“Il voto di maturità non è soltanto un numero. Conta molto più di quanto si possa immaginare, specialmente se si sceglie di non frequentare l’università e di avvicinarsi subito, da neo-diplomati, al mondo del lavoro – spiega Chiara Grosso, presidente e CEO di FourStars, società accreditata dal Ministero del Lavoro e specializzata nei tirocini formativi – Tra un voto pari a 60 e uno pari a 100, la possibilità di occupazione praticamente raddoppia. Questo, secondo gli studi, è particolarmente valido per alcuni indirizzi, ad esempio per gli istituti tecnici e professionali, per cui un buon voto permette di trovare lavoro già a un anno dalla maturità. Non dimentichiamo poi che alcuni atenei, soprattutto all’estero ma anche in Italia, considerano la votazione alta come prerequisito per accedere ai test di ingresso. Naturalmente, le aziende non considerano solo il voto di maturità nella scelta di un candidato diplomato, ma eventuali esperienze di studio o stage all’estero anche, che incrementano notevolmente le chances occupazionali”.
Una tesi, quella della presidente di FourStars, avvalorata dai dati diffusi da AlmaDiploma: chi sceglie di fare esperienze lavorative in Italia o all’estero aumenta addirittura del 66% le possibilità di trovare un lavoro dopo il conseguimento del titolo, mentre chi passa un periodo di studio all’estero si regala un incremento del 31% delle possibilità. Per chi invece sceglie di seguire stage post-diploma le chance aumentano addirittura del 90%.
Ma i numeri non bastano a spiegare efficacemente questo fenomeno. “Oltre all’analisi numerica dei dati, i giovani studenti dovrebbero affrontare alcune considerazioni importanti per sradicare la cultura che porta a considerare il voto di maturità, ma anche quello di laurea, come un pezzo di carta insignificante – conclude Chiara Grosso – Innanzitutto il punteggio della maturità non è il risultato di quattro giorni di esami, ma la somma dei voti ottenuti alle prove con i crediti accumulati negli anni precedenti. Ne consegue che, allo stesso modo, la formazione consolidata alla fine dei 5 anni costituisce una base su cui costruire il proprio futuro, sia in campo accademico che professionale: più è ricco il bagaglio culturale che ci portiamo dietro e migliore sarà il percorso che fa remo negli anni a venire”.
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