PRATO – La mostra “Spazio Radicale / Radical Space” prosegue e approfondisce la ricognizione sulle esperienze dell’Architettura Radicale raccolte al Centro Pecci di Prato, avviata con la sintetica presentazione di Trilogia Urbana dedicata a film, progetti originali e documenti d’archivio dell’anarchitetto Gianni Pettena e dei gruppi fiorentini Superstudio e UFO.
La nuova mostra propone dal 18 dicembre 2021 al 30 aprile 2022 diversi progetti includendo inoltre opere della collezione museale, insieme a materiali del CID/Arti Visive e in particolare dell’Archivio Lara-Vinca Masini, per allargare il contesto delle ricerce “radicali” fra la seconda metà degli anni Sessanta e gli anni Settanta del Novecento e offrire confronti inediti fra queste e l’arte contemporanea.
La mostra Spazio Radicale è concepita come una nuova occasione per valorizzare il patrimonio di ricerche per immagini, oggetti e idee che compongono le varie raccolte e si trovano oggi negli archivi del Centro Pecci. Il percorso presenta, in modo articolato e ricco di suggestioni, le perlustrazioni dello “spazio” proposte da architetti “radicali” e artisti contemporanei: lo spazio immaginato, ideato e quello ripreso dal vero; il luogo possibile e il suo opposto, l’improbabile; l’ambito condiviso, vissuto oppure quello contestato, combattuto; l’esplorazione analitica e la trasfigurazione metaforica.
Cronologicamente la mostra apre con l’opera “Esse” del poeta visivo Luigi Tola che anticipa linguisticamente la Superarchitettura di Archizoom e Superstudio, evento germinale dell’Architettura Radicale fiorentina (nel dicembre 1966, appena dopo l’alluvione di Firenze); quindi col progetto di Gilberto Corretti per un Centro culturale alle Cascine di Prato, che appare oggi come un preludio al progetto architettonico di Italo Gamberini per il Centro Pecci; seguono gli habitat seducenti e il Dressing Design di Archizoom, le “icone pop” del divano Superonda e della lampada Sanremo prodotte dagli stessi Archizoom per Poltrona.
Dalla seconda metà degli anni Sessanta Ettore Sottsass e Gianni Pettena sovvertono i ruoli del designer e dell’architetto: Sottsass come il gruppo UFO inventa “metafore” sul rapporto fra “corpo, paesaggio, ambiente”, a cui sono accostate in mostra la pittura anti-illusionistica di Neil Jenny, la foto-performance rituale di Andrey Kuzkin, la scultura a brandelli di Karin Arink; Pettena ripensa concetti quali “identità, natura” che si collegano da un lato alla Poesia Visiva di Luigi Tola e all’atto di autodeterminazione di Valie Exporte, dall’altro, alla fotografia on the road di Stephen Shore. Le aperture su “altri spazi” conducono all’antesignano “taglio” su tela di Lucio Fontana (imprescindibile per qualsiasi ricerca sul concetto di spazio), ai vuoti sottintesi da Mario Mariotti, all’immagine spiazzante di Paolo Canevari. Nella Global Tools [Strumenti globali] si compatta, intorno alla rivista “Casabella” diretta nei primi anni Settanta da Alessandro Mendini, un’intera formazione di architetti e designer interessati a indagare la “cultura materiale extraurbana” come fanno alcuni membri di Superstudio, o a denunciare “l’architettura della burocrazia” come fanno gli UFO, piuttosto che a ripercorrere l’iconografia dei Radicali come avviene nella tavola apparecchiata da Remo Buti.
L’architettura riflessa di Superstudio ibrida l’architettura con la natura e anticipa la Super superficie dove si prefigura “un modello alternativo di vita” per mezzo della rete di servizi e comunicazioni. Poco dopo Vito Acconci sperimenta l’incontro tra corpo fisico e corpo architettonico e Michelangelo Pistoletto sviluppa l’esperienza del “quadro specchiante” anche in forma oggettuale.
Concludono la mostra l’astrazione reticolare e modulare degli Istogrammi d’architettura e l’intenso nucleo di immagini di Superstudio backstage 1966-1978 inter pretato da Cristiano Toraldo di Francia come uno sguardo personale, un’opera a posteriori sul lavoro del gruppo di cui è stato uno dei protagonisti.
Nel percorso espositivo di Spazio Radicale si trovano riferimenti a mostre o interventi specifici, come le due tappe della mostra Superarchitettura alla Galleria Jolly 2 di Pistoia (1966) e alla Galleria Civica di Modena (1967), le personali di Ettore Sottsass alla Galleria La Bertesca di Genova e alla Galleria Sperone di Milano (1967), la mostra di Archizoom al Mana Art Market di Roma (1968), il Festival di danza e l’intervento di Robert Smithson organizzati dalla Galleria L’Attico a Roma (1969), la storica mostra Italy: The New Domestic
Landscape al MoMa di New York (1972, in occasione della quale il critico d’arte Germano Celant coniò la locuzione Architettura Radicale), la retrospettiva di Superstudio alla Galleria Schema di Firenze (1972) e la celebre rassegna multidisciplinare Contemporanea nel parcheggio di Villa Borghese a Roma (1973-1974, diretta da Achille Bonito Oliva con sezione di architettura curata da Alessandro Mendini), la Biennale di Venezia (1978, edizione in cui Lara-Vinca Masini invitò i Radicali).
Dall’inizio alla fine si dispiega, come una mostra nella mostra, la presenza significativa del Superstudio-backstage 1966-1978 di Cristiano Toraldo di Francia e di documenti provenienti dal CID/ Arti Visive, in particolare dall’archivio di Lara-Vinca Masini che dei Radicali è stata un’attenta osservatrice e sostenitrice: questi materiali sono le chiavi visive e interpretative che costellano la galassia “radicale”, di cui il Centro Pecci di Prato è oggi depositario.
Artisti e architetti “radicali” in mostra:
Vito Acconci, Karin Arink, Archizoom Associati, Andrea Branzi, Remo Buti, Paolo Canevari, Gilberto Corretti, VALIE EXPORT, Lucio Fontana, Neil Jenny, Andrey Kuzkin, Mario Mariotti, Alessandro Mendini, Gianni Pettena, Michelangelo Pistoletto, Stephen Shore, Ettore Sottsass jr, Superstudio, Luigi Tola, Cristiano Toraldo di Francia, UFO
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