“La Rai è prigioniera di una coltre di conformismo ed è chiaro che un artista come Fedez che esprime il suo punto di vista in maniera forte rappresenta un terremoto, sono così abituati ad una vita tranquilla e paludosa che l’arrivo di un uragano li mette in crisi”. “Loro possono fare tutte le linee guida del mondo, ma quello che non possono fare è cambiare la percezione che adesso il pubblico ha di una Rai sotto controllo dei partiti che non hanno più la forza culturale di un tempo, sono solo macchine di potere e di controllo e praticamente quelli che gestiscono la produzione culturale sono funzionari di questi leaderini che dominano la scena politica italiana senza avere grandi capacità né sul piano culturale né nell’ideare visioni per il paese che possano rappresentare dei cambiamenti. Noi viviamo in un sistema culturale compresso dove veniamo da un anno in cui i lavoratori dello spettacolo non hanno fatto niente e dove la Rai avrebbe dovuto compensare questa mancanza di attività con attività straordinarie e tutto ciò non è avvenuto”. Queste le parole de Michele Santoro sulla polemica tra Fedez e la Rai dopo il discorso pronunciato dal noto cantante sul palco del concerto del 1° maggio.
“Mi sono candidato alla dirigenza Rai la volta scorsa perché mi sembrava che finalmente avessimo inaugurato la stagione di trasparenza, ma se ti fanno presentare dei curricula e poi dopo non c’è nessun dibattito pubblico per chiarire quali siano stati i criteri per scegliere i dirigenti, è inutile presentare dei curricula. In questo momento io la trovo un’ipocrisia assoluta, questo concorso di merito, perché non segue un dibattito parlamentare come avviene nelle democrazie più evolute”.
“Io mi sarei aspettato un cambiamento di passo rispetto all’anno scorso, non abbiamo fatto niente per progettare una ripartenza su basi migliori, non abbiamo organizzato la stagione turistica per cercare di allungarla. Ancora una volta le fabbriche italiane chiuderanno nello stesso periodo e tutti si affolleranno nello stesso periodo sulle spiagge. Noi manteniamo sempre la stessa organizzazione, facciamo un sacco di chiacchiere, l’organizzazione della vita sociale del paese rimane la stessa, si muovono solo queste strutture straordinarie dell’emergenza, ma il paese deve tornare alla vita in tutta la sua complessità e così potremmo battere la malattia che non si batte solo con i medici, ma la devono battere tutti”. Con Draghi e Figliolo “c’è stata una maggiore razionalità nei comportamenti delle strutture emergenziali, sicuramente abbiamo al comando un uomo che manderà i soldi nel posto dove devono andare, mentre prima c’era un po’ di confusione, detto questo il Paese è rimasto lo stesso. Questo ponte di 248 miliardi di euro che si volgerà verso il futuro, su quali basi si volgerà? Dobbiamo mettere mano alle riforme per fare del nostro paese un paese moderno e veloce, se non facciamo questo secondo me, Draghi o non Draghi, i Draghi non bastano, ci vogliono delle idee”.
“Per il momento quello che è stato raccontato da Maurizio D’Avola sulla morte di Borsellino, e cioè di essere stato lui a preparare l’esplosivo e metterlo nella 126, sta in piedi, i risultati dell’esame non sono molto chiari, quindi aspettiamo di vederli, non è stato ancora smentito. C’è un racconto completo su come era composto il commando che ha fatto la strage di via D’Amelio, è evidente che questo racconto può essere smentito solo fatto che uno dei sette del commando non fosse presente sul luogo dell’attentato. La fretta con cui ci si è precipitati a screditare un personaggio che invece ha contribuito tantissimo in una serie di sentenze importanti e che la stessa Procura di Caltanissetta ha valutato come altamente attendibile, è quantomeno sospetta, è come se si volesse mantenere il discorso sulla mafia con la testa rivolta all’indietro, a guardare sempre alla mafia come era in quegli anni, mentre il libro non è solo il racconto di D’Avola, è un invito a guardare cosa è cambiato nella società di oggi”.
E infine: “La storia attraversa alcune vicende molto importanti della mia vita, come per esempio la trasmissione per Libero Grassi e molti sanno che dopo quella trasmissione ci sono stati molti attentati, come quello a Costanzo, lo stesso Falcone che vi partecipava è morto nella strage di Capaci, ed era presente anche Pippo Baudo e parlando con D’Avola ho scoperto che Baudo che ha subito un attentato nella sua villa in Sicilia, era stato condannato a morte, e poi per un puro caso è sfuggito a questa esecuzione”.
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