FANO – Monica Baldini, poetessa e scrittrice marchigiana che collabora da alcuni anni con L’Opinionista, si racconta al nostro giornale tra attività presenti e progetti per il futuro. Qui di seguito l’intervista che abbiamo realizzato con lei.
Cosa stai facendo in questo periodo?
Continuo a scrivere e in cantiere potrei avere qualcosa, ma non svelo nulla perché siamo veramente agli albori!
In un’intervista a Rossini Tv hai detto che il 2020 è stato un anno difficile per tutti. Come ti ha segnato la pandemia?
La pandemia nel 2020 mi ha segnato, ma credo meno di quanto lo continui a fare adesso. Vedo ad oggi, ancora e di più, un tracciato franoso di buche e ciottoli, ma la speranza resiste e non cede il passo allo sconforto e alla fede in Maria che, da mamma, mai ci lascia. Confido in un finale imprevisto che possa sorprenderci, che ribalti le sorti mondiali per nulla rosee.
I tramonti visti dalla casa di tuo nonno paterno sul Conero e il rapporto che ti lega a tuo padre, tua madre e tua sorella. Quanto tutto ciò è importante per te?
È importantissimo. La mia famiglia, a partire dai nonni, è il terreno, il bagaglio, la tradizione e gli affetti. Sono gli insegnamenti, le visuali, i ricordi della polaroid, sono i tasselli di un disegno più grande. A loro dico grazie.
Perché nel 2015 hai iniziato a pubblicare libri? Quale è stata la molla scatenante?
La molla è stata il buio di un periodo in cui, con la preghiera e il raccoglimento intimo al Santuario del Beato Sante di Mombaroccio, in provincia di Pesaro Urbino, ho intravisto la chiave per stare in pace. Così, pregando assiduamente nel silenzio del Santuario, ho iniziato a scrivere e poi a pubblicare. E da lì è nato ‘Pensieri Assoluti’, il mio primo libro edito nel luglio 2015 da Aras Edizioni, fino ad oggi con “La poesia della vita”, il mio ultimo e sesto libro edito da Tau Editrice che molto si ricollega a quelle origini, cioè a quell’oasi francescana di serenità.
Tu però hai cominciato a scrivere quando eri adolescente, giusto?
Sì. Tutto torna, si dice, come se fossimo realmente pellicole che si snodano in un film di cui non siamo i soli registi. Abbiamo libertà di scegliere, ma le doti e le dedizioni sono innate e le scopriamo cammin facendo. Così ero adolescente e scrivevo pagine di “caro diario” per liberarmi da angosce, scrivevo lettere ad amiche lontane che vedevo solo in estate. Scrivevo articoli per la scuola e venivo premiata dalle testate giornalistiche locali. E dopo anni torna in voga una mia grande ancora, un metodo di comunicazione e lettura interiore con cui entravo in diretta empatia senza che me ne accorgessi.