“Malamore”, esordio discografico per la rock band La Faida

192

la faida

Durante il lockdown abbiamo iniziato a lavorare a distanza, scegliendo l’italiano come lingua per poter esprimere al meglio le nostre urgenze comunicative

Malamore” è una riflessione solitaria, un flusso di coscienza messo in versi e in musica. Una ballad rock, scritta durante il lockdown, che parla di quanto sia difficile vivere, ancora oggi, la quotidianità insieme alla persona che si ama, chiunque essa sia, senza che il pregiudizio della società vada a rovinare questo amore fino a renderlo difficile, pieno di contrasti. “Malamore”, distribuita da Universal Music Italia, parla proprio di quante difficoltà nascono dal dover far fronte alle discriminazioni che un sentimento puro e naturale come l’amore, in qualsiasi sua forma, deve affrontare oggi perché non accettato dalla società e bollato come diverso in partenza.

La Faida ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Malamore” rappresenta il vostro esordio discografico, di che cosa si tratta?

Si tratta della prima tappa del nostro percorso, iniziato dalla collaborazione col leggendario Pietro Foresti, dalla firma con la Universal, dalle date con la Strana Officina. Emozioni stupende, esperienze magnifiche, ed è ancora l’inizio! Si tratta, tra tutte le canzoni che abbiamo, della canzone che parla del primo sentimento che, fin da piccoli, andiamo a provare, l’amore.

Cosa volete trasmettere con questo brano?

Malamore è una riflessione paranoica frutto di tutte le discriminazioni, i dubbi, i pregiudizi che ogni forma d’amore deve subire da parte di un certo tipo di società. Vogliamo trasmettere le ansie, le paure, ma al tempo stesso le speranze e la fiducia che, contro ogni discriminazione, contro ogni negatività, qualsiasi forma di amore vero alla fine dà.

C’è anche un videoclip, come si caratterizza?

Il videoclip, prodotto dallo Studio Nubes, è secondo noi, un andare ad evidenziare visualmente ciò che la musica e le parole esprimono. I teli che spersonalizzano, che rendono difficile il riconoscimento di sé nell’altro, che ad un certo punto rendono complicato anche un gesto così semplice come un abbraccio, vengono squarciati, e l’oppressione asfissiante della plastica lascia posto a volti, persone, soggetti, individualità differenti, ognuno con la propria storia, ognuno col proprio diritto ad amare.

Come nasce il vostro progetto musicale?

Nasce al Whisky a Gogo nel gennaio 2020. Suonavamo con due band diverse ed è stato feeling a prima vista. Subito dopo ci siamo contattati, abbiamo parlato ed è nata la Faida, in pieno lockdown, prima e seconda ondata, in cui abbiamo composto, ci siamo consolidati col sound e abbiamo consolidato l’idea dietro il progetto e, ovviamente, il nome la Faida: vendicare con la nostra musica tutti i torti subiti, le discriminazioni, lo sfruttamento che tutti noi abbiamo subito e continuiamo a subire.