Matteo Ghione, “Prendere o lasciare”: un brano tratto da una vicenda personale

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I produttori Sandro De Bellis e Pierpaolo D’Emilio, hanno spiegato la scelta di questo singolo con questa dichiarazione: “Matteo rappresenta l’artista soul che riteniamo manchi nel panorama musicale attuale”

matteo ghioneDal 4 dicembre è in rotazione radiofonica “Prendere o lasciare” (Piesse Groove Records/Groove It), il nuovo singolo di Matteo Ghione. “Prendere o lasciare”, scritto con Piero Dread Comite e prodotto magistralmente prodotto magistralmente da Pierpaolo D’Emilio e Sandro De Bellis, è un brano tratto da una vicenda personale.

Matteo Ghione ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Prendere o lasciare” è il tuo nuovo singolo, di che cosa si tratta?

“Prendere o lasciare” parla di un uomo disposto a tutto pur di conquistare una donna molto indecisa e riservata. Il brano sottolinea il bisogno di vivere l’incontro, la relazione, senza strategie e senza maschere. Il coraggio di essere da subito sè stessi, disposti all’abbandono e all’azzardo. Di prendersi sul serio ma senza perdere la leggerezza del meraviglioso gioco dell’amore. Ho tratto ispirazione da una mia esperienza personale, infatti la prima parte del pezzo l’ho scritta in pochi minuti, di getto, per mandare una nota vocale alla bella Anita, che alla fine è diventata la protagonista del Video clip.

La sonorità del brano è decisamente soul, che tocco dà questo aspetto al brano stesso?

“Soul” vuol dire anima, cantare cercando esprimere le proprie emozioni più profonde, quelle per cui la nostra vita, improvvisamente, si accende. Il soul è uno dei generi che ascolto di più, in tutte le sue forme, e quindi la contaminazione era inevitabile.

Il videoclip è diretto da Andrea Basile e ti vede protagonista, com’è impostato?

Il video diretto, da un super professionista come Andrea Basile, nasce da un’idea semplice e minimale ma allo stesso tempo fresca e ironica. In scena ci sono solo tre elementi: io, lei e la chitarra. E mentre faccio di tutto per impressionarla, Anita non fa altro che “rimbalzarmi” fino a che non mi spoglio completamente nel vero senso della parola…

Com’è nata la tua passione per la musica?

Ho giocato a calcio fino ai 21 anni da professionista, ero nella primavera della Juventus e mai avrei pensato di fare questo lavoro, ma io nella musica ci sono letteralmente nato. Mia madre è una cantante jazz, la musica e i musicisti non sono mai mancati a casa e ho sempre divorato dischi fin da molto piccolo. Quando avevo 6 anni ho anche cantato nel disco di mia mamma, quindi la musica non è mai mancata nella mia vita e quando un brutto infortunio mi ha costretto a smettere di fare i calciatore, mi hanno prestato una chitarra e la musica è stata la mia terapia migliore. Da lì non ci siamo più separati.