“E’ inaccettabile che un datore di lavoro non si occupi dei propri dipendenti, lavoratori che con la propria passione, dedizione e competenza permettono di tenere aperti i luoghi della cultura e tutelare il più importante patrimonio culturale del mondo. Patrimonio che potrebbe essere il volano dell’economia del paese, se solo si riorganizzasse il sistema con investimenti adeguati. A partire dalle risorse umane”.
Architetti, archivisti, bibliotecari, archeologi, vigilanti, addetti al front-office… tanti i lavoratori presenti alla manifestazione di oggi e tante le professioni che hanno preso la parola per denunciare la grave situazione di un ministero “a rischio di estinzione per mancanza di assunzioni”. Altro che “concorso dei 500”, rincarano Fp-Cgil Cisl-Fp e Uil-Pa: “Rispetto alle professionalità altamente specializzate che occorrono per garantire la tutela, la fruizione e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale, e rispetto ai vuoti funzionali che si stanno creando nel MiBACT tra assottigliamento degli organici e blocco pluriennale dei contratti, è una goccia nel mare”.
“Gli interventi sui beni culturali sono frutto di uno stretto lavoro di equipe svolto da specialisti dei diversi settori – spiegano – e questo modo di operare è apprezzato e riconosciuto a livello internazionale per l’alto livello dei risultati. Perciò lascia perplessi il fatto che nel bando siano state dimenticate alcune figure, come il diagnosta e il chimico. E ancora più grave è che stanno venendo meno le professionalità legate ai siti museali, le cui aperture sono sempre più a rischio proprio per carenza di personale”.
“Abbiamo chiesto un piano di assunzioni serio, senza il quale questo Ministero arriverà a perdere per pensionamento circa un terzo del suo personale (dal 2010 al 2020). Abbiamo chiesto percorsi di crescita professionale per i dipendenti. Abbiamo chiesto il rinnovo del contratto, per il MiBACT come per tutta la PA. Ma dal ministro e dal Governo non è arrivato nessun impegno concreto, anzi: oggi ci è stato negato perfino l’incontro. E questo è inaccettabile nei confronti di lavoratori dalle competenze elevatissime e di un sistema che crea ricchezza: basti pensare che il Colosseo ricava solo dai biglietti oltre 41milioni di euro all’anno”.
“La partecipazione di così tanti lavoratori – concludono i sindacati – è il segnale di una situazione di disagio che dura da troppo tempo. Senza un vero piano di investimenti si rischia di mandare in tilt un sistema di servizi che dà all’Italia visibilità planetaria, prestigio, introiti. E il primo asset su cui puntare sono i professionisti e le loro competenze. Per questo la nostra mobilitazione si farà ancora più forte”.
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