Mostra “La Guardia di Finanza nella Grande Guerra” a Trieste

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mostra gdf TriesteTRIESTE – Inaugurata oggi a Trieste, presso il Magazzino delle Idee dell’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale – ERPAC, la mostra a carattere storico – culturale: “La Guardia di Finanza nella Grande Guerra. Da Brazzano sullo Judrio a Trieste”, realizzata dal Museo Storico della Guardia di Finanza, in collaborazione con la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ed il patrocinio del Comune di Trieste. La mostra resterà aperta ai visitatori il martedì – venerdì: 9,00 – 13,00; 15- 18; sabato, domenica e festivi: 10 – 18; lunedì chiuso.

La mostra, che avrà luogo fino al 25 novembre 2018, rientra nel Programma ufficiale delle commemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale, a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Struttura di Missione per gli Anniversari di interesse nazionale.

Tra le numerose Autorità intervenute il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Vincenzo Zoccano, l’Assessore al Lavoro, Formazione, Istruzione e Ricerca, Alessia Rosolen, per la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, il Sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, diversi parlamentari ed il Comandante Interregionale dell’Italia Nord Orientale Guardia di Finanza, Gen. C.A. Bruno Buratti.

Madrina dell’evento la signora Irene Dall’Acqua, nipote del Finanziere che esplose, a Brazzano sullo Judrio, nella notte tra il 23 e il 24 maggio 1915, il “primo colpo di fucile” della Grande Guerra. L’altro nipote, Pietro Dall’Acqua, omonimo dell’eroe di guerra, ha ufficialmente donato alla Guardia di Finanza il medagliere della gloriosa Fiamma Gialla che, consegnato al Presidente del Museo Storico, Gen. C.A. (ris) Flavio Zanini, sarà custodito dall’Ente tra i cimeli del Corpo.

Al termine della visita del percorso espositivo, è stato presentato il volume “Si conierà…nel bronzo nemico! Breve storia del cippo di Redipuglia a ricordo delle Fiamme Gialle cadute nella Grande Guerra”, curato dal Magg. Gerardino Severino, Direttore del Museo Storico e dall’ App. Sc. Federico Sancimino, edito dal Comitato di Studi Storici del Museo Storico della Guardia di Finanza, illustrato dal Prof. Georg Meyr, storico della Grande Guerra e docente di Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università di Trieste, che si è soffermato, in particolare, sulle vicende dell’irridentismo triestino nel novembre 1918, fino alla definitiva entrata di Trieste nel Regno d’Italia, circostanza questa alla quale i Finanzieri – che entrarono nella città il 10 novembre 1918 e parteciparono alla Grande Guerra con tutto il loro naviglio, costituendo così la prima “flottiglia costiera” – ebbero un ruolo determinante.

Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Vincenzo Zoccano, nel portare alla platea il saluto del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha voluto testimoniare l’orgoglio del Governo per “il formidabile contributo che il Corpo della Guardia di Finanza ha saputo dare ed ancora offre all’Italia con il suo quotidiano servizio a tutela della legalità e dell’economia del Paese”.

Nel suo intervento conclusivo, il Gen. C.A. Buratti, nel porgere il saluto del Comandante Generale del Corpo, Gen. C.A. Giorgio Toschi, ha voluto in primo luogo unirsi ai ringraziamenti del presidente del Museo Storico, Gen. Zanini, per la corale risposta delle Autorità, che costituisce anche riconoscimento da parte di una comunità al lavoro della Guardia di Finanza.

“Questo evento – ha continuato il Comandante Interregionale dell’Italia Nord Orientale Guardia di Finanza – ha quale comune denominatore la memoria. Perché se è vero che la Grande Guerra ha rappresentato la prima fucina di incontro per le genti d’Italia è anche vero che la Guardia di Finanza, come la conosciamo oggi, si è formata per molti aspetti proprio durante la Grande Guerra. In quel periodo storico si ritrovano gli albori di quella che, di lì a poco, sarà la polizia tributaria investigativa e che oggi costituisce la “polizia economico – finanziaria”. La memoria rappresenta anche il doveroso tributo che le generazioni di oggi debbono a quei ragazzi ventenni che – come si rileva dalle tante lettere dal fronte – non temevano tanto la morte, quanto proprio di essere dimenticati. Questa mostra è dedicata soprattutto a loro. Infine, la metafora della “frontiera”, che celebra i Finanzieri come “le vedette insonni del confine”. Su quel confine la Guardia di Finanza è rimasta anche dopo la Grande Guerra, e c’è ancora, anche se oggi si tratta di un confine “aperto”, ma non per questo meno bisognoso di vigilanza e tutela”.