Il percorso di ogni artista segna e sottolinea l’esigenza, più o meno urgente, di manifestare una creatività che c’è ma che non sempre può manifestarsi con chiarezza fin da subito; alcune volte ha bisogno di essere lasciata da parte per poi emergere in modo chiaro e con maggiore consapevolezza, trovando nel contempo anche il canale privilegiato per esprimersi. L’artista protagonista di oggi ha avuto bisogno di distaccarsi dal suo lato creativo per lasciare che maturasse in lui la scelta dello stile attraverso il quale avrebbe fatto sentire la sua voce.
Massimiliano Sciuccati, lombardo di Legnano, sente fin da subito il richiamo verso l’arte, disciplina che lo appassiona al punto di scegliere gli studi accademici; la sua indole tuttavia gli impedisce di restare all’interno di schemi e regole che non sente affini alla propria natura, quindi decide di interrompere il suo percorso scolastico per intraprendere una strada differente. Nel momento in cui però comprende di poter tornare alla sua vecchia passione pur mantenendo intatta la sua libertà di espressione, di pensiero e di azione, riscopre il piacere della pittura che non riesce più a fermarsi dall’esercitare.
Lo stile pittorico più affine alle sue corde, ribelli e allergiche alle regole classiche, lo spinge a prediligere l’Espressionismo, corrente fondamentale per tutta quella schiera di artisti dell’inizio del Novecento che volevano distaccarsi dall’esigenza di attenersi alla realtà oggettiva del Realismo, e all’interpretare l’estetica attraverso luci e colori naturali, il più vicini possibili a quelli osservati nella realtà circostante, tipicamente impressionisti. L’Espressionismo arriva a stravolgere gli schemi precedenti trasformando l’atto pittorico in manifestazione pura e senza filtri dei moti interiori, in cui il colore non è mezzo per rappresentare ciò che è bensì diviene strumento per raccontare stati d’animo, emozioni e sensazioni che l’artista vive davanti alla scena o ai soggetti che sceglie di immortalare nelle sue tele. L’evoluzione di quel movimento pittorico fu L’Espressionismo Astratto che ha di fatto liberato ancor di più quello stile da ogni tipo di gabbia o schema mescolando l’indefinito dell’Astrattismo con l’azione, l’impulso, il gesto immediato dell’Espressionismo.
Massimiliano Sciuccati si inserisce in questa sintesi in modo del tutto personale, prendendone l’immediatezza del gesto creativo che utilizza per tirare fuori in maniera dirompente la voce interiore che sente la necessità di comunicare verso l’esterno, a volte scegliendo di inserire nella tela parentesi di dripping per enfatizzare maggiormente l’intensità di ciò che sta manifestando.
Al tempo stesso però non rinuncia alla figurazione che gli è necessaria per raccontare concetti profondi, sociali e sociologici in alcune opere come in Parallel worlds, che altrimenti resterebbero più ermetici, meno chiari laddove invece la sua voce sente il bisogno di raccontare eccessi e automatismi di una società, quella contemporanea, che troppo spesso dimentica l’essenza in favore della forma. Predilige narrare il femmineo Sciuccati, forse perché gli appare un mistero ancora da scoprire, da decifrare, ed è per questo che sembra volersi porre in ascolto delle profondità dell’animo femminile, più capace di entrare in comunicazione con la parte più nascosta del sé e che per questo diviene regina ed esempio per l’uomo che, al contrario, tende a tenere le emozioni racchiuse nell’intimo.
Le sue protagoniste riflettono, gridano sensazioni che le travolgono, si lasciano trasportare da un esterno in cui a volte si sentono a disagio perché entra in contrasto con un’essenza più delicata e fragile, si proteggono oscurando il loro sguardo, come nelle opere Medusa e Mistery (l’immagine in copertina articolo), per evitare di vedere realtà che potrebbero ferirle e dunque scelgono di lasciare fuori un mondo che non è capace di osservarle anziché solo distrattamente guardarle. Sciuccati dunque ne diviene osservatore ma al tempo stesso interprete di un messaggio che nell’attimo in cui l’artista guarda quelle donne, trova il canale energetico della manifestazione, del rivelarsi, attimo che se fosse lasciato passare, resterebbe inascoltato nel caos della vita.
L’impulso pittorico è affiancato dall’esigenza di sperimentazione, generata dall’innata curiosità che lo spinge ad andare oltre ciò che già conosce e a trovare nuovi materiali espressivi, come la cenere, base con la quale dà vita ai suoi grigi che declina in molteplici sfumature, o come gli altri materiali – smalti, vernici industriali, stampe digitali – che combina con i colori a olio e acrilici che stende con pennellate dense, quasi materiche con le quali irrompe sulla tela per sottolineare la forza di una sensazione che in quel momento non è contenibile dalla mente né dal gesto stesso del dipingere. Massimiliano Sciuccati ha partecipato a mostre collettive nazionali e internazionali, riscuotendo grande successo di pubblico e tra gli addetti ai lavori.
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