Meloni a Bruxelles per top jobs, alza i toni per la trattativa sul Commissario

47

BRUXELLES – Alzare la voce per cercare di aver maggior potere negoziale; affermare di puntare al bersaglio grosso (cambiare la politica dell’Europa) per arrivare al minimo, un ruolo pesante per l’Italia nella prossima Commissione Ue; drammatizzare la situazione, forse anche per esigenze di politica interna. Giorgia Meloni si presenta alla Camera e al Senato alla vigilia del consiglio europeo che dovrebbe dare il via libera all’intesa sui top jobs – Antonio Costa, presidente del Consiglio, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, Kaja Kallas, alto rappresentante per la politica estera – e alza i toni proprio in vista della trattativa sul ruolo dell’Italia: la premier vorrebbe una vicepresidenza (ma molto difficilmente potrebbe essere esecutiva) e deleghe di peso per il commissario, ruolo per il quale sembra rafforzarsi la candidatura di Raffaele Fitto.

Intervenendo in Aula a Montecitorio, Meloni attacca dunque “metodo e merito” del pacchetto proposto dalla maggioranza formata da Ppe, S&D e Renew. Di fronte a un voto popolare che, secondo lei, ha mostrato con “segnali chiari” la richiesta di un “cambiamento”, le “classi dirigenti europee sembrano purtroppo tentate dal nascondere la polvere sotto il tappeto, dal continuare con vecchie e deludenti logiche come se nulla fosse accaduto”. Un’Europa “sempre troppo uguale a se stessa” se non “autoreferenziale” ha commesso dunque l’errore di non imparare dai propri errori, di non scostarsi da quella tendenza “troppo invasiva” che rischia di “omologare culture, tradizioni, specificità geografiche e sociali”. L’obiettivo dovrebbe essere quello di “fare meno e di farlo meglio”, diventare un “gigante politico” invece che un “gigante burocratico”.