Nel corso della storia dell’arte la donna è stata sempre protagonista di grandi ed emozionanti dipinti, sia che fossero stati eseguiti nel periodo e nello stile Classico, sia che appartenessero invece a movimenti più moderni e contemporanei. In ogni caso la grazia femminile ha appassionato e coinvolto la sensibilità di grandi pittori di ogni epoca, descrivendo, dipinto dopo dipinto, secolo dopo secolo, il modo di essere donna nell’attualità del momento in cui venivano ritratte le figure protagoniste. L’artista di cui vi parlerò oggi sceglie uno stile poco comune eppure assolutamente affascinante.
Intorno agli anni Venti del Novecento una donna, una delle poche voci femminili del panorama artistico di quell’epoca, si fece notare per il suo stile pittorico particolare, ispirato all’ Art Decò, che per lo più era legato all’arredamento o agli esterni come testimoniano molti edifici di Miami, città simbolo di quel gusto architettonico, declinandolo e adattandolo a una pittura che è rimasta unica, anche se fonte di ispirazione per molte artiste contemporanee. Il periodo storico era quello successivo alla Grande Guerra, dunque l’Europa stava riappropriandosi della bellezza, dello sfarzo, della gioia di vivere dopo le brutture del conflitto e Tamara de Lempicka ha saputo perfettamente rappresentare quel momento di ripresa, quel periodo in cui l’Europa stava tornando a sorridere. Intrepida e coraggiosa la Lempicka ha saputo essere trasversale e ha prestato il suo talento anche al mondo patinato della pubblicità, proprio per la sua singolarità e per la virtù di dare rilievo al bello, all’eleganza, alla raffinatezza delle donne da lei immortalate. Monia Costantini trae forte ispirazione dalle scelte stilistiche della Lempicka dando però vita a uno stile personale, riadattato al vivere contemporaneo dove l’attenzione maggiore è rivolta al sentire, alle corde interiori, alle sensazioni intime più legate all’essere che non all’apparire.
Le protagoniste delle opere della Costantini sono donne estremamente femminili, a volte un po’ retrò sia nell’abbigliamento che nelle pose, avvolgendo l’osservatore con un’atmosfera nostalgica, legata ai racconti delle nonne, di un’epoca in cui l’eleganza era un dovere nei confronti di se stessi e degli altri, in cui le emozioni dovevano essere trattenute dietro un decoro che non doveva trapelare. Eppure riesce a infondere nei loro sguardi tutta la fragilità che accompagna la vita contemporanea, le insicurezze, le paure, il bisogno di raccogliersi in se stesse solo nei momenti in cui viene chiusa la porta e l’essere si può spogliare dell’abito dell’apparire.
Forse è per questo che Monia Costantini predilige il nudo, perché lo trasforma in un’esortazione a togliersi la maschera, che costituisce niente altro che il filtro tra l’interiorità più profonda e il mondo esterno, e a non avere paura di quelle debolezze, di quelle incoerenze e conflitti profondi che compongono la più autentica personalità di ognuna di noi.
Nel chiaro richiamo al celebre Le Demoiselles d’Avignon di Picasso, la Costantini, pur riproducendo le pose delle donne del dipinto originale, le adatta al suo stile, le rende più sfrontate forse, meno timide, più a proprio agio con un corpo che, in fondo, pensando alla storia dell’opera del grande pittore spagnolo, è il loro strumento di lavoro.
Le tonalità sono chiare, luminose, sfumate, togliendo così al dipinto l’aura più sensuale e carnale di quello originale, per trasportarla nella contemporaneità in cui la nudità non è più un tabù legato a luoghi immorali come le case d’appuntamento, bensì viene vissuta come ordinarietà, vissuta con maggiore naturalezza. Nei ritratti non trascura l’attenzione al dettaglio Monia Costantini, i colori sono usati in modo pieno ma al tempo stesso sfaccettati, esaltati dall’alternanza di luci e di ombre che danno rilievo all’immagine, danno vita ai drappeggi dei tessuti, in pieno stile Lempicka, e regalano alle protagoniste dei suoi dipinti quell’innata eleganza, raffinatezza e grazia che, sembra suggerire l’artista, può essere ritrovata, può esistere anche in quel vivere contemporaneo rapido e fugace, che con i suoi ritmi incalzanti lascia solo il tempo di ciò che è essenziale, sbrigativo, conciso.
Gli sguardi delle donne della Costantini a volte vagano verso un punto lontano, densi di nostalgia, di riflessione, di malinconia, di timidezza, in altri casi invece sembrano voler calamitare l’attenzione dell’osservatore, guardando dritto verso di lui, sembrano volerlo ammaliare, conquistare, pur mantenendo il distacco della donna d’altri tempi, che incuriosisce e stimola a riflettere su cosa si nasconda nel profondo di quello sguardo.
Nata in Svizzera, Monia Costantini ha una formazione artistica da autodidatta e coltiva la sua passione in parallelo alla professione nel campo della moda, settore che influenza fortemente anche le opere decisamente orientate al gusto stilistico e alla ricerca estetica.
MONIA COSTANTINI-CONTATTI
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