspio si guarda alle spalle e si rivede. Non è mai stato pieno di speranze, ma forse le ha solo nascoste per non deludere se stesso. Gli sarebbe piaciuto essere diverso, prendere altre strade, avere altre opportunità”

caspioMai“, il nuovo singolo di Caspio (fuori per Le Siepi Dischi, in distribuzione Believe International). Un nuovo capitolo per l’atipico cantautore nato a Roma, ma trapiantato a Trieste che si muove influenze che derivano dagli anni Novanta, passando per il trip hop dei Massive Attack o dei Nine Inch Nails ed elettronica anni Ottanta. mai è un manifesto generazionale e che descrive una generazione, quella dei trentacinquenni, difficile da definire. “Millenials” li chiamano, per il solo merito di aver assistito alla rivoluzione digitale e di essere stati coscienti – ma non troppo – quando il 2000 è diventato l’oggi. Una generazione disillusa da un lavoro che non si fa trovare, piegata da una società che non appartiene loro, sempre troppo giovani o troppo vecchi, rattristata da genitori che, per la prima volta della storia, stanno meglio di loro. Istruiti, cinici, scettici, in grado di reinventarsi: caspio omaggia la sua generazione. Una generazione che ha voglia di riprendersi ciò che le spetta, che ha voglia di riscatto. Una generazione che non si arrende, che non molla.

Caspio ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Mai” è il tuo nuovo singolo, di che cosa si tratta?

“mai” è un nuovo inizio. Se mi guardo alle spalle forse mi sarebbe piaciuto essere diverso, aver preso strade differenti, avere avuto altre opportunità.

Cosa vuoi trasmettere con questo brano?

C’è un po’ di nostalgia per i tempi che non ci sono più e un po’ di rabbia come carburante per continuare la propria strada. C’è la consapevolezza che nulla è scritto nella pietra.

Quali sono secondo te i pregi e i difetti della tua generazione?

Un pregio: nonostante tutto ci crediamo ancora, insistiamo, a testa bassa, e perseguiamo i nostri obiettivi. Un difetto: abbiamo ascoltato più gli altri che noi stessi e ci siamo trovati, un po’ spiazzati, a vivere vite che non ci appartengono davvero.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Credo che tutto dipenda dal fatto che ho sempre avuto musica, degli altri ma anche mia, nella testa dalla mattina alla sera. Da lì a imbracciare la chitarra di mia madre è stato un attimo.