PESCARA – Sono stati consegnati ieri sera, nella splendida cornice di Piazza Salotto a Pescara, i 44i Premi Internazionali Flaiano. Pegaso d’Oro anche per Marco Giallini, per l’interpretazione di “Rocco Schiavone”.
“La faccia cattiva dal cuore buono”. Così è stato definito l’attore romano. Un volto che potrebbe addirsi a quello di un maestro elementare. “Io ho il cuore buonissimo. Fare il maestro elementare era uno dei miei tanti sogni. Mi sarebbe piaciuto. Nonostante la faccia. Mi piacciono e mi piacevano molto i bambini quando ero ragazzo”.
Ciò che affascina di lui è la capacità di interpretare tanti ruoli diversi, svolti tutti come se fossero la sua vera personalità. Ne manca, però, uno. Il sogno nel cassetto è, infatti, quello di poter rappresentare un attore noir, anche oltre confine. “Avevo avuto contatti con un regista francese. Poi la mia vita ha preso una piega diversa. Comunque non si sa mai. Io sono pronto”.
Giallini è apparso molto soddisfatto di ricevere il riconoscimento. “É il mio secondo premio. Il primo è stato con “Tutta colpa di Freud” di Paolo Genovese”, ha dichiarato l’attore. Che ha ricordato di avere avuto la fortuna negli ultimi anni di lavorare con Amelio, “uno dei più grandi registi che abbiamo in Italia”, e Carpentieri. E che poi, spronato dalle domande, ha fatto alcune considerazioni: sul suo rapporto con la televisione, sul ruolo dell’attore al giorno d’oggi e sul suo rapporto con Pescara.
“Ho fatto poca televisione. Non per snobbismo. Non ero stato definito uno con la faccia rassicurante, facevo paura. Della televisione ricordo quando mi è capitato di girare otto-nove scene in mezzo a tre metri di neve. Sono caduto in mezzo alla neve e ho dovuto riprendere subito…Dai, Giallini!… Nemmeno il tempo di cambiarmi. La televisione è così”.
“Questo lavoro è amore, dolore, felicità. É quello che dai al personaggio. Poi c’è chi ci mette di più e chi ci mette di meno. Resta comunque un lavoro di sentimento. Di cuore, di cervello. Purtroppo arriva anche chi non ci mette niente. Ci sono molti che si improvvisano e non sanno fare il proprio lavoro. Come in tutti i mestieri. Ci si improvvisa attori così come si diventa imbianchini senza saperlo fare. E a differenza di quanto avviene per chi vuole fare il calciatore, al quale è richiesto di saper giocare, qui è possibile.
Consigli per diventare buoni attori? Bisogna avere talento. Poi si possono osservare i buoni maestri, si può imparare da loro a stare sul palcoscenico. Ma il talento lo si ha o non lo si ha. É dentro. A volte capita di guardare un film proprio perché c’è quel tale attore, anche se il film non merita. Il talento è il valore aggiunto”.
Sul suo rapporto con Pescara ha citato un simpatico episodio. “Di Pescara ricordo un amico che quando lo chiamavo mi rispondeva sempre “Stefano non ci sta”. Mi risuona ancora questa frase. Il mio rapporto con Pescara è fatto di questo”.
A cura di Marina Denegri, foto del fotografo Roberto Di Blasio
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