Che strana atmosfera…
“Le pause dell’orchestra sono magiche. Nell’aria c’è ancora una scia delle armonie. E poi questo organo, con queste note senza senso. Lo spettacolo continua anche adesso. Anche questa è musica”.
Non è la prima volta che la vedo in questa chiesa prima dei concerti.
“Vengo qui a prepararmi lo spirito. Ho bisogno di concentrarmi prima di recepire le migliaia di note di un concerto. Devo come purificarmi dall’inquinamento, dai rumori e dalle grida della città. La sente la limpidezza di queste strane note dell’organo? Potrebbero essere le prime note di una meravigliosa sinfonia. Non so cosa passi per la testa del musicista che sta premendo i tasti dell’organo. Non so chi sia e perché ci stia provocando da là dietro. É come se la musica fosse in agguato. Ci avvertisse di esistere da quell’organo. Ma non parlasse ancora, non volesse raccontare”.
L’organo misterioso è nascosto da una immensa tela: una ‘deposizione’ di Antonio Busca, un pittore lombardo del Seicento. E’ un fondale per l’orchestra.
Proviamo a lasciarci andare con la fantasia. Immaginiamo che quella “deposizione” sia del 3000. E quelle note dell’organo nascosto siano l’inizio di un nuovo millennio…
“Il meglio della musica, l’uomo l’ha già inventato e scritto. Là dietro c’è Bach, che suona da secoli le sue musiche. Non cambierà nel prossimo millennio il mistero delle sinfonie composte chissà dove e chissà perché. Senza queste anime dello spartito, gli strumenti rimarrebbero per sempre in pausa, come adesso. Dobbiamo ringraziare questi geni incompresi, e ringraziare loro se tra mezz’ora possiamo ricominciare a vivere. Le musiche di questi geni passano direttamente da Dio. Sono suonate casualmente da orchestrali senza carta d’identità. Le musiche dei grandi sono un filo diretto tra l’uomo e la divinità. E più l’uomo dimentica il cielo, più Dio sarà presente in ogni strumento di questa orchestra”.
Le note dell’organo sono sempre più prolungate, sempre più dissociate.
Lei insegna pianoforte ai giovani.
“Le scale, i solfeggi, sono dei paraventi. Io cerco di insegnare loro l’amore per la musica. L’immortalità della musica. I miei allievi vanno tutti al di là di quel fondale del Seicento. Suonano e ascoltano la musica che arriva dal futuro. E’ incredibile come i miei allievi riescano a reinventare lo stesso spartito. Una breve suonata di Mozart, dimenticata da tutti. Ogni allievo la suona a modo suo. La ricrea. Nessuno mi chiede lo spirito con il quale deve suonarla. Siccome è facile, e fa scivolare via le mani sulla tastiera, tutti si entusiasmano, e seguono l’ispirazione del momento. Questa sera, per il concerto in programma, io mi sorprenderò di questa ‘Passione secondo Matteo’, anche se l’ho sentita mille volte. Perché ogni orchestrale reinventerà la sua parte, come uno dei miei allievi. Ogni orchestrale, per me, stasera sarà un genio nuovo”.
Eccoli gli orchestrali. Stanno rientrando in chiesa. Parlano piano tra di loro. Lascio la maestra di pianoforte sola, a sognare, le musiche del terzo millennio. Quasi in punta di piedi vado al di là della “deposizione” di Busca. Al di là del fondale, vado a cercare il musicista che premeva i tasti dell’organo misterioso. Eccolo. Ancora una volta le fantasie del destino sono superiori ai nostri sogni. Il musicista del terzo millennio è un bambino. Biondo. Avrà si e no cinque anni. Sta giocando con i tasti dell’organo. Ma adesso smette, perché sente che di là gli orchestrali sono tornati. Si alza, e scompare in una porta scura della sagrestia. Come è incredibile il futuro dell’uomo.
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