Il film racconta l’avvincente ricerca di un assassino imitatore da parte dei detective Jake (Martin Lawrence) e Marty (Melissa Roxburgh). I due, attraverso numerosi espedienti e colpi di scena, chiederanno aiuto a L’Artista (John Malkovich), un pericoloso serial killer incarcerato e dalla mente diabolica che li attirerà in un gioco contorto e pieno di suspance.
Il regista Mauro Borrelli, noto anche come sceneggiatore, designer e visual artist ha utilizzato elementi ancestrali suggestivi che ricordano film di successo come Il sesto senso, Seven e Constantine, immergendo lo spettatore in un’affascinante cornice dark. Fondamentali, in tal senso, i richiami all’arte classica religiosa italiana che si fondono perfettamente con l’estetica noir.
NOTE DI REGIA
Mindcage – Mente criminale è un thriller soprannaturale/horror che esplora il sovrumano utilizzando l’iconografia religiosa. Un’investigatrice di polizia che ha perso la fede si rifiuta di considerare l’esistenza di qualcosa al di fuori del mondo fisico mentre è sulle tracce di un misterioso serial killer. Ma mentre la sua caccia procede, le circostanze le impongono di riesaminare la sua ideologia. La storia doveva svolgersi originariamente in un contesto metropolitano, ma è stata spostata in uno scenario rurale a causa di problemi logistici e tecnici. Con questo cambiamento, ho dovuto rivedere e creare un’ambientazione gotica con dei risultati visivamente magnifici. Come thriller soprannaturale/horror, Mindcage utilizza elementi mitologici suggestivi che richiamano film come Il sesto senso, Sevene Constantine. Pur essendo ambientato ai giorni nostri, ho voluto inserire degli oggetti di scena d’epoca che, a mio avviso, aiutano a costruire la suspence. Per le scene più horror, ho cercato di evitare la tipica costruzione del genere che, a tratti, suscita nausea. Ho preferito giocare in un mix di horror e bellezza per l’edificazione di un’esperienza mistica, capace di suscitare inquietudine. Ho sempre desiderato lavorare ad una storia poliziesca. Con lo sceneggiatore Reggie Keyohara III siamo stati subito attratti dall’idea di esplorare la sfera mistica con personaggi estremamente razionali. Come regista,poi, per me era importante riuscire a combinare un’estetica noir con quella tipica dell’arte classica. D’altronde, ero un pittore che lavorava al Museo Italiano, riproducevo opere classiche di Tiziano, Caravaggio e Raffaello. È da quel mondo che provengo.Ho deciso di usare principalmente il rosso e l’oro come tonalità cromatiche. Mi sono ispirato ai dipinti religiosi dell’arte italiana del XV e XVI secoloe , alcune di queste immagini, rientrano in molte inquadrature del film. Ho lavorato in modo molto accurato e dettagliato sugli storyboard e con il direttore della fotografia ho usato luci e composizioni molto simili.
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