L’arte in generale e la pittura in particolare hanno la singolare capacità di svelare il modo di affrontare la realtà e la vita che appartiene a ogni singolo autore, perché è proprio attraverso la rappresentazione che ciascuno dà dell’osservato che è possibile comprendere, e di conseguenza ricevere, quel mondo emotivo, quella sfera interiore ricca e sensibile capace di esprimersi e di manifestarsi in maniera spontanea e priva dei filtri della ragione. Nel caso in cui il creativo sceglie uno stile fortemente figurativo può svilupparsi una duplice interpretazione, quella di chi è più attento al singolo dettaglio e dunque alla ricerca dell’impeccabile riproduzione del visibile, e quella di chi invece si focalizza in maniera più incisiva sull’atmosfera, sull’ambientazione circostante che interagisce con il soggetto rappresentato fino a divenire parte integrante del risultato finale. La protagonista di oggi appartiene a questa seconda categoria per cui il sentire, il percepito e la sottile e romantica magia che fuoriesce da uno scorcio o da un volto osservati, hanno una rilevanza maggiore di qualsiasi impeccabile perfezione riproduttiva che priverebbe le opere di quel senso di sofficità che invece fuoriesce da ogni sua tela.
Alcune rivoluzioni pittoriche hanno avuto luogo in modo repentino e marcato, altre invece hanno avuto uno sviluppo e una modificazione lenti eppure inesorabili, adeguandosi al cambiamento dei tempi sia dal punto di vista esecutivo che da quello dell’intenzione artistica, esattamente come accadde all’arte figurativa che a partire dagli inizi dell’Ottocento cominciò a modificare la sua essenza, così come i soggetti narrati, fino a determinare una spinta progressiva che condusse verso i movimenti più moderni. Già con il Romanticismo vennero infatti introdotte le tematiche dell’interazione tra essere umano e natura, del dialogo profondo tra interiorità e ambiente circostante, vennero immessi temi non più legati solo al ritratto o alle rappresentazioni religiose, e venne portato il paesaggio al livello di arte di primo livello, in particolar modo dai maestri inglesi William Turner e John Constable; questo filone di congiunzione tra spiritualità e individuo e natura, venne poi approfondito e ampliato dal Simbolismo della seconda metà del secolo, dopo che il Realismo ebbe messo in evidenza un inedito interesse nei confronti dei semplici, degli umili, dei lavoratori e delle loro quotidiane abitudini. Negli ultimi anni del Diciannovesimo secolo poi, l’Impressionismo confermò l’interesse verso la quotidianità, sebbene in quel caso fosse la borghesia a divenire protagonista delle opere dei grandi rappresentanti del movimento, con un approccio pittorico completamente innovativo eseguito con piccole e brevi pennellate costituite da colori pieni che in virtù del loro accostamento andavano a colpire l’iride dell’osservatore infondendogli la sensazione di perfette sfumature aderenti alla realtà. In Romania tutte queste nuove correnti ebbero i loro grandi rappresentanti, sebbene con sfaccettature diverse e più in linea con le caratteristiche del più latino tra i paesi dell’Europa Orientale, dunque l’Impressionismo ebbe fu magistralmente rappresentato da Nicolae Grigorescu il quale però rivolgeva il suo sguardo ai lavoratori, alle scene di vita ordinaria, ai ritratti di persone del popolo, mentre Theodor Aman rappresentò la pittura di genere di impronta realista, raffigurando scene quotidiane di svago della società medio borghese della sua epoca.
L’artista contemporanea Mioara Durbacă, nata e cresciuta a Bucarest, studia a lungo pittura presso importanti maestri del suo paese prima di convincersi che l’arte avrebbe potuto essere la sua strada, e sceglie lo stile figurativo più tradizionale sebbene mescolato con influenze impressioniste e con una rivisitazione e modernizzazione del Realismo da cui lascia fuoriuscire lo sguardo incantato che rivolge a tutto ciò che ruota intorno a sé; il tratto pittorico dunque è fortemente legato alla realtà, tuttavia nei suoi dipinti la perfezione del dettaglio lascia spazio alla morbidezza interpretativa che emerge dagli ambienti soffusi, da quell’alone delicato con cui avvolge letteralmente i volti delle donne tanto quanto le scene che descrive, sempre contraddistinte da una sottile trascendenza.
L’uso della luce è sapiente, attinge a quelle tecniche tipiche dell’Impressionismo che hanno saputo trasformare alcuni paesaggi in veri e propri momenti poetici, tanto quanto nelle tele emerge una delicatezza lirica grazie alla quale da un viso traspare serenità o, al contrario una sensazione di nostalgia o di rammarico; la gamma cromatica è intensa, fortemente reale nei volti tratteggiati da un perfetto equilibrio di luci e ombre, mentre appare più sfumata e soffusa quando Mioara Durbacă immortala i paesaggi o i soggetti legati alla spiritualità.
Dal punto di vista del senso espressivo l’ambiente che circonda i protagonisti dei suoi dipinti si armonizza perfettamente al loro stato d’animo, come se l’energia interiore riuscisse a sintonizzarsi con quella esterna che diviene così un riflesso dell’emanazione dell’essere umano; in altri casi invece l’aura del centro della scena, qualunque esso sia, aleggia intorno come se fosse un mantello di emozioni che si propaga per infondere nell’osservatore la medesima sensazione percepita dall’autrice nel momento della contemplazione, o dell’immaginazione, della narrazione che sceglie di raffigurare.
Nel dipinto Let the children come to me, Mioara Durbacă mette in evidenza un soggetto fortemente spirituale, più che religioso, poiché attraverso il Cristo tra i bambini sottolinea l’importanza dell’innocenza, della purezza che dovrebbe essere la traccia irrinunciabile secondo la quale tutta l’umanità dovrebbe sempre muoversi; attraverso la comunicazione con i giovani, il figlio di Dio cerca di formare un gruppo di persone che sappiano distinguere il bene dal male, insegnando loro ad amare e a perdonare senza mai perdere la forza di diffondere le proprie idee, esattamente come fece lui quando discese tra gli uomini. In questo dipinto è evidente la forte spiritualità della scena poiché tutto l’ambiente circostante è letteralmente irradiato da quell’energia positiva, da quella carica emozionale che avvolge non solo i bambini, rapiti dalla figura di Gesù, ma anche il prato dove sono seduti e il cielo dietro di loro.
In Country woman invece, l’artista sceglie di immortalare una donna comune, una contadina come suggerisce il titolo, mostrandone la naturalezza, la gentilezza interiore che traspare dal sorriso timido ma sincero e dallo sguardo aperto e limpido, come se si fosse resa conto di aver catturato l’attenzione di Mioara Durbacă e le avesse rivolto un cenno di consenso a essere raccontata; qui il tratto pittorico è più marcatamente realista nel volto, mentre nell’abito, nel foulard e nello sfondo la pennellata è più frammentata, rapida e breve, dunque impressionista, quasi a voler concentrare tutta l’attenzione sul viso dolce e tranquillo della giovane, mentre la gamma cromatica è intensa, a sottolineare il verde della natura in cui ogni giorno la protagonista vive.
Breaking the fear appare invece come un’esortazione per le donne a rompere quel velo di paura che a volte rende impossibile credere in se stesse, lavorare per i propri obiettivi e per realizzare i propri sogni o semplicemente liberarsi dalla crisalide che impedisce loro di volare alto. Per evitare l’immobilità è necessario dunque guardarsi nel profondo per trovare la forza di alzare la testa e andare avanti lungo la propria strada, senza lasciarsi deviare dai condizionamenti sociali, dalle false credenze e dai limiti che spesso si tende ad autoimporsi. In questo dipinto la scelta dei colori è più scura per sottolineare la fase di introspezione che deve necessariamente precedere l’atto della rottura di quell’ostacolo generato solo da se stesse.
Anche quando racconta il mondo animale Mioara Durbacă lascia emergere lo sguardo romantico e il trasporto con cui assapora ogni dettaglio che si trova davanti perché la sua capacità di intensa osservazione e di capacità di ascolto di tutte le sottili energie che pervadono in maniera percettibile tutto ciò che ruota intorno a sé è un dono che lei riesce a manifestare solo grazie all’arte; ecco perché nel dipinto Betta fish, quel piccolo pesciolino sembra voler dialogare con l’artista, mettendosi in posa per mostrare il suo lato migliore, perché consapevole che lei saprà raccontarne le sfaccettature più affascinanti e vere quasi la sua fosse una vanità simile a quella umana.
Mioara Durbacă ha al suo attivo la partecipazione nelle principali sedi istituzionali rumene – Facoltà di Architettura, Teatro Nazionale, Museo Cotroceni, Museo di Letteratura Rumena, Museo di Geologia, Centro Culturale del MIA – mentre all’estero ha esposto alla Galleria Rancagua a Buenos Aires in Argentina, al Museo Bellini di Firenze e nel prossimo ottobre farà parte degli artisti che esporranno al Museo di Arte e Scienza di Milano.
MIOARA DURBACĂ-CONTATTI
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Art in general and painting in particular have the singular ability to reveal the way of approaching reality and life that belongs to each individual author, because it is precisely through the representation that each one gives of the observed that it is possible to understand, and consequently receive, that emotional world, that rich and sensitive inner sphere capable of expressing itself and manifesting in a spontaneous manner, free of the filters of reason. In the case in which the creative artist chooses a strongly figurative style, a twofold interpretation can develop, that of those who are more attentive to the single detail and thus to the search for the impeccable reproduction of the visible, and that of those who instead focus more incisively on the atmosphere, on the surrounding environment that interacts with the subject represented to the point of becoming an integral part of the final result. Today’s protagonist belongs to this second category, for whom the feeling, the perception and the subtle, romantic magic that emanates from a foreshortened view or an observed face have a greater relevance than any impeccable reproductive perfection that would deprive the artworks of that sense of softness that instead emanates from each of her canvases.
Some pictorial revolutions took place suddenly and markedly, while others developed and changed slowly yet inexorably, adapting to the changing times both in terms of execution and artistic intention, just as happened to figurative art, which from the beginning of the 19th century started to change its essence, as well as the subjects portrayed, until it brought about a progressive thrust that led towards the most modern movements. Already with Romanticism were introduced in fact the themes of the interaction between human being and nature, of the profound dialogue between interiority and surroundings, were put in themes no longer only linked to portraits or religious representations, and landscape was raised to the level of first-class art, especially by the English masters William Turner and John Constable; this strand linking spirituality with the individual and nature was later deepened and expanded by Symbolism in the second half of the century, after Realism had revealed an unprecedented interest in the simple, the humble, the workers and their daily routines. In the last years of the 19th century, Impressionism confirmed the interest in the everyday, although in this case it was the bourgeoisie that became the protagonist of the paintings of the great representatives of the movement, with a completely innovative pictorial approach executed with small, short brushstrokes made up of solid colours that, by virtue of their combination, hit the observer’s iris, infusing him with the sensation of perfect nuances that adhere to reality. In Romania, all these new currents had their great representatives, although with different facets and more in line with the characteristics of the most Latin of the Eastern European countries, so Impressionism was masterfully represented by Nicolae Grigorescu, who, however, turned his gaze to workers, scenes of ordinary life, portraits of common people, while Theodor Aman represented genre painting with a realist imprint, depicting everyday scenes of leisure of the middle-class society of his time.
Contemporary artist Mioara Durbacă, born and raised in Bucharest, studied painting for a long time with important masters in her country before becoming convinced that art could be her path and chooses the most traditional figurative style, albeit mixed with Impressionist influences and with a revisitation and modernisation of Realism, from which she allows to emerge the enchanted gaze that she casts on everything that revolves around her; the pictorial line is therefore strongly linked to reality, yet in her paintings the perfection of detail leaves room for the interpretative softness that emerges from the suffused environments, from that delicate halo with which she literally envelops the women’s faces as much as the scenes she describes, always marked by a subtle transcendence. The use of light is skilful, drawing on those techniques typical of Impressionism that were able to transform certain landscapes into true poetic moments, just as a in the canvases emerges a lyrical delicacy thanks to which from a visage transpire serenity or, on the contrary, a feeling of nostalgia or regret; the chromatic range is intense, strongly real in the faces outlined by a perfect balance of light and shadow, while it appears more nuanced and suffused when Mioara Durbacă immortalises landscapes or subjects linked to spirituality.
From the point of view of the expressive sense, the environment surrounding the protagonists of her paintings harmonises perfectly with their state of mind, as if the inner energy were able to tune in to the outer energy which thus becomes a reflection of the emanation of the human being; in other cases, however, the aura of the centre of the scene, whatever it may be, hovers around it as if it were a cloak of emotions that spreads to instil in the observer the same sensation perceived by the author at the moment of contemplation, or imagination, of the narrative she chooses to depict. In the painting Let the children come to me, Mioara Durbacă emphasises a strongly spiritual, rather than religious, subject, for through Christ among the children she stresses the importance of innocence, of purity, which should be the inalienable track according to which all humanity should always move; through communication with young people, the son of God seeks to form a group of people who know how to distinguish good from evil, teaching them to love and forgive without ever losing the strength to spread their ideas, just as he did when he descended among men. In this painting is evident the strong spirituality of the scene as the entire surrounding environment is literally radiated by that positive energy, by that emotional charge that envelops not only the children, enraptured by the figure of Jesus, but also the lawn where they are sitting and the sky behind them. In Country woman, on the other hand, the artist chooses to immortalise an ordinary woman, a peasant woman as the title suggests, showing her naturalness, her inner gentleness that transpires from her shy but sincere smile and from her open and limpid gaze, as if she had realised that she had caught Mioara Durbacă‘s attention and had given her a nod of consent to be told; here, the pictorial stroke is more markedly realist in the face, while in the dress, the scarf and the background, the brushstroke is more fragmented, rapid and brief, thus impressionistic, almost as if wanting to focus all the attention on the young woman’s sweet and tranquil face, while the colour palette is intense, emphasising the green nature in which the protagonist lives every day. Breaking the fear appears instead as an exhortation for women to break through that veil of fear that sometimes makes it impossible to believe in themselves, to work for their goals and to realise their dreams, or simply to free themselves from the chrysalis that prevents them from flying high.
In order to avoid immobility, it is therefore necessary to look deep inside oneself to find the strength to raise the head and move forward along the own path, without allowing to be diverted by social conditioning, false beliefs and the limits that one often tends to impose on oneself. In this painting, the choice of colours is darker to emphasise the phase of introspection that must necessarily precede the act of breaking through that self-generated obstacle. Even when recounting the animal world, Mioara Durbacă lets emerge her romantic gaze and the transport with which she savours every detail before her, because her capacity for intense observation and her ability to listen to all the subtle energies that perceptibly pervade everything that revolves around her is a gift that she can only manifest through art; that is why in the painting Betta fish, that little fish seems to want to converse with the artist, posing to show its best side, because it is aware that she will be able to tell its most fascinating and true facets, almost as if its were a vanity similar to the human one. Mioara Durbacă has to her credit the participation in the main Romanian institutional venues – Faculty of Architecture, National Theatre, Cotroceni Museum, Museum of Romanian Literature, Museum of Geology, MIA Cultural Centre – while abroad she has exhibited at the Rancagua Gallery in Buenos Aires, Argentina, at the Museo Bellini in Florence and next October she will be among the artists exhibiting at the Museum of Art and Science in Milan.
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